Nata Libera: un rifugio sicuro per dare libertà agli animali
Seguici su:
Biella - Basilio, Baby e Giacomina sono rispettivamente un vitello, un asinello e un cinghiale, nonché tre dolci animali tra le centinaia e centinaia di ospiti che in questi anni sono stati accolti al Centro Recupero Animali Selvatici Nata Libera. Animali, che in questa vita sono nati due volte: la prima volta quando sono stati messi al mondo e poi la seconda quando, dopo sofferenze e difficoltà, sono stati salvati.
Un rifugio, dicevamo, dove si nasce liberi: liberi da maltrattamenti, sequestri, abbandoni. È dal 1998 che il Nata Libera salva vite preziose. Dall’anno in cui la sua fondatrice Angela Revel Chion iniziò a prendersi cura degli animali che si trovavano negli zoo e che in quegli anni in tutta Italia – un po’ perché cambiate le normative e un po’ perché cambiata la sensibilità – stavano chiudendo i battenti.
Così, nel momento in cui delle vite innocenti non potevano più essere sfruttate per l’intrattenimento di bambini, adulti e famiglie, fu Angela Revel Chion a voler cambiare nel suo piccolo le cose. Negli anni si impegnò a cercare e a trovare una collocazione sicura agli animali. In Italia e poi all’estero, grazie al supporto di associazioni animaliste dotate di spazi e strutture adeguate.
I suoi interventi salvarono centinaia di vite. Come quando uno zoo di Napoli chiuse definitivamente e la nostra protagonista portò in salvo circa 500 animali. E ancora oggi, nonostante Angela Revel Chion non sia più tra noi, il suo esempio dà linfa vitale al rifugio Nata Libera che porta avanti il suo sogno di donare libertà a sempre più animali.
UNA VITA LIBERA AL RIFUGIO
Oggi a parlarmi del lavoro quotidiano al rifugio è Stefano Brovetto, Presidente dell’associazione Nata Libera. È stato in occasione del salvataggio di una mucca che ha conosciuto Angela Revel Chion e da quel momento ha iniziato quella che sarebbe diventata una lunga avventura che guarda al benessere animale.
Per saperne di più chiamo Stefano, sapendo che sicuramente sarà immerso nello svolgimento dei lavori al rifugio, tra le innumerevoli attività di pulizia, manutenzione e cura degli animali. Ma lui è inarrestabile, così come lo sono i quindici volontari che insieme a lui donano il proprio tempo e le proprie energie rendendo questo un posto di salvezza. Mi risponde e nonostante ci sia poco campo, mi parla della storia di questo progetto.
«Prima eravamo a Chiaverano ma da qualche anno ci siamo spostati a Cascina Busen – a Graglia, in provincia di Biella – per dare ai nostri animali uno spazio più grande affinché avessero maggiore possibilità di movimento. La nostra missione però è fare in modo che non rimangano con noi: ci impegniamo a dargli cure e assistenza, a svezzarli, a farli crescere per poi liberarli e rimetterli in natura».
Il rifugio ospita sia animali domestici che selvatici e in questi anni di specie ne sono passate molte: cinghiali, caprioli, volpi, rapaci, corvi, ghiri, scoiattoli, lama, asini, cinghiali, pony, maiali e non solo. «C’è un ricambio continuo. Sono pochi quelli che si fermano a lungo anche se per alcuni è necessario, perché il ritorno alla libertà potrebbe essere pericoloso». Mi fa l’esempio di una volpe anziana che quando è stata trovata è risultata cieca e che tuttora è tra gli ospiti permanenti del rifugio. Per quanto riguarda gli animali domestici invece, si prevedono delle adozioni o, in alternativa, c’è sempre un posto a Cascina Busen.
I RECUPERI DEGLI ANIMALI
Nell’ultimo anno i volontari di Nata Libera hanno realizzato circa 400 recuperi, «più di uno al giorno» come specifica Stefano. Solitamente la procedura di recupero viene avviata dopo una segnalazione da parte di privati, delle autorità o dei forestali e le attività di cura sono portate avanti in collaborazione con l’Asl che effettua analisi e approfondimenti.
«Ci sono periodi in cui facciamo un maggior numero di recuperi come in primavera o in estate, quando nascono le cucciolate o quando i più giovani si avventurano fuori dalla tana. Alcune specie le recuperiamo noi perché gli interventi sono più complicati, come nel caso delle volpi o dei caprioli. Nel caso di animali di stazza minore invece chiediamo a coloro che ci fanno la segnalazione di portarceli». Per i volontari di Nata Libera l’aiuto dei cittadini è infatti sinonimo di collaborazione, di coinvolgimento attivo. Insomma, è importante che ognuno faccia la sua parte.
«Noi abbiamo sempre bisogno di volontari che ci aiutino al rifugio. Fare volontariato in una struttura grande come questa è impegnativo, non tanto per la fatica dei lavori quotidiani da svolgere, quanto per il fatto che un’attività con gli animali non può essere interrotta. Gli animali devono essere puliti e sfamati tanto in estate quando il tempo è più mite quanto in inverno, quando piove, nevica o le temperature scendono sotto lo zero».
Domando a Stefano quale emozione si porta a casa tutte le sere, ai ritorno da una lunga giornata in rifugio. «Il motto della nostra associazione è: “Un filo di speranza agli animali in difficoltà”. Questo mi rende felice: dare speranza, vederli stare bene. A volte, specialmente con i selvatici, gli sforzi sono inutili perché gli animali sono feriti o traumatizzati. Ci sono poi le volte in cui riusciamo ad aiutarli, a garantire un recupero completo, a metterli nuovamente in libertà e questa è la gioia più grande».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento