La Casa del Riuso, dove gli oggetti trovano sempre una nuova famiglia
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Milano, Lombardia - Quando ancora quattro anni fa la Casa del Riuso non era conosciuta in paese, le giornate trascorrevano senza quasi che nessuno passasse di lì. A raccontarcelo è Elisa Marchetti, ventotto anni, prima volontaria e oggi a capo delle attività di coordinamento della Casa del Riuso di Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano. «Ho iniziato con il servizio civile presso l’ufficio ecologia del Comune e poi sono stata assunta dalla Libera Compagnia di Arti e Mestieri Sociali, la cooperativa che ha in gestione questo spazio», ci racconta. Oggi la Casa del Riuso è diventata molto più di un magazzino dove recuperare oggetti inutilizzati e da buttare.
UN POSTO DOVE SALVARE GLI OGGETTI INUTILIZZATI
Adiacente alla piattaforma ecologica di Cassina de’ Pecchi, la Casa del Riuso nasce in primo luogo per raccogliere tutti quegli oggetti destinati alla discarica poco distante e dare loro un nuovo uso, una nuova famiglia e magari una nuova vita. «Ogni giorno arrivano tantissimi oggetti, indumenti, libri – prosegue Elisa – raccogliamo in particolare vestiti per bambini, nella maggior parte dei casi utilizzati pochissimo».
Elisa, insieme ai volontari che frequentano la Casa del Riuso, si occupa di selezionarli, verificando che siano ancora in buone condizioni e magari non più desiderati da chi li va a lasciare da loro, ma ancora perfettamente utilizzabili. «Qui arriva di tutto: farei prima a elencarti quello che non accettiamo. Per il resto non si butta via nulla», ci spiega Elisa. Non vengono raccolte le vecchie enciclopedie cartacee, ad esempio, e pochissime altre categorie di oggetti in cerca di nuova vita.
ACCOGLIERE LE FRAGILITÀ
Alla ricerca di un’opportunità per diventare protagonista di «una rivoluzione possibile», dopo anni trascorsi a Milano dove ha studiato arteterapia e si è specializzata come educatrice, Elisa ha deciso di tornare «in periferia», come ci racconta, «per ritrovare un tempo diverso, del tempo in più in generale, che mi mancava enormemente nella mia vita in città».
Ci racconta che quando si è trovata a gestire da sola la Casa del Riuso non si è mai sentita davvero da sola in questa avventura, anche grazie al supporto di una decina di volontari e all’andirivieni di chi viene ogni giorno a spulciare tra gli oggetti “salvati”. Nata per condividere informazioni e buone pratiche per la salvaguardia ambientale, la Casa del Riuso è anche uno spazio della comunità dove non solo si allunga la vita agli oggetti ancora in buono stato, ma si accolgono le fragilità e le diversità.
«Organizziamo diversi laboratori e altri tipi di iniziative. Grazie a una rete di associazioni sul territorio, la Casa del Riuso è un luogo inclusivo per giovani con disabilità fisiche e problemi psicologici», spiega Elisa. Oggi la Casa del Riuso è uno spazio accogliente, colorato da un via vai quotidiano: sembrano lontanissimi i tempi in cui nessuno passava di lì o solo pochi curiosi che si imbattevano in questa casetta prima di raggiungere la piattaforma ecologica.
«Quando le persone arrivano qui, hanno tutte un’espressione di stupore», conclude Elisa. «Per me, per loro, questo è un posto in cui sentirsi a casa. Uno spazio necessario per la comunità di cui si sentiva la mancanza quando ancora non c’era». Ogni giorno la Casa del Riuso è frequentata da un vivace microcosmo: da chi è in cerca di un po’ di compagnia a chi ha bisogno di oggetti o indumenti che a qualcun altro non servono più.
E per un domani Elisa sogna che la Casa del Riuso diventi sempre di più dei cittadini, un bene comune intorno e all’interno del quale sviluppare progetti condivisi, buone pratiche etiche ed ecologiche e spazi di socialità: «Vorrei che la comunità la sentisse sempre più propria, magari creando un’associazione degli amici della Casa del Riuso». Poi chissà quali sorprese riserva ancora il futuro.
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