Ad Aquila Nera i cavalli salvati dal macello ci insegnano a scoprire noi stessi
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Pisa, Toscana - Quali paesaggi e colori evoca in voi il senso di libertà? Quali immagini o suoni vi fanno sentire davvero liberi? Forse a qualcuno verrebbe in mente l’eco del galoppo di un cavallo, il vento, un orizzonte sconfinato per lo sguardo. Esiste un luogo, nel cuore della Toscana, dove quarantasette cavalli vivono allo stato semibrado, salvati da un destino infelice di sfruttamento e morte. Si chiama Aquila Nera questo angolo incontaminato della campagna toscana, in omaggio alla storia dei nativi Sioux, che si intreccia inaspettatamente a quella di Davide Bassi, ideatore del progetto.
Non sembra neppure di trovarsi in Italia, si è spesso sentito dire Davide, imprenditore agricolo e appassionato di cavalli sin dall’infanzia. Il nonno infatti era un ufficiale di cavalleria e lui aveva quindi imparato ad andare a cavallo molto presto. La sua vita prende una piega imprevedibile quando a diciassette anni si trasferisce in Australia per frequentare il College. Vive a Melbourne ospite di una famiglia del posto e conosce per caso uno sciamano Lakota Sioux.
IMPARARE DAL BRANCO
“Ci vuole un odore, un suono, una luce particolare che mi faccia ritornare indietro nel tempo”, scrive Davide nel suo libro L’uomo dei cavalli tra i due mondi, in cui racconta il suo meraviglioso viaggio iniziatico vissuto sotto la guida di un anziano sioux e un branco di cavalli selvaggi. «Il mio maestro mi ha insegnato come i nativi d’America si relazionavano con il cavallo, entrando in profonda armonia e simbiosi con questo animale in modo da poterlo montare senza né morso, né redini, né sella», racconta Davide.
Nella cultura Sioux si diventava uomini soltanto dopo un lungo percorso iniziatico, in cui ferocemente si viene strappati all’infanzia e catapultati nell’età adulta. Davide impara molto in quei mesi e decide di trasmettere quel sapere ancestrale ad altre persone, proprio come viene fatto tradizionalmente nella cultura nativa. Verso i trentotto anni cambia lavoro e crea l’Aquila Nera, un’oasi dove si impara a conoscere il cavallo e a ritrovare un contatto profondo con la natura.
Su oltre ventidue ettari di terreno recintato dove sorge un bosco e un bacino idrico per il richiamo dell’avifauna, l’Aquila Nera ospita circa quarantasette cavalli allo stato semibrado. «Spesso i cavalli sono costretti nelle scuderie a vivere in 9 metri quadri. Invece dovrebbero avere ampi spazi e stare in branco», spiega Davide. L’Aquila Nera nasce come azienda agricola nel 2021, ma il progetto, che oggi ospita anche un’associazione sportiva e una Onlus che salva i cavalli destinati al macello, parte molto prima, nel 2005.
Ad Aquila Nera si impara a rapportarsi con questi animali meravigliosi, esattamente come facevano i Sioux prima del contatto con l’uomo bianco. In particolare si insegna la monta indiana, ovvero a cavalcarli senza nessun metodo coercitivo psico-fisico, imparando ad ascoltare l’animale e anche un po’ sé stessi.
MONTARE SENZA DOMINARE
«Ho cercato di portare gli insegnamenti dei nativi delle pianure americane nella nostra società, per imparare a ricostruire quel prezioso legame che ci lega alla natura da sempre, ma che spesso dimentichiamo per via del tipo di vita che conduciamo ogni giorno», spiega Davide. Ad Aquila Nera infatti vi sono diversi percorsi terapeutici, meditativi, in cui grazie a una relazione profonda con il cavallo, si riesce poco alla volta a superare paure, ansie, disturbi relazionali.
«Non si tratta di ippoterapia – chiarisce Davide – in cui il cavallo viene fatto vivere in cattività e in qualche modo sfruttato per fini terapeutici. Nel nostro caso la natura di questo animale viene rispettata e con questa noi esseri umani proviamo a entrare in sintonia e connessione». In quest’ottica ad Aquila Nera è possibile frequentare un corso di guida equestre naturale, ovvero il primo percorso professionale che rilascia un’abilitazione e la possibilità di essere iscritto nel primo e unico albo in Italia di periti ed esperti nell’equitazione.
«La nostra è un’azienda polivalente: un unicum in Italia. Per questo qui si può imparare a gestire un’azienda simile, specializzata in ippicoltura. Il mio sogno – prosegue Davide – sarebbe quello di vedere replicato il modello di Aquila Nera. Per tale motivo stiamo lavorando a un disegno di legge che metti in pratica una direttiva comunitaria in materia».
L’insegnamento della monta indiana e di una relazione rispettosa e non di dominanza con il cavallo ha numerosi benefici psichici. Non a caso Davide ha portato questo metodo nelle scuole, sperimentandone gli effetti sulle dinamiche relazioni di alcune classi con gravi problemi di bullismo e violenza. Dall’esperienza sono risultati notevoli miglioramenti documentati e studiati, oltre all’auspicio – non ancora realizzatosi purtroppo – di replicarla in altre scuole e realtà in cui i conflitti interni minano le relazioni tra i componenti di un gruppo.
Proprio grazie alla vicinanza con questi animali, al contatto con il branco, si impara a entrare nei tempi del cavallo, nel ritmo del respiro, si ritrova un po’ di perduta armonia con sé stessi e con quello che ci circonda. La maggior parte dei cavalli ospitati all’Aquila Nera è stata salvata dal macello, «magari perché avevano manifestato problematiche caratteriali oppure non davano più risultati nelle gare sportive», ha concluso Davide. «Però mi piace pensare che pur essendo stati sottratti a una fine infelice, in fondo sono proprio questi cavalli, anche solo con la loro vicinanza, a insegnarci qualcosa e a salvare noi poveri esseri umani».
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