A Leonforte nasce Conza, il southern food lab per rivitalizzare il territorio a partire dal cibo
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Enna - Cu avi cchiù sali, conza a minestra è un antico modo di dire siciliano che significa “chi ha più saggezza se ne deve servire”, anche per risolvere eventuali problemi. Al tipico termine dialettale conzare, che significa “condire” ma allo stesso tempo “sistemare le cose”, hanno pensato gli ideatori di Conza – appunto – quale nome per la loro start-up a tema, motore e carburante “food”, con base a Leonforte.
“Conzafoodlab affonda i suoi principi nell’essenza stessa della sicilianità: là dove il cibo diventa allegoria della vita, un gesto semplice come aggiungere un pizzico di sale ha il potere di sistemare ogni cosa”, scrive sul suo profilo Angelo Manna, uno dei due soci di maggioranza. «Conza è un approccio che si ispira al modello dei food lab nordici con la loro capacità di trasformare le materie prime in prodotti particolari», gli fa eco Giovanni Puglisi, altro socio di maggioranza di Conza.
Angelo e Giovanni, entrambi leonfortesi – il secondo però vive da anni a Roma –, sono infatti i due principali ideatori della giovane società. Titolare dell’azienda agricola Agrirape il primo, esperto di comunicazione gastronomica il secondo, hanno ragionato su un modello imprenditoriale che partisse dai tesori agroalimentari dell’ennese e dell’isola in generale. Un’idea subito sposata da altri cinque soci: Gianluca Degani, Enrico Pantorno, Lucio Patti, Marco Cantarero e Luis Marin Alcaide.
L’IDEA ALLA BASE DI CONZA: REINVENTARE PRODOTTI LOCALI IN CHIAVE INEDITA
«Siamo partiti – spiega Giovanni – pensando a una salsa barbeque a base di ingredienti tipicamente locali, con la volontà di trovare un modo alternativo per interpretare i prodotti agroalimentari siciliani. Pian piano abbiamo inserito altre proposte e progetti, sempre a partire dalle eccellenze del territorio ma ispirandoci ai modelli dei food lab del Nord Europa».
«Questi modelli – continua – sono stati capaci di interpretare in modo del tutto innovativo prodotti rari o ordinari, ad esempio recuperando tecniche di fermentazione che vengono dall’Oriente o addirittura dai ricettari degli antichi romani. Di fatto, in Sicilia, dove i prodotti tipici di certo non mancano, quello che abbiamo preso da quest’ispirazione è proprio di natura concettuale: applicare tecniche sperimentali per reinventare le proposte di trasformazione e offerta dei prodotti. Ecco perché possiamo parlare di un southern food lab».
Nel mese di novembre saranno quindi pronti i primi lotti che puntano a valorizzare eccellenze più o meno note, con ricette e lavorazioni che invece di tipico hanno ben poco ma che mirano a diventare prodotti iconici in grado di creare anche un vero e proprio interesse verso un territorio. Già perché, come dicono gli ideatori, «la Sicilia rurale, a grave rischio di spopolamento, purtroppo non riesce a capitalizzare sullo straordinario patrimonio agroalimentare che la contraddistingue né a generare valore aggiunto sulle materie prime».
I prodotti su cui punta Conza, al momento, sono: la salsa bbq Nustrali, con datterino siciliano, zucchero integrale di canna, aceto di una cantina biologica delle Madonie e cipolla di Giarratana; il kombucha Conzòlu, a base di tè nero fermentato; il sale Pirfumu dalle saline Culcasi di Trapani, affumicato e aromatizzato al sommacco e agrumi e subito dopo arriverà la quarta linea che punta sugli aceti di frutta da materie agricole del territorio.
«Dalle pesche di Leonforte ai fichi d’india fino agli agrumi. L’idea è quella di puntare anche al recupero di prodotto e all’antispreco. La Sicilia è piena di prodotti che spesso restano incolti proprio perché i terreni sono abbandonati ma che potrebbero essere recuperati nell’ottica di un’economia circolare ed essere trasformati in aceti».
OBIETTIVO DEL FOOD LAB CONZA: RIVITALIZZARE IL TERRITORIO A PARTIRE DAL CIBO
I sette soci di Conza infatti hanno in mente progetti che vanno oltre le sole conserve e fermentati. Per questo, oltre ad aver partecipato al percorso di accelerazione di Madonie living lab, sono in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e GAL, Gruppi di Azione Locale, per lanciare progetti di formazione e percorsi turistici e quindi rivitalizzare i territori a partire dalla gastronomia.
«Siamo tutti e sette appassionati e/o specialisti di cibo e gastronomia e ci siamo resi conto negli anni di quanto questo sia un settore di richiamo. La nostra idea è quella di portare avanti un modello unico che parta dal cibo per generare ricchezza. L’obiettivo è attirare nuove persone, nuovi modelli culturali, nuove idee, sogni e capitali. Adattando, appunto, il modello del food lab sperimentale nordico alla ricchezza della terra siciliana e delle sue colture e tradizioni, e accostando in parallelo all’attività di produzione una distribuzione di prodotti gastronomici di aziende terze piccole e rare».
Per questo Conza vuole diventare polo di attrazione delle meravigliose energie che gravitano attorno al mondo del cibo. Insieme ai prodotti a marchio, che saranno disponibili in ristoranti, locali e gastronomie italiani, il lab porterà con sé una selezione di prodotti di altre aziende siciliane – anche poco conosciuti – che magari finora non hanno avuto la forza di imporsi sul mercato. Il tutto per pensare di creare una rete di collaborazione virtuosa da e con il cibo.
Perché come insegna Giovanni, esperto in marketing e comunicazione gastronomica, «intorno alla gastronomia si muove tanta gente e questa gente magari potrà presto essere attratta dai nostri territori, non solo per vacanza ma per creare ricchezza». Tanto che lui stesso, oltre a pianificare di tornare presto da Roma come si è ripromesso quando è partito per studiare e lavorare, pensa già a un Conza fest che riunisca dei produttori d’avanguardia italiani e che possa portare persone sul territorio nel segno della restanza e della ritornanza.
«Ci piacerebbe – conclude – che Conza fosse un modello per generare alternative all’emigrazione dei giovani. Sulla nostra eccellenza agroalimentare e sul nostro patrimonio gastronomico possiamo davvero puntare per creare percorsi tematici e conquistare viaggiatori del gusto e, perché no, investitori. Noi ci crediamo davvero e ce la stiamo mettendo tutta».
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