17 Ott 2023

Claudia Fauzia, una Mala Fimmina che parla di “femminismo terrone”

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Femminismo, patriarcato, questione meridionale e linguaggio inclusivo. È questo il cuore de la Mala fimmina, l’associazione femminista ideata da Claudia Fauzzi che da Catania, grazie anche all’uso dei social, si propone di arrivare ovunque ed essere un punto di riferimento per tutte le persone che si battono per una Sicilia più femminista.

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Catania - Fuori le righe, provocatoria, ribelle ed entusiasta. Si potrebbe definire così Claudia Fauzia, in arte la Mala Fimmina, che dopo una laurea in economia, un’esperienza in un centro antiviolenza in Colombia e un corso di studi di genere all’Università di Bologna, dà forma alla sua personale presa di posizione di un femminismo intersezionale che abbraccia molto più ambiti del femminismo a cui siamo soliti pensare. 

A seguito della pandemia, Claudia torna a vivere in Sicilia con una valigia piena di esperienze, gioia e anche molti pregiudizi. Pensa di trovare una realtà omofoba, inerte rispetto a certi temi, in cui il femminismo si manifesta raramente e invece si imbatte in collettivi e spazi di incontro online e in presenza.

Decide così di aprire un suo canale social e di parlare di “femminismo terrone”. Sì, perché Claudia, lavora molto sulla riappropriazione e risignificazione dei termini usati spesso in forma denigratoria – come in questo caso terrone – che invece nel suo significato di contatto con la terra assume una valenza carica di appartenenza, comunità, contesto e regione. Riappropriarsene, usarle e definirsi con tali termini significa depotenziare qualsiasi tipo di offesa.  

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Claudia Fauzia, la Mala Fimmina
IL FEMMINISMO E LA QUESTIONE MERIDIONALE

«In uno dei primi post avevo scritto che il femminismo avrebbe dovuto e deve farsi carico della questione meridionale. Le opportunità delle persone che vivono al sud sono diverse rispetto a quelle che vivono al nord, sia in termini economici che di istruzione, salute, mobilità. Uno stato democratico può finanziare in modo diverso le infrastrutture pubbliche, la novità sta nel dire che l’esistenza della disuguaglianza è un’ingiustizia ed è determinata da un sistema di oppressioni molto ampio che prende il nome di antimeridionalismo ormai istituzionalizzato e interiorizzato» .

«Per il sistema infatti al sud siamo ignoranti, incapaci, senza speranza e spesso chi ci vive non fa che supportare questa tesi, credendo e sostenendo, senza dati alla mano, che al sud si vive di sola criminalità e clientelismo, che il sud sia endemicamente maschilista, omobintransfobico, ignorando tutta una parte di storia. Non voglio dire che i problemi non esistono, ma c’è una narrazione dominante che ci ha incastrato e da cui non possiamo uscire», commenta Claudia.

Un femminismo che tende un orecchio alle trasformazioni del mondo, alle nuove lotte che stanno emergendo per una giustizia sociale

È così che Mala Fimmina comincia a trovare consensi in tutta Italia, anche e soprattutto al nord, creando sconforto in un primo momento in Claudia, ma soprattutto il suo progetto comincia ad assumere una valenza politica. Claudia diventa quella Mala Fimmina – in contrapposizione alla bona fimmina che non parla ed è accondiscendente –, che ha invece il desiderio di denunciare tutte le cose che non vanno. 

NASCE L’ASSOCIAZIONE MALAFIMMINA PER UN FEMMINISMO CHE ASCOLTA LE TRASFORMAZIONI DEL MONDO

Oggi il suo progetto è diventato anche  un’associazione che conta già parecchi soci che hanno a cuore la voglia di portare l’attivismo nelle periferie e in tutti quei luoghi in cui fa fatica ad arrivare. L’associazione è nata all’inizio del 2023 ed è composta da un team vario perché il femminismo non deve parlare solo alle donne, ma deve rivolgersi anche uomini femministi per lavorare ad alternative concrete alla maschilità tossica. In questi primi mesi ha promosso eventi femministi e di consapevolezza femminista, performance, cineforum, presentazioni di libri, dibattitti sul meridionalismo femminista. 

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«La vita delle donne è determinata dal contesto culturale e in gran parte da questioni strutturali. Posso pure ritrovarmi in una famiglia che non permette alle donne di lavorare, ma se l’occupazione manca o non è legale, non ho comunque la possibilità di farlo. La causa quindi non è lo stereotipo, ma è strutturale ed è molto più complessa di quanto si possa pensare. E certe caratteristiche strutturali sono determinate da una oppressione», continua Claudia. 

Dal suo punto di vista il femminismo, che è tra i più rivoluzionari movimenti sociali che ha portato degli effettivi miglioramenti negli standard di vita comunitari, deve lasciarsi attraversare da altre istanze. Prima parlava solo di donne borghesi, bianche e inglesi adesso anche di persone di classe medio bassa, del sud, di disabili, della comunità lgbtq+. Un femminismo che tende un orecchio alle trasformazioni del mondo, alle nuove lotte che stanno emergendo per una giustizia sociale che si serve anche di un linguaggio inclusivo per affrontare tematiche che non possono più attendere.

L’ATTIVISMO DI MALA FIMMINA TRA SOCIAL E FUTURO

«Il linguaggio è uno strumento generativo e di trasformazione. Ci si accanisce contro i social, cinquant’anni fa ci si accaniva contro il telefono? Non è lo strumento, ma l’uso che se ne fa. Oggi i social permettono di superare frontiere e barriere di ogni tipo, democratizzano le parole. In genere siamo abituati a parlare solo se ci cedono il microfono, con i social non è più così. L’attivismo si fa nelle piazze, in famiglia, nelle scuole, ovunque, ma anche sui social. Chi vive in contesti remoti o ha disabilità fisiche non può che essere grato per l’esistenza dei social che arrivano ovunque», continua Claudia. 

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E la Mala fimmina cerca proprio di arrivare e andare ovunque. In questi anni ha intessuto una rete fitta di contatti e non solo in Sicilia, che tra l’altro è tra le regioni più ricche di iniziative femministe. Ma a differenza di altri collettivi o realtà informali depotenziati anche dalle emigrazioni e dal non lavorare in rete, l’associazione Mala fimmina può contare su relazioni maturate nel tempo.

Il prossimo 26 novembre, ad esempio, Claudia sarà presente a un TedTalk a Pisa e parlerà di femminismo terrone, mentre in Sicilia continua a ricevere apprezzamenti e consensi per la sua visione femminista a tutto tondo. È stata anche premiata da Hryo con il premio Rosa Parks, un riconoscimento che per Claudia è anche una conferma che la direzione presa è quella giusta. 

«Mi aspetto grandi cose, c’è tanta voglia di cambiare e la nostra realtà ha un potenziale enorme. La nostra associazione vuole essere un hub di iniziative transfemministe meridionali, un punto di riferimento territoriale per la comunità queer e un gruppo di pressione politica per una Sicilia più femminista», conclude Claudia. E noi ci speriamo e ci contiamo!

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