A Torino un walking tour alla scoperta dei luoghi legati al passato coloniale della città
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Torino - Giulia Grechi – Lo storico Gabriele Proglio presenta qui la sua ricerca sulla città di Torino, su come la città sia da un lato un luogo di costruzione di identità e memorie legato al potere, ma dall’altro lato anche un luogo di resistenze e contro-narrazioni, che incrociano le prospettive razziali con quelle legate alla subalternità, al lavoro, alle migrazioni interne ed esterne, alla politica internazionale in tutto l’arco del ‘900 e fino a oggi, facendo debordare la città dai suoi confini, verso uno scenario trans-nazionale.
Un contributo che ci aiuta a comprendere quanto la Storia sia una forma di narrazione che si stratifica all’interno dello spazio urbano, attraverso confini e narrazioni egemoniche (monumenti, architetture, odonomastica), ma contemporaneamente come la città offra continui spunti affinché emergano le storie delle persone, anche quelle che spesso restano inghiottite nella Storia ufficiale. Il Parco del Valentino è il luogo ideale per iniziare questa passeggiata fra la Storia e le storie, ma è solo la prima tappa del progetto.
Chi ha voglia di camminare interrogandosi e interrogando lo spazio urbano che attraversa, in fondo all’articolo troverà preziose indicazioni sui prossimi passi del progetto, nella consapevolezza, come scrive Michel De Certau nel suo L’invenzione del quotidiano, che là dove la mappa divide, il racconto attraversa, trasformando i luoghi del potere in spazi abitabili dalla pluralità e anche dal conflitto.
UNA RICERCA PER STUDIARE LE FORME DI COLONIALITÀ NELLE METROPOLI: IL CASO DI TORINO
Gabriele Proglio – Il progetto nasce al di fuori delle mura dell’università, da una ricerca che ho iniziato nel 2021 con lo scopo di studiare le forme di colonialità della metropoli adottando un approccio decoloniale intersoggettivo. L’obiettivo è analizzare, a Torino, i processi di razzializzazione in relazione ai meccanismi di riproduzione sociale. Scelto l’arco cronologico – dalla seconda parte del XIX secolo al presente – è stato necessario riflettere sulla dimensione dello spazio di contesto.
La metropoli infatti è un luogo in cui i fenomeni sociali sono soggetti a sviluppi dinamici e irregolari – sia per le eredità dei processi di razzializzazione, sia per la moltiplicazione delle forme di segregazione, confinamento e disciplinamento. Per meglio cogliere il rapporto tra queste due dimensioni, l’approccio allo studio dell’evento storico è stato sia sincronico sia diacronico, in modo da intrecciare le specificità delle singole vicende con gli sviluppi delle storie individuali e collettive. Tale complessità è stata necessaria per evitare di appiattire i fenomeni di razzializzazione su di un’unica forma dell’Altro e della discriminazione, per scongiurare essenzialismi, ma anche per interpretare le differenze in base alle soggettività, alle vicende, alle genealogie della bianchezza.
Indagare le colonialità nella metropoli ha l’obiettivo di tracciare collegamenti tra la storia della metropoli e i Sud Globali – alcuni interni e altri esterni alle forme della modernità europea – nella definizione delle genealogie dei rapporti per quanto concerne la colonia, l’Oriente, l’esotico, in relazione al lavoro, all’abitare, alle forme del sociale e culturali.
La metropoli, come inizialmente teorizzato da George Simmel, è forma e metafora della modernità, anche se è impossibile definire i confini di quest’ultima, sia perché non si presenta sempre e ovunque nello stesso modo; sia perché essa è, sì, la sede weberiana del potere economico, religioso e politico-amministrativo, ma anche dove le contraddizioni esplodono: dove avvengono proteste e scioperi, rivolte e mobilitazioni, dove nuove soggettività iniziano percorsi di autonomia e liberazione. Ritornando a Marx, passando per le molteplici riletture del suo pensiero, lo spazio metropolitano è stato inteso come il luogo degli effetti e delle conseguenze inattese della modernità capitalistica.
DALLA RICERCA AI MOMENTI PUBBLICI PER CONDIVIDERE COI CITTADINI LE STORIE RACCOLTE
L’approccio metodologico impiega lenti decoloniali, in combinazione con altri strumenti del pensiero critico e della storia orale, senza porsi alcuna velleità di decolonizzare gli spazi e il passato della città. L’obiettivo è smontare le genealogie della razza sottese alla metropoli. Per ottenere tale risultato, conclusa la fase di ricerca, sono stati organizzati momenti pubblici gratuiti e aperti per condividere le storie di soggezione e resistenza relative a zone specifiche della città, sapendo che ogni racconto ne avrebbe evocati altri nelle e nei partecipanti.
La razza nella metropoli infatti appare con geometrie e temporalità complesse: per tentare di disattivarne la portata, è necessario agire sul piano intersoggettivo, problematizzando e storicizzando i diversi posizionamenti dei processi di razzializzazione.
Ponendo attenzione al singolo evento, invece, si illumina solamente una forma della violenza, una tipologia di negazione del diritto, la specifica segregazione, giungendo difficilmente a formulare analisi sull’impalcatura delle forme della modernità in relazione alla razza. Per questo motivo, le storie raccolte durante la ricerca sono state condivise con le persone partecipanti agli eventi pubblici, con l’obiettivo di passare dall’empatia per la vicenda raccontata, al ricordo di altre storie di razzializzazione, generando un processo mnemomico complesso e multi-situato nello spazio e nel tempo.
Così è stato per il Parco del Valentino nel quale si sono svolti diversi eventi: l’Esposizione Generale italiana artistica e industriale del 1884, in cui venne allestito un villaggio assabese – i “sudditi” del primo possedimento africano d’Italia; quella generale italiana del 1898 e quelle internazionali del 1911 e del 1928, con numerosi richiami ai temi coloniali non solamente italiani, ma anche francesi, inglesi, portoghesi e spagnoli. Sempre al Valentino strade, monumenti, cippi e lapidi ricordano uomini del passato coloniale italiano. Va poi ricordata la colonialità relativa all’orto botanico: un archivio biologico fondato da Vittorio Amedeo nel 1729.
UN WALKING TOUR ATTRAVERSO I LUOGHI DELLA MEMORIA
Durante le passeggiate organizzate nel 2022 e nel 2023, le storie legate al Valentino sono state raccontate a persone di diversa età, genere, provenienza e livello di istruzione. Né è seguito un discorso a più voci, durante il percorso attraverso i luoghi della memoria, che ha mostrato collegamenti con altre tipologie di razzializzazione in città. Sono emerse storie di differenti soggetti razzializzati – “colonizzati”, “ebrei”, “meridionali”, “immigrati” eccetera – e molteplici forme di discriminazione, con successivi processi memoriali.
Storie che hanno affrontato il rapporto tra processi di razzializzazione e lavoro al mercato e in fabbrica, difficoltà a trovare casa. Storie, ancora, che hanno parlato di lotte e resistenze: quelle del luglio 1962, dei giovani immigrati dal Sud Italia durante la rivolta di Piazza Statuto; quelle di chi, durante le guerre volute da Bush e a sostegno del popolo palestinese, ha manifestato per le strade di Porta Palazzo.
Mentre continua lo studio delle colonialità di Torino, la prossima tappa del progetto riguarderà la zona di Aurora e Barriera di Milano: un’area della metropoli da sempre meta di migrazioni, dove le trasformazioni della città usano alcune forme della razza per ricostruire spazi e luoghi, in una dinamica di avvicinamento-allontanamento dal centro in base ai diversi posizionamenti. Nella seconda parte dell’anno, saranno organizzate delle passeggiate e degli incontri (per eventuali informazioni: g.proglio@unisg.it).
Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.
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