Apre Sardegna che Cambia, per raccontare una terra pioniera del cambiamento
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DANIEL TAROZZI
Ci siamo, dopo undici anni di Italia che Cambia, e dopo dieci anni in cui sogno questo momento, oggi apriamo il portale dedicato alla Sardegna che Cambia. Doveva essere il primo, poi il secondo, poi il terzo, perché per me non si può parlare di Italia che Cambia senza parlare di Sardegna. Qui undici anni fa scoprii alcune delle storie più paradigmatiche del nuovo-antico mondo che vogliamo raccontare, dalle epiche gesta dei ragazzi di Sardex a Daniela Ducato, dalle reti di permacultori ai fablab. Qui scoprii uno dei patrimoni archeologici più incredibili e ignorati del nostro Paese. Qui scoprii delle “genti” colte, intellettuali, moderne, arcaiche, che ogni giorno vivono e costruiscono un altro modo di essere e di vivere.
Una regione “altra”, con una sua lingua, una sua storia – anche geologica –, con i giudicati, i nuraghe e i pozzi sacri. Una regione che balza alle cronache solo per il bel mare, le ville dei vip o il disagio di alcune zone interne ma che mai viene raccontata per le sue ricchezze reali o per i soprusi che continuamente subisce. La Sardegna è spesso “la discarica” d’Italia. Qui si portano scorie, si installano basi militari, si razziano le risorse. Qui si calano dall’altro scelte fatte nel nome di altri e qui non si ascoltano le istanze e le necessità locali.
Eppure, Cagliari è una delle città in cui si vive meglio in Italia, la differenziata in tutta la regione funziona meglio che nel nord Italia, i movimenti culturali sono profondi e sorprendenti. Non solo, la Sardegna è in molti casi un territorio di avanguardia non solo italiana, ma a livello internazionale, europeo e mediterraneo. Non dimenticherò mai le sale gremite di fronte a dibattiti altissimi e complessi. I festival organizzati da Scrirarindi o da Alig’art o dal Lei festival.
Lo stupore con cui mezzo mondo ha parlato di Sardex o i premi che un altro mezzo mondo ha dato a Daniela Ducato. E sto solo citando alcune tra le mille esperienze meravigliose che costellano questa regione che ha ospitato il primo provider italiano e che spesso, spesso, spessissimo guida il cambiamento senza che nessuno – nemmeno i sardi – se ne renda conto.
Ma quella che vi ho raccontato finora è solo la “mia Sardegna”. La Sardegna di un un romano, ligure-siculo, che sogna di essere sardo, si sente sardo, ma non è sardo. Sardegna che Cambia ovviamente sarà raccontata dai sardi veri. Da Laura Fois, che ho il privilegio di conoscere da qualche anno, da Franco Contu, uno dei cinque “folli” fondatori di Sardex, che con la sua IsMy srl ha contribuito e contribuirà in modo determinante alla nascita e allo sviluppo del portale, e da una serie di partner che ci accompagneranno nella realizzazione di inchieste, reportage, video e incontri sul territorio.
Ve li presenteremo nelle prossime settimane. Per ora lascio la parola a Laura che non solo sarà la caporedattrice locale, ma condurrà anche la rassegna stampa commentata settimanale. Seguiteci sul sito e seguiteci sui social – abbiamo una pagina e un gruppo Facebook e una pagina Instagram. Laura, a te la parola!
LAURA FOIS
Buongiorno dalla redazione di Sardegna che cambia! Questo progetto doveva partire nel 2020, ma da quel momento, come sappiamo, il mondo è cambiato per sempre. Tre anni dopo, finalmente, si comincia! Lo farò con gratitudine e impegno. La mia storia si accomuna a quella di tanti altri giovani trentenni che hanno fatto esperienze all’estero e poi sono rientrati nell’isola, un luogo che ti lascia andare ma poi sa come riprenderti.
La differenza adesso la stanno facendo proprio le tante persone, non solo sarde, spesso giovanissime, che hanno capito che qui si può scrivere un futuro. E ce la stanno mettendo tutta, spesso in silenzio, con sacrifici ma con una visione frutto di competenze e uno spirito entusiasta e contagioso. Perché sardi si nasce, ma si può anche diventarlo. Ne sono la testimonianza anche i tanti italiani e soprattutto stranieri che sempre di più scelgono la Sardegna per vivere.
Racconteremo la Sardegna che resiste, che innova, le persone che cambiano vita e ispirano le comunità. Racconteremo di grandi e piccoli paesi costieri e dell’entroterra che hanno cura del loro potenziale inespresso. Racconteremo la realtà con le sue diversità e i problemi, cercando sempre una chiave propositiva. Perché “per quanto sia audace esplorare l’ignoto, lo è ancora di più indagare il noto”, diceva Kaspar Hauser. E in Sardegna tutto si fa alla luce di un sole accecante che spesso fa ombra su cosa realmente sta accadendo.
Nel 2011 usciva Lo sa il vento. Il male invisibile della Sardegna, in cui i giornalisti Carlo Porcedda e Maddalena Brunetti documentavano di come in Sardegna “non ci si ammala di soli poligoni militari ma anche di ciminiere e scarichi che vomitano nell’aria, nelle acque e nel mare quel variegato repertorio di fanghi tossici, rifiuti e scorie più o meno nocive che un selvaggio abuso industriale ha portato con sé”.
L’ambizione è quello di raccontare i fatti e di porli all’attenzione di tutti. Cronaca, inchieste, interviste, reportage. In una parola: giornalismo. Restando vigili, curiosi, aperti al confronto, facendo presenza in una terra, secondo dati Istat, condannata allo spopolamento. Perché l’informazione serve anche a non far sparire le comunità in pericolo, a darle voce.
La solitudine dei presidi porta molte compagnie e multinazionali, estere e non, a impossessarsi di terre e risorse, spesso senza chiedere permesso. Per questo saremo vicini ai comitati che lottano per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Siamo pronti quindi ad accogliere anche le voci di chi dice “No”, per spiegare e dare strumenti che sappiano interpretare quale sia la verità dei fatti in piccoli contesti che appaiono marginali ma che invece risultano strategici per altri.
Ci chiederemo infatti tante volte: “Perché proprio in Sardegna?”. Il 65% delle servitù militari italiane si trova qui. E non è neanche l’unica storia che sembra stridere in un terra che “non somiglia a nessun altro luogo, selvaggia e indomita” – scriveva D.H. Lawrence nel 1921 –, non più così incontaminata ma contaminata di tanti retroscena e indizi che proveremo a ricostruire, con pazienza, amore e rigore, per fare servizio pubblico. Che è poi il compito dei giornalisti.
Infine, porremo l’accento sulle virtù e le ricchezze di un’isola che ha tanti primati, in vari settori, dalla longevità alle nuove tecnologie. Nella culla di Internet si sta verificando anche un ritorno alla terra, con tanti terreni agricoli e vigneti che si stanno poco a poco valorizzando, così come i siti archeologici e le nuove opportunità che offrono il turismo responsabile e sportivo. C’è tanto lavoro e vogliamo farlo insieme, per questo vi invito a scriverci a sardegna@italiachecambia.org. Facciamo parte attiva di questa Sardegna che cambia!
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