Libertà di Espressione e Movimento: al LEM si torna padroni del proprio corpo
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Campania - Abitiamo il nostro corpo fin da quando siamo nati, ma molto presto disimpariamo a usarlo e ad ascoltarlo. Al LEM, centro di aggregazione creativa per lo sviluppo delle arti e culture in movimento, il corpo diventa protagonista assoluto nella ricerca del benessere fisico e mentale.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E MOVIMENTO
LEM sta per Libertà di Espressione e Movimento ed è l’associazione culturale fondata da Ciro Martone, maestro di Capoeira, Acroyoga e Forrò. Si trova a piazza Dante, nel cuore di Napoli, ma dentro di sé accoglie e diffonde cultura proveniente da ogni parte del mondo, dal Forró brasiliano al tango argentino, dallo yoga al Tai Chi, entrare al LEM è come iniziare un viaggio.
Ciro ha deciso di dar vita al LEM perché era un insegnante in cerca di un luogo dove insegnare. «Ogni volta che proponevo un corso, in qualsiasi palestra, mi veniva chiesto quanti allievi avrei portato. So quanto è frustrante e per questo ho deciso che non avrei mai fatto la stessa cosa. Ogni volta che un maestro o una maestra arriva da me e mi propone un corso, ci impegniamo per farlo partire cercando insieme gli allievi». Ha raccontato Ciro.
LA CAPOEIRA
Ciro inizia il suo percorso come allievo di Capoeira, una forma di arte marziale brasiliana che unisce in sé lotta, danza e musica e che nel 2014 è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. Nata tra le tribù africane deportate in schiavitù in Brasile, nei secoli ha subìto numerose trasformazioni. «Era una lotta praticata dagli schiavi che volevano liberarsi dai padroni. Oggi è ancora una lotta, anche se il nemico si è trasformato», ha spiegato Ciro.
«Non esiste più così esplicitamente un padrone che ci rende schiavi, né sono più soltanto gli africani a praticare la Capoeira, perché ormai è diffusa in tutto il mondo. Oggi, la Capoeira è una manifestazione che aggrega persone di tutte le etnie e che restituisce liberà di espressione a un corpo che quotidianamente viene costretto, dalla società in cui viviamo, a un lavoro o a uno studio sedentario. È come se, volontariamente o involontariamente, il sistema ci volesse impoverire fisicamente. Come gli schiavi venivano malnutriti, così noi ci ritroviamo, schiavi in un sistema che ci fa ammalare e poi ci vende le medicine per guarire».
TROVARE LA FELICITÀ NEL MOVIMENTO
È un circolo vizioso e perverso quello che Ciro vuole spezzare tre le mura del LEM. «Molte persone spesso guardano solo il loro interesse, dimenticando l’umanità, e non si accorgono di cosa stanno facendo agli altri mentre realizzano i loro sogni. La mia intenzione era fare l’opposto: insegnare alle persone a esprimersi liberamente attraverso il loro corpo. Vedo con i miei occhi che vivere in movimento rende le persone più felici: aiuta a scaricare lo stress, diminuisce la propensione ad ammalarsi o ad avere problemi di schiena, migliora l’autostima».
Il LEM non è una palestra. «È vero che tutte le attività che si svolgono qui sono corporali, ma facciamo anche corsi di teatro e di canto dove il corpo resta il protagonista, ma che sono un’esperienza diversa da quella che si cerca in palestra. Le persone che vengono al LEM lo fanno per stare bene, per trovare armonia nel loro corpo e non per ottenere una forma fisica agonistica», ha spiegato ancora Ciro.
L’obiettivo del LEM è quello di condividere e diffondere benessere fisico e mentale, ricercare equilibrio e felicità e divulgare cultura: «Ad esempio, le lezioni di danza contemporanea non mirano a istruire ballerini professionisti, ma insegnano a esprimersi attraverso la danza e a ricercare più profondamente il benessere della persona».
LEM È ACCOGLIENZA E AGGREGAZIONE
Il LEM è aperto a tutti. Non bisogna essere atleti performanti per avvicinarsi a nessuna disciplina. «Siamo tutti diversi e ognuno impara con i suoi tempi e a modo suo. C’è chi ha bisogno di più pazienza e di un maggiore incoraggiamento, chi è già più esperto e aiuta gli altri a migliorare. Ci sono scuole che hanno standard alti per poter partecipare ai corsi e se non sei un atleta che proviene da un’altra disciplina non ti accolgono. Questo al LEM non esiste. Forse non usciranno campioni da qui, ma sicuramente non perdiamo la parte più bella dell’attività, che sono le emozioni».
Nel suo lavoro, Ciro cerca soprattutto di accendere una fiamma e di trasmettere una passione. Lo fa rimanendo semplicemente sé stesso, un maestro appassionato, felice di insegnare e di continuare ad apprendere. «Quello che mi emoziona di più è quando le persone mi dicono di aver ritrovato passione e interesse dopo una lezione con me. È il regalo più bello», ha concluso Ciro.
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