10 Nov 2023

Ampliamento delle piste Porsche: l’interesse di una multinazionale contro quello della collettività

Scritto da: Benedetta Torsello

Da quando sono trapelate informazioni sul piano di ampliamento del Nardò Technical Center di proprietà della Porsche, ai danni di un bosco secolare e a seguito di una delibera della Regione Puglia quasi del tutto passata inosservata, cittadini e associazioni del territorio hanno iniziato a interrogarsi sul millantato “interesse pubblico” del progetto, che sembra essere più quello della multinazionale tedesca che della collettività.

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Lecce, Puglia - Ottimistiche dichiarazioni politiche, qualche notizia trapelata dalla stampa locale e nazionale, ma soprattutto un gran polverone mediatico sollevato da uno sparuto numero dei 134 proprietari che subiranno un esproprio per la realizzazione di una mastodontica opera di riforestazione e ripristino della macchia mediterranea: è così che il piano di  ampliamento del Nardò Technical Center di proprietà della Porsche, a ridosso della costa ionica salentina, nel territorio di Nardò, si abbatte come un fulmine a ciel sereno a fine estate, a quasi totale insaputa dei cittadini.

MORTO UN BOSCO SE NE FA UN ALTRO

Ma perché tanta urgenza di varare un piano di rinaturalizzazione proprio lì, a ridosso di un sito di notevole importanza naturalistica e protetto da stringenti vincoli ambientali? Sin dall’inizio del secolo scorso, sono state rinvenute diverse testimonianze dell’esistenza di un bosco oggi quasi completamente scomparso. Uno dei pochi lembi di questa lecceta secolare sopravvive all’interno dell’area occupata dai circuiti per il collaudo del Nardò Technical Center, di proprietà della Porsche Engineering.

Porsche
Particolare dei terreni che verranno espropriati intorno al Nardò Technical Center.

L’“oasi” automobilistica della multinazionale tedesca si trova in una zona strategica per la tutela della biodiversità di specie della macchia mediterranea. È compresa infatti nella riserva naturale regionale orientata Palude del Conte e Dune Costiere, gestita dal Comune di Porto Cesareo. Immediatamente a sud, vi è la Palude del Conte, Dune di Punta Prosciutto, sito di interesse comunitario, cioè un luogo che secondo la Direttiva Habitat del 1992, contribuisce a mantenere viva la rete di biodiversità europea per le sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche.

Con la delibera 53 del 31 gennaio 2022, in tempi ancora non sospetti, la Regione Puglia aveva dichiarato il “rilevante interesse pubblico del Piano di sviluppo del Nardò Technical Center”, impegnandosi a “promuovere il percorso amministrativo per la sottoscrizione di un accordo di programma”, approvato dalla Regione Puglia il 10 agosto scorso, quando le acque avevano iniziato ad agitarsi per via degli espropri dei terreni limitrofi all’impianto, che da lì a poco sarebbero stati fatti.

La costruzione di altre 9 piste oltre alle 12 già esistenti, come previsto dall’accordo ratificato dai Comuni di Nardò e Porto Cesareo lo scorso settembre, comporterà la distruzione di circa 200 ettari di bosco secolare, l’antico bosco dell’Arneo. In parte per l’ampliamento vero e proprio del polo di collaudo di Nardò, in parte per i lavori di cantiere. In compenso però gli ettari espropriati – 351 in totale – verranno riforestati e investiti da un piano di rinaturalizzazione che prevede oltretutto la realizzazione di corridoi ecologici connessi a itinerari ciclopedonali.

Porsche 3

«Possiamo davvero pensare che le giovani piante che Porsche si impegnerebbe a mettere a dimora possano compensare la distruzione di un bosco secolare, soprattutto considerando la criticità dell’area, caratterizzata da terreni aridi e siccitosi e da un’acqua di falda salmastra?», si interroga Gabriella e insieme a lei tutto il comitato Custodi del Bosco d’Arneo, costituitosi non appena le mire della multinazionale tedesca, ampiamente appoggiate dalla Regione Puglia, sono balzate alle cronache.

«ll bosco è una comunità ecosistemica complessa, autonoma e autosufficiente, con una capacità di assorbimento di anidride carbonica e di regolazione climatica, idrica e biogeochimica da cui tutti dipendiamo oltremodo superiore rispetto a quella di piante giovani, che hanno peraltro bisogno di molte cure e di tanta acqua e la cui sopravvivenza non è garantita», sottolinea il comitato. I servizi ecosistemici forniti da un bosco secolare non possono certamente essere svolti da piante giovani e collocate discontinuamente sul territorio da riforestare.

RENDERE DI INTERESSE PUBBLICO CIÒ CHE È PRIVATO

Oltre all’ampliamento del polo Porsche, l’accordo di programma approvato dalla Regione Puglia prevede la già menzionata opera di rimboschimento e altri interventi che giustificherebbero l’“interesse pubblico” dietro cui è stato malcelato il gravissimo danneggiamento di un’area di elevato interesse naturalistico. In particolare si prevedere di realizzare un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie, un centro di visite polifunzionale e un centro di sicurezza antincendi.

Porsche 2

Non sembrano rassicurare i cittadini le parole delle autorità, che si sono affrettate a far sapere che i terreni espropriati non saranno destinati a uso industriale, ma saranno parte delle compensazioni previste dall’accordo e che questo intervento costituisce un’opportunità di valorizzazione ambientale e del territorio. «L’intervento centrale è evidentemente l’ampliamento considerevole dell’area del Nardò Technical Center», ribadisce il comitato. «Tutte le altre sono misure giustapposte forzosamente in un secondo momento per ottenere il nulla osta a opere che cancellano i boschi e incidono pesantemente sull’integrità di habitat naturali preziosi e necessari».

Ma perché così tanti sforzi a far emergere l’interesse pubblico in quest’opera che sembra più che altro rispondere alle esigenze private di una multinazionale? Secondo la Direttiva Habitat, piani o progetti non direttamente necessari alla gestione di un sito di interesse comunitario ma che possono avere incidenze significative su di esso, devono essere oggetto di una opportuna Valutazione d’incidenza (VINCA), tenendo conto degli obiettivi di conservazione del sito.

Un dubbio «passo avanti» e uno sgambetto alla tutela di fragili ecosistemi naturali, che non sembrano più al sicuro neppure se vincolati da rigide direttive europee

L’assenso delle autorità competenti – la Regione Puglia in questo caso – può avvenire solo laddove vi sia “certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, in caso, previo parere dell’opinione pubblica”. Il Comitato VIA e VINCA della Regione Puglia ha dichiarato che “gli impatti su tali componenti sono negativi e significativi.” Anche l’ufficio Parco del Comune di Porto Cesareo, gestore della riserva naturale, si è espresso a riguardo, definendo “significativamente negativa e rilevante” l’incidenza dell’intervento richiesto da Porsche.

In caso di valutazione negativa, com’è stato per l’ampliamento della pista di Nardò, la Direttiva Habitat prevede che l’assenso può sopraggiungere solo in presenza di rilevante interesse pubblico e previa progettazione di misure compensative. Ecco perché un rimboschimento studiato ad hoc, ai danni però di un bosco secolare e per favorire gli interessi di una multinazionale, con il discutibile appoggio da parte delle istituzioni.

CITTADINI IGNORATI

E così le autorità comunali e regionali, a decisioni prese, hanno imbastito una narrazione distorta di questo piano d’azione, pieno di retorica del progresso e fantomatica destagionalizzazione dell’afflusso turistico sul territorio: insomma, un dubbio «passo avanti» e uno sgambetto alla tutela di fragili ecosistemi naturali, che non sembrano più al sicuro neppure se vincolati da rigide direttive europee.

Porsche 1

«Questo costituirebbe un pericoloso precedente e la prova di come non sempre ciò che è legale sia anche giusto», commenta Gabriella. «Infilarsi nelle maglie del diritto per raggirare gli ostacoli normativi può avere effetti devastanti sul territorio». Unendo forze e competenze questi cittadini, custodi del bosco dell’Arneo, stanno cercando di colmare un vuoto informativo, facendosi promotori dei valori dell’agroecologia e della protezione del territorio.

Il tema dell’esproprio delle terre, al di là delle rimostranze in particolare di quei proprietari che avevano degli interessi economici sui propri terreni, come aziende agricole e zootecniche, assume una rilevanza centrale rispetto al problema del consumo del suolo, dell’impermeabilizzazione irreversibile e i rischi idrogeologici. «Gli interventi proposti non garantiscono l’integrità dell’habitat per la fauna protetta che sarebbe condannata e la cui perdita non sarebbe in alcun modo compensata», ha ribadito il comitato.

Pur sottolineando l’interesse collettivo del piano varato, le autorità non hanno di fatto cercato un confronto con la collettività, colta quasi alla sprovvista. «Quando abbiamo appreso di questo piano, siamo stati sopraffatti da una profonda indignazione, che ci ha uniti di fronte all’ingiusta mancanza di interlocuzione e confronto tra la comunità e le istituzioni», ha concluso Gabriella a nome del comitato. Non si sa ancora per certo quando è previsto l’avvio dei lavori e questo rende il clima molto teso; né se mai le autorità faranno appello al buon senso, quanto meno aprendo uno spazio di confronto e dialogo con la collettività, ignorata fino ad oggi.

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