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Fino a 150 milioni di euro per finanziare il lancio di una nuova figura professionale, quella dell’assistente materna, che avrà il compito di accompagnare le madri nei primi sei mesi di vita del bambino con un rapporto personale diretto, con una copertura media di L’obiettivo è di almeno tre assistenti materne ogni 20mila abitanti. È questa la proposta del Governo che verrà con tutta probabilità inserita nella prossima legge di bilancio.
Ma si sa, il tema della nascita e di tutto ciò che vi ruota intorno in Italia è ancora oggetto di ampi dibattiti che spesso sfociano, invece che in alleanze fra le varie figure professionali – sanitarie e non – che si occupano del tema, in conflitti aperti. Per capire meglio qual è la situazione in che modo la figura dell’assistente materna potrebbe modificarla abbiamo interpellato Veronica Pitzus, ostetrica, e Marzia Andretta, doula, docente e vicepresidente di Mondo Doula.
Con la prossima manovra di bilancio il Governo intende introdurre la figura dell’assistente materna. Cosa cambierà per voi e per le famiglie?
Veronica: Tutto? Niente? Sicuramente creerà molta confusione, unita a quella che già una famiglia vive fisiologicamente dopo la nascita di un bambino. Per noi ostetriche sarà l’ennesimo processo per cui dovremo “batterci” per difendere la nostra professione ed evitare che altre figure – non riconosciute – si occupino di ciò che ci compete. Perché sì, esistiamo e siamo professioniste sanitarie, ma questo il Governo pare non saperlo.
Marzia: Ho provato due sentimenti contrastanti nel momento in cui ho appreso la notizia sul provvedimento sulla “assistente materna”. Ho trovato molto buono il fatto che si sia posta l’attenzione sulla maternità; tuttavia, al contempo ho provato grande stupore per come è stata presentata la notizia, dichiarando che per la prima volta in Italia si affermerà questa figura professionale di tipo sociale e non sanitaria già esistente da decenni in America e nell’ Europa del Nord.
Questa affermazione è l’ennesima prova di quanto la politica sia sconnessa dalla realtà, non accorgendosi che nel nostro Paese questa professione è ormai ben consolidata nel tessuto sociale da diversi anni e ha un nome ben preciso, che è lo stesso utilizzato dai paesi sopracitati, ed è la doula. Il Governo ignora la presenza di circa 450 doule di Mondo Doula altamente formate che esercitano sul territorio italiano dal 2009, ma ignora anche che questa stessa professione sia stata riconosciuta dallo stesso ministero.
Dal punto di visto politico – in senso lato ovviamente –, come valutate la proposta? La ritenete più vicina a un tentativo di migliorare l’assistenza alle donne e alle loro famiglie o a una mossa propagandistica o ad altro ancora?
Veronica: Dal punto di vista politico mi sembra una vera presa in giro, per le famiglie e la loro tutela in primis. Un modo per dire: pensiamo al vostro bene, ma in realtà non ci interessa niente, almeno facciamo finta di aver fatto qualcosa.
Marzia: Io penso che da parte del Governo ci sia una reale volontà di migliorare l’assistenza alle donne e alle loro famiglie. È sempre stato un argomento caro alla destra anche se purtroppo con posizioni conservatrici e reazionarie che hanno come presupposto l’idea che l’unica famiglia legittimata a essere considerata tale sia quella composta da un uomo e da una donna, non cogliendo la complessità della composizione dei nuclei famigliari ormai radicata nel nostro tessuto sociale da diversi anni.
Potete descrivere brevemente i tratti salienti della proposta e dirci cosa ne pensate?
Veronica: La proposta sarebbe quella di introdurre una figura nella vita di una neo famiglia per i primi 6 mesi di vita del bambino: l’assistente materna. Una segretaria? Una consulente? Una seconda mamma? La prima volta che ho letto un articolo che parlava di questa proposta ho subito pensato: il giornalismo non sa più che pesci prendere e si inventa queste bufale.
Ora mi preoccupa davvero che il Governo non pensi alle famiglie come un bene per l’intera società e per il futuro del paese, ma soprattutto che sarebbe disposto a sprecare tantissimi soldi inutilmente invece di migliorare ciò che è già presente. L’assistenza territoriale delle ostetriche, i consultori, le ostetriche ospedaliere sempre sotto di numero. Per non parlare del congedo parentale: davvero pensiamo che dieci giorni per un papà siano sufficienti?
Marzia: Facendo riferimento alle prime indiscrezioni sul provvedimento emerge sicuramente un’attenzione verso le condizioni con cui i neogenitori vivono la maternità, caratterizzata per lo più dall’assenza della rete famigliare di appartenenza. Altro aspetto importante sottolineato è relativo alla figura professionale che viene definita non sanitaria, ma equiparata piuttosto a una donna saggia esperta di maternage e questo aspetto lo ritengo buono.
Tuttavia, le mansioni elencate della stessa, noi doule che lavoriamo sul campo, a stretto contatto con le mamme, sappiamo che sono mal digerite dalle stesse in quanto le assistenti materne dovrebbero insegnare loro a fasciare il bambino, a fargli fare il bagnetto e altro. Queste mansioni attengono a una idea fuorviante rispetto ai reali bisogni della donna e cioè che essa debba essere educata alla genitorialità. Le mamme che noi seguiamo, dalla nostra osservazione sul campo non hanno bisogno di essere educate, ma di una vicinanza intima e confidenziale che le aiuti piuttosto a trovare il loro modo di diventare genitori.
Quali sono state le reazioni delle vostre colleghe e dei vostri colleghi?
Veronica: Noi ostetriche siamo toste e senza mezzi termini ci facciamo sentire quando è ora; ostetriche di tutta Italia si sono mobilitate per esprimere il loro disappunto verso questa proposta, soprattutto sui social. La presidente della federazione nazionale in primis ha prontamente scritto una lettera al ministro della salute, consigliando di utilizzare il PNRR per attivare la figura dell’ostetrica di famiglia e di comunità.
Marzia: Lo hanno vissuto, come purtroppo succede molto spesso con i provvedimenti governativi, come una grande occasione persa, se si dovesse applicare così come è emerso da queste prime indiscrezioni. Sarebbe stato più utile, e anche economico per le spese dello Stato, investire sulle figure già esistenti e riconosciute e dare valore al loro operato. Il nostro dispiacere si può legittimamente estendere al dispiacere delle mamme e delle coppie che speravano di poter usufruire della figura professionale della doula attraverso uno finanziamento dello Stato, come succede negli altri paesi europei, piuttosto che dover pagare di loro tasca questa figura, che è risultata fondamentale per loro per viversi la migliore esperienza di maternità
Spesso quando si parla di percorsi nascita e post-nascita – diciamo così – “non convenzionali” si innesca anche una competitività, per non dire un conflitto, fra le varie parti. Ritenete possibile una convivenza fra tutte le figure che si occupano di questo campo? Se sì, in che modo?
Veronica: Spesso il conflitto si crea perché si tende a voler strafare, sconfinare in quelle che non sono le proprie competenze. Ogni figura sanitaria e non ha un proprio profilo professionale con un campo di attività in cui può operare. Se ogni figura che ruota attorno alla nascita e al post-nascita riesce a non oltrepassare i confini allora è possibile una convivenza; a dire la verità ne viene fuori un lavoro eccezionale per le famiglie. Maggiore sostegno e competenze di diverse figure per arrivare tutti al medesimo obiettivo: la salute nel percorso nascita e della nel famiglia.
Marzia: Questa domanda mi permettere di svelare anche in questo caso quale sia la realtà in cui noi doule operiamo sul territorio. Una delle nostre più virtuose competenze, fondamentali per le coppie che seguiamo, è quella di creare una rete di sostegno intorno al pianeta mamma. Collaboriamo con le diverse professioni sanitarie attraverso le quali le mamme possano trovare le loro risposte e il loro sostegno su qualsiasi problema di tipo sanitario insorgesse, che riguardi la salute del bambino o problemi relativi all’allattamento.
Noi facciamo da ponte tra il dentro e il fuori lavorando in sinergia con ostetriche libere professioniste, psicologhe perinatali, osteopate, pediatri in modo che le famiglie possano sentirsi sostenute a 360 gradi. Questo non significa che in generale non vi siano conflitti tra le parti e in seguito al provvedimento del Governo a livello mediatico è emerso con forza, tuttavia mi sembra più virtuoso raccontare quello che nelle pratiche quotidiane di fatto succede già e si sta consolidando negli anni: la collaborazione di diverse professioniste intorno alla nascita.
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