6 Set 2023

A Tempo di Vivere la comunità mette nuove radici

Scritto da: Benedetta Torsello

Acquistare un podere da chiamare casa è il sogno che Katia, Ermanno e tutta la comunità di Tempo di Vivere vorrebbero realizzare a Bettola, il Comune del piacentino in cui si sono stabiliti ormai sei anni fa. Ma per farlo, c’è bisogno dell’aiuto di tutti per concludere un'operazione che non è basata su alcuna delle tradizionali garanzie immobiliari ma su partecipazione e fiducia.

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Piacenza, Emilia-Romagna - Vivere in una comunità consapevole, costruendola giorno dopo giorno attorno a degli obiettivi comuni, è stata una scelta che Katia ed Ermanno hanno preso ormai nove anni fa, insieme a pochissimi altri. Tempo di Vivere nasce da una profonda ricerca di significato a cui non è semplice trovare risposta, soprattutto quando hai una casa, un lavoro appagante, dei figli, eppure senti che manca qualcosa. Nasce da queste domande il loro viaggio e qualche mese fa li abbiamo rincontrati per scoprire dove li avesse condotti. Ci avevano raccontato di alcune importanti novità, tra cui la decisione di mettere delle vere radici proprio a Bettola, nella montagna piacentina. Ma facciamo un passo indietro.

QUAL È IL SENSO?

La ricerca di risposte parte sempre da «una lieve insoddisfazione»: un’increspatura che si scorge a fatica al di sopra di vite a cui apparentemente non mancherebbe nulla. «Fino al 2010 non sapevamo neppure cosa fosse, una comunità intenzionale», esordiscono Katia ed Ermanno. «Ci chiedevamo quale fosse il significato delle nostre vite oltre ciò che facevamo». Quando hanno deciso di dar vita a Tempo di Vivere, si sono resi conto che forse una possibile risposta fosse quella di vivere insieme ad altre persone, con cui condividere un intento comune. «È stato come cercare una cornice più ampia che accogliesse le nostre vite», aggiunge Ermanno.

tempo di vivere

Spesso viviamo in un ritaglio esiguo: non riusciamo a conoscere noi stessi, le persone con cui abbiamo scelto di vivere, non costruiamo relazioni autentiche. «Quando abbiamo deciso di creare una comunità consapevole, qualcuno mi chiedeva se non fossi spaventata all’idea di vivere con il mio compagno, Ermanno, ventiquattro ore al giorno», sorride Katia. «In realtà non si tratta di condividere la giornata, ma un progetto comune. Come posso stancarmi di questo?».

Darsi il tempo di vivere, rimodulare la propria vita in base a ritmi naturali da cui siamo stati brutalmente sganciati, «è una scelta consapevole, non un privilegio», sottolinea Ermanno. Il Tempo di Vivere ha restituito loro la possibilità di collocare le tessere del puzzle delle loro vite nell’incastro di un disegno più grande e condiviso con altre dodici persone che con loro abitano nella comunità, nei pressi di Bettola.

Mettere le radici qui ci permetterebbe di costruire qualcosa a lungo termine e magari incoraggiare altre famiglie e venire ad abitare qui intorno

BORGHI CHE MUOIONO E COMUNITÀ CHE RINASCONO

Ci sono tante ragioni che hanno spinto Katia, Ermanno e la grande famiglia del Tempo di Vivere a scegliere di abitare un podere a soli venti minuti di auto da Bettola, una comunità di quasi 2400 anime sparse in diverse frazioni montane. «Questo luogo ha delle potenzialità enormi. Ad esempio con una breve camminata a piedi si raggiungono le Cascate del Perino, ma la maggior parte dei sentieri è in completo stato di abbandono. Mancano le energie per fare qualcosa». E poi i borghi intorno si stanno spopolando: sono rimasti solo gli anziani come antichi custodi.

«Qui da noi ci sono state due nuove nascite da quando ci siamo trasferiti a Bettola», aggiunge Katia. La comunità del Tempo di Vivere può senza dubbio apportare nuova linfa a quelle locali. Ma creare intorno un ecosistema giova sia alla comunità che al territorio. «Mettere le radici qui ci permetterebbe di costruire qualcosa a lungo termine e magari incoraggiare altre famiglie e venire ad abitare qui intorno – precisa Katia – a Tempo di Vivere non possiamo crescere di numero, per inevitabili limiti organizzativi, ma ciò non toglie che intorno si possa creare una rete di comunità e famiglie».

tempo di vivere 2

«Dobbiamo molto agli anziani di queste parti – precisa Ermanno ripensando a quando si sono spostati nel piacentino –: noi qui siamo dei cittadini trapiantati, con tutto da imparare. Questi luoghi sono profondamente amati da chi ancora li abita e li sta vedendo morire. In un modo o nell’altro – magari diverso da come si sarebbero aspettati gli abitanti di qui – questi paesi continueranno a vivere grazie alla comunità. Mettere le radici vuol dire anche diventare presidio e punto di riferimento per un territorio».

REALIZZARE UN SOGNO

Per questo Katia, Ermanno e tutta la comunità di Tempo di Vivere hanno deciso, in accordo con il proprietario del podere in cui abitano, di chiudere il contratto d’affitto e acquistarlo a rate direttamente da lui, senza mutuo. «Il proprietario è originario di queste zone e non voleva che quelle case venissero acquistate per trascorrerci solo periodi di villeggiatura. Voleva vederle rinascere. Così ha sposato il nostro progetto e ci ha concesso di pagare a rate il podere, che diventerà della comunità», precisano Katia ed Ermanno.

tempo di vivere 3

L’unica più grande garanzia alla base di quest’accordo è la fiducia reciproca e il desiderio di veder realizzare un sogno comune. Per autofinanziarsi, hanno inoltre deciso di lanciare una campagna di crowdfunding per pagare entro dicembre 2023 la seconda rata, dopo aver saldato la prima a dicembre 2022. «Acquistare il podere ci permetterebbe di lavorare su progetti di autosufficienza energetica, così come di prendere degli animali oltre alle galline», aggiunge Katia. «Ci permetterebbe di custodire la bellezza di questo luogo», le fa eco Ermanno.

Come in un passaggio di testimone tra generazioni, la comunità di Tempo di Vivere vorrebbe realizzare quel sogno solo immaginato da chi questi luoghi li ha visti spopolarsi. «Ricordo ancora il giorno in cui abbiamo stretto l’accordo per l’acquisto del podere – mi dice Katia prima di salutarci –, la moglie e il proprietario ormai sono anziani e quello che ci hanno augurato e di portare avanti quanto iniziato da loro, dopo aver recuperato il podere ridotto in rovina». Forse non vedranno mai realizzato il proprio sogno, ma c’è qualcun altro che lo farò per loro. E questo è ciò che conta di più. 

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