In Our Garden, l’azienda agricola multifunzionale col sogno di rigenerare suolo e persone
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Cagliari - Ramona Bavassano, ligure, originaria di Varigotti (SV), l’abbiamo conosciuta nel 2019 a Cagliari, al festival Sciradindi. Ci aveva detto: «L’innovazione sociale può rigenerare il mondo». Lo pensa ancora ed è più di prima un vulcano di personalità, idee e progetti. In our garden è l’azienda agricola che gestisce a Quartu e si estende per 55 ettari: nata il 15 agosto 2020, fulcro ecosostenibile del cambio vita compiuto col compagno Claudio, nel segno di un cambiamento responsabile, è frutto di esperienze che l’hanno portata a girare il mondo, dal Brasile alla Giamaica, seguendo la stella polare dell’innovazione sociale.
LA SVOLTA IN SARDEGNA
Lasciato il lavoro di consulente direzionale, occupandosi di azioni di responsabilità sociale d’impresa e di permacultura fin dagli anni 2000, dopo aver partecipato tra i professionisti del progetto che ha portato Matera a diventare capitale europea della cultura 2019, Ramona si trasferisce nel sud dell’isola. Qui partecipa col progetto In Our Garden, al percorso Cambiamenti ideato da Sardegna Ricerche, l’agenzia regionale per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, con l’obiettivo di valorizzare le migliori idee d’impresa ad alto valore sociale, culturale e creativo. E Ramona risulta tra le vincitrici.
All’interno di quell’iniziativa è nata anche Mesa Noa, tra le realtà che si sono ispirate a Italia che Cambia e che di fatto sono sorelle naturali di Sardegna che Cambia. «In Our Garden vuole rigenerare il suolo e le persone. Come? Partendo dalla permacultura, che non è solo una metodologia per disegnare ecosistemi fiorenti, ma anche un metodo di management. Per applicare il cambiamento sociale abbiamo applicato il cosiddetto platform design toolkit di Simone Cicero, una piattaforma che aiuta le organizzazioni a costruire strategie per esplorare e trasformare i mercati con piccoli investimenti».
UNA MISSIONE DI 55 ETTARI
«In Our Garden ha la missione di diventare la prima piattaforma collaborativa italiana che gestisce un’azienda multifunzionale in forma partecipata. Qui letteralmente si spala la cacca degli animali, si raccolgono frutta e verdura dagli orti, si realizzano attività nel teatro di paglia», spiega Ramona.
«Possono alloggiare in case o tende di glamping fino a 15 nomadi digitali o semplicemente persone che sono già dentro un percorso di transizione ecologica e psicologica. Ospitiamo la scuola di medicina popolare, facciamo trekking e passeggiate, realizzeremo un parco di opere green. Per ora organizziamo cose incomprensibili come le celebrazioni laiche alla vita: con Lucia Ientile elaboriamo i traumi», aggiunge la fondatrice di In Our Garden.
Tantissime le novità che bollono in pentola: «In Our Garden vuole diventare un incubatore rurale d’impresa e un co-living rurale. Daremo poi vita al Capannone, un campus per adolescenti alla ricerca dei talenti vocazionali, dove è possibile far palestra a cielo aperto e tante attività. Inoltre proporremo una linea di protetti certificati col biologico e inventeremo il frantoio biologico per fare l’olio».
Fra le novità in arrivo è prevista anche la realizzazione di un orto naturale proprio di fronte alla casa, in maniera che turisti e chiunque possano fare la spesa. «Faremo tutto entro quest’anno – promette Ramona – e lo faremo insieme con l’intelligenza collettiva, sfruttando conoscenze da tutto il mondo, per diffondere conoscenze nella direzione della sostenibilità ambientale della Sardegna».
Tra gli eventi in programma da In Our Garden, il 21 e 22 ottobre ci sarà il Laboratorio di agricoltura del non fare, «un incontro gratuito e a rifiuti zero con la partecipazione di Kutluhan Özdemir, il contadino viaggiatore ed ex matematico fondatore della Ran, la Rete per l’agricoltura naturale. L’agricoltura naturale consiste nel lasciare che tutto vada secondo natura: niente aratura, potature, concimazioni, irrigazioni, trattamenti. Il lavoro dell’agricoltore si limita allo sfalcio, alla pacciamatura e al raccolto. L’evento sarà l’occasione per imparare queste tecniche insieme e vivere secondo natura, perché la collaborazione è naturale». E, come spesso dice, «qui si fanno cose fighe, non fighette».
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