Continuano gli incendi in Sicilia, tanti i movimenti dal basso per fermarli. Dov’è la politica?
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Palermo - “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”. Cantava così Gino Paoli trent’anni fa. Pare che insieme a lui, seduti a quel tavolo, ci fossero Giulio Frezza, suo amico dai tempi dell’Accademia delle Belle Arti, il giornalista Arnaldo Bagnasco e l’architetto Renzo Piano. In molti, seduti a un bar come loro, si sono trovati a vivere in prima persona il lamentarsi di una società e di recente è accaduto anche ad Aurelia Schera, giovane palermitana, insieme a tre suoi amici, all’indomani del 25 luglio, una data che rimarrà impressa nei ricordi di moltissimi siciliani.
Dopo giorni di blackout energetici continui, l’isola è andata letteralmente a fuoco. Ettari interi di verde spariti oltre a sfollamenti e danni di ogni tipo. A Palermo è andata a fuoco anche una zona della discarica di Bellolampo, le colline intorno alla città, la montagna di Capo Gallo, una vasca della discarica comunale, rendendo l’aria irrespirabile per via della diossina, benzene e polveri sottili.
A distanza di poco meno di due mesi dal 25 luglio, Palermo si è ritrovata nuovamente tra le fiamme: ancora Bellolampo e roghi in vari quartieri della città e nella provincia palermitana che hanno provocato anche dei morti. Per arrivare fino alla settimana scorsa quando, facilitati dal vento di scirocco, roghi e fiamme hanno ripreso a divampare nella provincia di Palermo e non solo. Nell’ultimo mese si contano ben 161 incendi che hanno incenerito decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea.
NASCE L’ASSEMBLEA BASTA INCENDI DALLO SCONFORTO DEGLI EVENTI DEL 25 LUGLIO
Dallo sconforto e dalla rabbia che in molti hanno vissuto lo scorso 25 luglio è nata a Palermo un’assemblea spontanea di cittadine e cittadini che non vogliono più accettare l’inefficienza e l’impreparazione delle Istituzioni di fronte a eventi ormai prevedibili e, proprio per questo, affrontabili.
«Il 26 luglio era stata indetta un’assemblea sugli incendi, pensavamo fosse aperta a tutti i cittadini e invece, una volta arrivati sul posto, non siamo stati ammessi. Era riservata alla guardia forestale e ad alcune associazioni che avevano firmato un protocollo. Nello sconforto più totale, con Palermo avvolta da un cielo plumbeo dal sapore di diossina, ho voluto raggruppare un po’ di persone. Ho dato appuntamento presso lo spazio EPYC – European Palermo Youth Centre attraverso una storia sui social per il giorno successivo», racconta Aurelia.
Si sono presentate 150 persone di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. A distanza di tre mesi gli incontri dell’Assemblea Basta Incendi continuano. Momenti di condivisione in piazza e in assemblea per raccogliere materiale, informazioni e pareri dai vari partecipanti: professori, pensionati, lavoratori, giovani, universitari che hanno partorito un manifesto con rivendicazioni ben precise rivolte al Comune e alla Regione, con l’obiettivo di fare chiarezza su responsabilità e cause degli incendi di luglio, di quelli accaduti nelle scorse settimane, ma anche di quelli a cui nessuno ha mai dato una spiegazione negli ultimi dieci anni.
«C’è una grossa responsabilità politica, il Comune non ha ancora dichiarato lo stato d’emergenza, non si fa chiarezza sulla questione della discarica di Bellolampo, un continuo rimpallo tra Istituzioni sull’iter che le persone che hanno perso la casa devono seguire, come e quando rientrare, quali risarcimenti», continua Aurelia.
UN MANIFESTO PER DIRE BASTA ALL’INCOMPETENZA E MANCATA PREPARAZIONE DELLE ISTITUZIONI
Il manifesto partorito dall’Assemblea Basta Incendi denuncia la prevedibilità di certi fenomeni e la mancanza di preparazione di una certa classe politica che approva il piano di prevenzione degli incendi boschivi con mesi di ritardo vanificando qualsiasi sforzo possibile da parte dei soggetti preposti alla prevenzione del fenomeno e delle comunità rurali o montane. Logiche clientelari che continuano a imbrigliare irrimediabilmente le prospettive di sviluppo del territorio, facendo altresì ricadere la colpa dei roghi su singoli individui e negando la colpevolezza di un sistema predatorio.
Sono tante quindi le richieste dell’Assemblea Basta Incendi, dall’approvazione di piani antincendio regionali in tempi congrui a garantirne l’efficacia, alla tutela delle aree naturali protette a piani di riforestazione straordinaria e manutenzione dei terreni percorsi dal fuoco evitando l’affidamento di questi interventi a enti privati, per finire con l’introduzione dell’Ecocidio come Crimine Internazionale ai sensi dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
«Siamo un gruppo variegato, non vogliamo che si creino delle manipolazioni politiche o associazioni che prendano il controllo, l’obiettivo è rimanere plurale, conservare la nascita dal basso che garantisce anche una continuità nella lotta. Siamo stati bravi a organizzarci, abbiamo resistito per tre mesi, adesso progettiamo nel lungo periodo. Siamo a circa otto assemblee, vista la nuova ondata di incendi sono arrivate pure persone nuove, gente che anche in questo caso ha subito forti danni», continua Aurelia.
NODI TERRITORIALI, FORMAZIONE E PREVENZIONE GRAZIE AI MOVIMENTI LOCALI
Il passo successivo è presenziare sempre di più le piazze, organizzare assemblee pubbliche nei territori colpiti dagli incendi e creare nodi territoriali anche nelle aree interne per fornire monitoraggio e prevenzione. E a tal proposito, durante l’ultima plenaria di permacultura, che si è svolta dal 22 al 24 settembre vicino Enna, si sono riunite intorno al tema incendi tutte le persone che, all’interno del movimento permacultura Sicilia, sono attive su questo fronte. È nata una mappatura in cui si individuano le comunità formate e quelle che invece necessitano di maggiore aiuto.
«Sono diverse le realtà locali che si sono autoformate, che riescono a salvaguardare piccole parti di territorio dagli incendi. Sta funzionando ma non basta. La guardiania di Castellammare del Golfo è molto valida nella prevenzione, il Movimento Antincendio Ibleo nella formazione. Durante la Plenaria abbiamo deciso di istituzionalizzare il Coordinamento Regionale Antincendio per portare anche alle altre comunità strumenti utili», commenta Salvatore Bondì, permacultore che ha aderito al coordinamento.
Anche nelle realtà già esistenti e operanti, la necessità è quella di colmare alcune lacune, cosa che può facilmente essere facilitata dagli altri gruppi della rete, data la specificità di ognuno e le relative competenze. «Con i nodi della Sicilia occidentali ci vedremo a novembre per agganciarci al progetto Challenge, una CHiamata all’Azione delle Nuove Generazioni Ecologiste per un cambiamento agroecologico, per rendere più resilienti gli ecosistemi, anche agli incendi, al di là della prevenzione. Bruciano ogni anno circa 500 mila ettari, se vinciamo una battaglia ne perdiamo molte altre», continua Salvatore.
Assemblea Basta Incendi, Coordinamento Regionale Antincendio, Movimento Antincendio Ibleo, Coordinamento Regionale Salviamo i Boschi sono solo alcuni dei movimenti spontanei e dal basso costituiti da chi crede molto nella relazione umana e al cambiamento e ha voglia di contribuire agendo in prima persona. «In questi ultimi e complicati mesi per Palermo, ho notato una forte richiesta da parte della cittadinanza di avere risposte sul fronte ambientale, ma anche in merito alle problematiche migratorie e di genere».
«Il 7 luglio è stata stuprata una ragazza al Foro Italico a Palermo e non è stato detto nulla. C’è un grande filo conduttore. Tre lotte in corso con i media che non raccontano bene cosa succede realmente. Serve chiarire la realtà delle cose, non viaggiare su realtà inventate o da raccontare a piacimento. Palermo si sta facendo sentire, i media e la politica no» conclude Aurelia. Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo… in realtà a volerlo cambiare sono molti di più, speriamo sia la volta buona!
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