Due Palmenti, l’azienda agricola alle falde dell’Etna che coltiva piante aromatiche
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Catania - Sono sempre di più i giovani, e in Sicilia in particolare, che decidono di dedicarsi all’agricoltura e trasformare ettari di terra da curare, rispettare e ascoltare nel proprio lavoro quotidiano. È così che un terreno con l’Etna sullo sfondo e il pennacchio sempre fumante, diventa un vero e proprio ufficio dove perdersi e inebriarsi tra le essenze e le fragranze delle piante coltivate. Come in un dipinto dove il tempo sembra essersi fermato, in questi luoghi la natura regala visioni e sensazioni uniche che allietano i sensi e addolciscono le difficoltà lungo il percorso.
È la storia di Martino Allegra, 31 anni e una laurea in agraria, che ha deciso di dare spazio ai propri sogni senza andare troppo lontano e, invece di tentare la fortuna altrove, ha voluto investire a Pedara, un paesino alle falde dell’Etna. Verdi colline, masserie, ville nobiliari e terrazzamenti fanno da contorno a un paesaggio ricco di storia e di tradizioni rurali che, grazie anche al clima e alle colate laviche dell’Etna, gode di proprietà che lo rendono idoneo a ospitare una grande varietà di colture.
Per abitudine questa varietà si trovano principalmente vigneti e frutteti, ma Martino ha deciso di puntare sulle erbe aromatiche che, grazie alle qualità locali, riescono a sprigionare odori, sapori, gusti e aromi particolarmente fragranti e intensi, unici nel loro genere rispetto ad altre località.
«Nel 2020, in piena pandemia, ho avviato la mia azienda agricola, Due Palmenti, che prende il nome dai palmenti presenti nella proprietà, che ho acquistato a testimonianza della vocazione del territorio. Sono partito da zero, non avevo nessuna esperienza in merito, solo tanta passione e buona volontà. È stata una vera e propria scommessa anche perché non provengo da una famiglia che ha esperienze legate alla terra. Ho cercato da subito di valorizzare il mio contesto territoriale portando innovazione – e spesso si ha paura delle novità – dando voce a quelle piante che esistono da millenni e a cui non è stata mai resa giustizia e che si possono usare in tutte le cucine del mondo», racconta Martino.
Alloro, origano, rosmarino, salvia, santoreggia, menta, maggiorana, timo e peperoncino sono le erbe aromatiche che il giovane imprenditore agricolo coltiva nei suoi 2,5 ettari di terra, attraverso un’agricoltura sostenibile e a basso impatto ambientale che permette di ricavare prodotti agricoli salubri, genuini e di qualità. «Qualità, territorio e ambiente sono i miei pilastri. Non c’è ambiente senza qualità e qualità senza ambiente», sottolinea Martino.
Principi a cui tiene tanto, anche perché il mercato delle erbe aromatiche è ancora molto complesso e spesso importa dall’estero prodotti di dubbio valore che vengono venduti a basso costo e che per questo hanno invaso letteralmente il mercato italiano. Al contrario, si tratta di piante dalle grandi proprietà che hanno alle spalle una lunga storia che vale la pena far conoscere. Martino infatti si serve molto dei social per raccontare e spiegare anche l’uso che si faceva un tempo delle piante da lui coltivate e perché conviene acquistare un prodotto di qualità. A breve, sempre all’interno dell’azienda, per incentivare la vendita a km0 aprirà anche uno showroom.
«Ho ristrutturato un caseggiato che ho adibito a laboratorio di trasformazione per separare la parte edibile delle piante da quella legnosa da scartare, fino al confezionamento. Ho studiato molto, ho fatto anche una ricerca storica sull’utilizzo e l’etimologia delle piante che coltivo per unire tradizione a innovazione», continua Martino.
Il “salamarigghiu” ad esempio, la tipica salsa siciliana adatta a condire cibi preparati alla griglia, è stato messo a punto e proposto in chiave moderna e pronto all’uso. Martino ha anche lanciato una nuova linea per valorizzare prodotti siciliani di altri produttori perché sostiene che «da soli non si va da nessuna parte».
Un mix di prodotti, le migliori eccellenze di Sicilia rigorosamente selezionate, che ha chiamato Trinacria Snack. Frutta secca, ciliegino di pachino, buccia di arancia essiccata, espressioni del territorio e delle tradizioni, un’essenza della Sicilia dai colori e dai sapori contrastanti. Sempre a partire dalle ricette tradizionali siciliane ha lanciato anche una linea di insaporitori per coprire un mercato più ampio.
«Ricevo apprezzamenti quotidiani, clienti che sono entusiasti e risultati dal punto di vista commerciale. Ho trovato dei distributori per commercializzare i miei prodotti fuori dal contesto italiano. Ho qualche cliente in Germania e Francia, ma c’è ancora molto da fare. Come me tanti ragazzi portano avanti il proprio progetto per il bene comune, non nego le tante difficoltà e, nonostante il momento storico, credo molto in quello che faccio».
«Cadere e rialzarsi è l’unica soluzione per poter fare impresa. Io non ho avuto neanche modo di accedere a fondi speciali dedicati all’agricoltura. La mia esperienza non è ancora positiva in merito, tempi troppo lunghi e bandi farraginosi. Attendere un esito anche per uno o due anni è impensabile. È proprio il tempo che fa la differenza nel proporre un’idea innovativa», conclude Martino.
Se non fosse per la passione e l’impegno che lo contraddistinguono, Martino sarebbe tra i tanti giovani che ogni anno lasciano la Sicilia e invece contribuisce a ribaltare le logiche che fino a qualche tempo fa dominavano e incoraggiavano a emigrare inculcando dei disvalori come dei veri valori. Oggi il Sud ha vantaggi strategici che prima erano considerati arretratezza e il fenomeno del ritorno alla terra sempre più frequente tra giovani che hanno avuto la possibilità di studiare ne è una piena dimostrazione. Come Martino, molti giovani restano o ritornano per dare voce, in chiave moderna, a una terra che ha ancora tanto da dire e da regalare.
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