Rigassificatore di Vado Ligure: i sì della politica e i no dei cittadini
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Savona - Fine settembre. È venerdì e arrivo a Vado Ligure nel primo pomeriggio: il cielo è sereno e il caldo dell’estate non sembra aver colto l’arrivo dell’autunno. Giro a piedi per il centro, mi fermo a prendere un caffè in un bar, mi accosto alle vetrine, aiuto due ragazzi africani a trovare la loro meta e nel frattempo mi metto in ascolto: si respira una sensazione insolita in queste settimane in città.
Una lotta interiore tra la paura ancora silente di ciò che potrebbe accadere e la leggerezza di una speranza collettiva che quanto temuto non arrivi. La paura è separatrice per sua natura, ma la speranza attrae, si plasma con quella altrui fino a formare un unico grande alone. Il processo che ha visto la cittadinanza coinvolta in questi anni è appena terminato con l’assoluzione dei 26 manager ed ex manager di Tirreno Power accusati di disastro ambientale e sanitario colposo.
Ma gli abitanti sono già concentrati sulla possibilità di nuove infrastrutture che possano portare ulteriore inquinamento, bruttezza e problemi e ciò spaventa, terrorizza, nel migliore dei casi preoccupa. E così parlo con loro: entro in qualche negozio per porre domande, ma mi anticipano loro non appena scorgono i segnali di una forestiera venuta ad approfondire ciò che sta avvenendo qui. Cerco di scrutare i loro occhi: sono alla ricerca di informazioni su cui poggiare le speranze che conservano dentro con cura.
La volontà di comprendere cosa sta avvenendo e da quali logiche sia mossa si fa ancora più forte. E così inizio da qui: dall’empatia, dall’ascolto della loro paura trovare argine nella speranza e far eco con la mia. Parto da qui perché sono convinta che ogni scelta politica, economica e sociale dovrebbe avere alla base l’ascolto delle tante voci di chi vive quel territorio ogni giorno. Parto da qui perché credo abbiano il diritto di comprendere ciò che sta avvenendo, per poggiare la loro speranza e la loro paura su basi meno volatili possibili. A maggior ragione oggi.
COSA SIGNIFICA VIVERE A VADO
Per comprendere cosa voglia dire oggi vivere a Vado Ligure contatto Franca Guelfi, portavoce dell’associazione Vivere Vado, che da anni è attiva sul territorio e si occupa delle diverse criticità che in questi anni hanno coinvolto il territorio. Franca mi racconta quanto il Comune in cui lei stessa vive e opera da anni sia già altamente contaminato: «Vado Ligure ospita una centrale elettrica a turbogas, che oggi è sulle prime pagine di tutti i quotidiani per il processo che l’ha coinvolta».
«Il suo impatto in questi anni è stato vissuto sulla nostra pelle da noi tutti e comprovato e divulgato attraverso gli studi portati a supporto di ciò che la popolazione ha dovuto vivere. Tra le ricerche invito a leggere in particolare quella dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, che ha stimato un aumento della mortalità pari al 49 % nel periodo 2001-2013 nell’area intorno alla centrale».
L’associazione Vivere Vado è stata tra le prime voci che si sono levate quando nel 2006 è stato annunciato il potenziamento della centrale termoelettrica, organizzando convegni con medici e tecnici per denunciarne le possibili problematicità. Ma la centrale non è l’unica “presenza ingobrante” sul territorio vadese: «Da decenni – continua Franca – a Vado due realtà industriali molto grandi operano con un rischio di incidenti rilevanti: una si occupa di prodotti petroliferi e l’altra è un’industria chimica che tratta additivi e lubrificanti».
Tra le criticità riscontrate da chi vive il territorio, oltre ai rischi di inquinamento, fughe e ai continui spostamenti di mezzi via mare e terra, vi è quella della linea ferroviaria che attualmente attraversa il centro cittadino e che viene utilizzata per trasportare quotidianamente quanto necessario da queste industrie. Per limitare i rischi nel breve periodo dunque è stato deciso di chiudere l’accesso all’attraversamento pedonale e carraio dei binari, cambiando la circolazione stradale e obbligando così a compiere un tragitto aggiuntivo per poter passare da una parte all’altra della ferrovia.
Ma i colossi ad alto impatto non sono finiti: Vado Ligure ad oggi ospita anche due grandi discariche, una regionale per rifiuti urbani e rifiuti speciali non pericolosi e l’altra solo per rifiuti speciali non pericolosi. Entrambe le discariche hanno in corso un ampliamento approvato dall’amministrazione uscente e quest’operazione trasformerà 130mila metri quadrati da bosco ad area industriale.
Ma non solo: nel Comune sono presenti anche anche due cave – cava Tremo e cava Mei – e un terminal tra i più grandi d’Italia, con frigoriferi, refrigeratori e una piattaforma portuale interrata, creata nonostante il grande dissenso della popolazione durato vent’anni, da cui è nato anche un libro che racconta la mobilitazione cittadina, dal titolo C’era una volta il mare. Ora 5 milioni di metri cubi di terra.
«A tutto ciò negli ultimi mesi si sono aggiunti i progetti per un nuovo deposito di GNL di Small Scale, un nuovo cantiere deposito cassoni per la diga di Genova e la nave-rigassificatore. A chiunque, conoscendo le dimensioni del comprensorio, verrebbe il dubbio che tutto ciò sia davvero troppo da sostenere e gestire per il territorio e per chi ci vive». Per evitare fraintendimenti Franca poi aggiunge: «Vorrei che fosse chiaro: siamo contrari anche al fatto che la nave rigassificatore resti a Piombino, non è una guerra tra poveri, bensì una manifestazione di buon senso e di rispetto».
POLITICA VADESE: I DUBBI
Per alcuni di questi elementi di grande impatto sul territorio ha avuto un ruolo importante l’amministrazione che ha gestito Vado nell’ultimo decennio, la quale ha concesso gli ampliamenti e la realizzazione di alcune di queste grandi opere. Vado, insieme alla val Bormida, è stato il polo industriale della regione ed è stata amministrata in passato principalmente da maggioranze di sinistra che hanno supportato lo “sviluppo industriale” della cittadina ligure. Negli ultimi nove anni ad amministrare Vado Ligure è stata Monica Giuliano, che dopo essere stata assessora di Bilancio e Commercio e successivamente assessora all’Urbanistica, è stata poi “promossa” a vicesindaca.
La sua carriera politica ha raggiunto il culmine poi nel 2014 quando è stata eletta sindaco e tale è rimasta per due mandati, fino ad agosto di quest’anno quando ha deciso di dimettersi, insieme alla sua giunta, per andare a ricoprire il ruolo di di commissario dell’agenzia regionale per i rifiuti, ruolo richiesto e assegnato dall’attuale presidente della regione Liguria.
Ad oggi Vado è un Comune commissariato: il commissario prefettizio è il viceprefetto in pensione Maurizio Gatto, che ha assunto da fine agosto i poteri di sindaco, giunta comunale e Consiglio fino a primavera prossima, quando sono previste le prossime elezioni amministrative. «Ciò che ha lasciato molti di noi increduli – mi racconta Franca Guelfi – è stata la sequenza dei fatti: a pochi giorni dall’annuncio del progetto del rigassificatore il sindaco in carica dà le dimissioni, perché chiamato da Toti a un più alto incarico regionale; è possibile che le due cose siano strettamente legate? Ovvero che si tratti di uno scambio politico?».
Ad ogni modo enti come la camera di commercio e sindacati hanno richiesto valutazioni aggiuntive sul progetto – ma non solo –, mentre a esporsi in modo forte è stato il sindaco di Savona Marco Russo che, con una nota al commissario straordinario di Governo, ha chiesto di sospendere i termini del procedimento, in quanto l’impatto del progetto sul territorio del Comune di Savona è insostenibile.
Un’altra amministrazione ha espresso in maniera esplicita il suo parere, quella di Quiliano, che si trova a dover fare i conti con un impianto collegato alla nave rigassificatore che verrebbe creato su terreni che verranno sequestrati a privati. «Questa amministrazione comunale, pur non condividendo il metodo e il merito del progetto, da subito si è organizzata per agire seguendo le regole del procedimento amministrativo straordinario voluto dallo Stato a sostegno della realizzazione di progetti che, seppure di interesse nazionale, non rispettano le Autonomie Locali e non tengono in adeguata considerazione le situazioni urbanistiche, ambientali e di sicurezza del territorio che lo ospita».
Sono molte le osservazioni e le richieste di integrazioni inviate alla Regione Liguria in queste settimane da parte di tecnici incaricati da amministrazioni comunali, ma anche da associazioni locali, singoli cittadini, commercianti. Queste osservazioni sono sia di carattere ambientale, legate ai rischi del progetto, ma anche sociale, politico e di strategia nazionale in campo energetico. Dovranno essere visionate e valutate dalla Regione – sono consultabili qui.
I CITTADINI E IL LORO NO
All’annuncio del progetto che prevede l’installazione della nave-rigassificatore e alle strutture che verranno realizzate ad essa collegate, si è alzata una grande protesta da parte degli abitanti di Vado Ligure e dei Comuni limitrofi. In questi mesi, per riuscire a organizzare al meglio le manifestazioni, è nato un Coordinamento no rigassificatore, di cui Vivere Vado fa parte insieme a una quarantina di realtà territoriali.
«Le prime voci sul progetto risalgono a luglio 2022, poi c’è stato silenzio. Da luglio di quest’anno la notizia è stata resa pubblica e con essa il progetto. Ci siamo attivati subito e il 4 agosto c’è stata la prima iniziativa: è stato un convegno dal titolo “Le mani sulla città” che voleva proprio comunicare che questa nave è l’ultimo di tanti interventi subiti dai cittadini e dal territorio. La sensazione vissuta è quella che qualcuno abbia messo le mani sulla nostra città, depredandola e inquinandola senza voler ascoltare chi ci vive».
In questi mesi sono molti gli incontri a cui il Coordinamento ha partecipato e organizzato per esprimere il suo dissenso: incontri con la giunta uscente, iniziative per informare i cittadini dei rischi, catene umane – di cui la prima con 16mila persone –, ma anche manifestazioni sportive e presidi fuori da meeting regionali sul tema. Ognuno di questi eventi ha visto una partecipazione importante di persone. A conclusione di quanto emerge dalle tante voci provenienti da chi vive il territorio vien da confermare ciò che ha dichiarato Fabio Fazio in merito al progetto di Vado Ligure: «Il dissenso unanime non è politico, ma di buonsenso».
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