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Messina - Renato Accorinti è da sempre uno dei leader della battaglia contro il Ponte sullo Stretto di Messina. Sulle pagine di Italia che Cambia trovate diversi articoli dedicati a lui e al tema specifico, oltre a una serie di interviste realizzate nel corso di questi anni. Questa volta vogliamo proporvi la chiacchierata di Renato con la redazione di Pressenza. Il tema è sempre il “solito”: il Ponte sullo Stretto, oggi più attuale che mai dopo le dichiarazioni del ministro Salvini e la scelta del Governo Meloni di riaprire un vecchio capitolo del libro sulle Grandi Opere.
Renato Accorinti passa in rassegna la storia del movimento No Ponte, la partecipazione e il coinvolgimento della cittadinanza, il racconto di una politica completamente scollata dai veri bisogni e dalle necessità dei territori e soprattutto i tanti “no” che da sempre lo vedono contrario alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.
Renato, tu sei uno dei precursori delle azioni No Ponte, puoi raccontarci come è nato tutto?
La lotta contro il ponte è nata parecchi anni fa, quando Berlusconi ha cominciato a sperperare, attraverso la Società Stretto di Messina, centinaia di milioni di euro per un progetto di massima con centinaia di criticità. Abbiamo messo in piedi l’organizzazione per cercare di contrastare questo progetto costosissimo, inutile e devastante. A Capo Peloro, la punta estrema della Sicilia, c’è un traliccio che era di proprietà dell’ENEL alto 224 metri che ha un corrispettivo anche sul lato calabrese. Serviva per far passare l’elettricità, ora è un simbolo della città, viene identificato col nome di “Pilone” ed è il luogo più frequentato per andare al mare.
Il 24 giugno 2002 sono salito fin lassù e sono rimasto sospeso a 224 metri per più di un giorno con lo striscione “No Ponte”. Nonostante all’epoca non ci fossero i social e la stampa locale contraria – il giornale La Gazzetta del Sud per cinquant’anni ha fatto propaganda in favore del ponte, anche perché il direttore era anche presidente onorario della Società Stretto di Messina – l’impresa ha avuto una risonanza straordinaria.
Sono rimasto lassù per più di un giorno e ne ho approfittato per scattare bellissime fotografie del paesaggio. È nato un calendario che ho presentato a Roma, in Parlamento, con Nichi Vendola. È così che è nato il movimento e una campagna di informazione nelle strade, nelle scuole e nei posti di lavoro. È un esempio di come si dovrebbe fare politica, partendo dal basso. Senza mezzi e senza soldi abbiamo coinvolto molti cittadini: alla manifestazione del 6 gennaio 2006 sono scese in piazza oltre ventimila persone.
La manifestazione più imponente della storia della città di Messina. E questo è un gran successo politico. Poi la questione ponte piano piano è scemata e col Governo Monti è stata definitivamente bloccata; nel frattempo però hanno sperperato 900 milioni di euro di tutti i contribuenti italiani. Oggi è Salvini a ritornare sull’argomento ponte dopo una pausa di parecchi anni, così anche noi abbiamo ripreso la nostra campagna. Salvini è un uomo senza idee che vive di propaganda e di slogan e dà l’illusione che il ponte sia la soluzione a tutti i problemi.
Una campagna popolare e dal basso un po’ come la tua lista Cambiamo Messina dal basso. È questo un elemento vincente?
La politica deve nascere dal basso e deve coinvolgere tutti i cittadini. Per cambiare veramente una mentalità e una cultura bisogna lavorare con la gente, tutti i giorni, in tutti i quartieri, in ogni angolo delle città. I partiti dovrebbero ritornare a comportarsi così, mentre nella realtà hanno chiuso tutte le sedi. C’è un distacco incredibile con la popolazione. La politica è la cosa più nobile che può fare l’essere umano, significa interessarsi al bene collettivo. È un lavoro faticoso. I partiti hanno perso il senso della politica, non lamentiamoci se oltre il 50% non va più a votare.
Nel 2013 con i colori della pace e lo slogan “cambiamo Messina dal basso” abbiamo intrapreso un’avventura che sembrava impossibile. Non chiedevamo il voto, chiedevamo l’impegno ai cittadini. In campagna elettorale dicevo: «Non chiedetemi dei favori, non ve ne farò mai». Sì ai diritti, no ai favoritismi e al clientelismo. È stata una campagna elettorale piena di gioia e ha portato a una vittoria impensabile, poiché Messina è una città controllata da massonerie, mafie e poteri forti dell’alta borghesia.
Sembrava una lotta conclusa e invece la partita è di nuovo aperta: a tuo avviso quali sono i poteri che spingono per un’opera del genere e che, evidentemente, non si sono arresi?
Le partite di questo genere sono sempre potenzialmente aperte perché le industrie sono come degli avvoltoi. Pensa a Pietro Ciucci: è ritornato di nuovo, è stato richiamato. Le grandi industrie continuano a lavorare incessantemente per fare Grandi Opere, non si fanno problemi a devastare luoghi che sono patrimonio dell’Umanità. Non hanno limiti, non hanno un’etica. Dobbiamo essere noi i custodi del creato e lo Stretto è un patrimonio inestimabile di bellezza, di biodiversità, di unicità che non può essere toccato. Come sostiene il costituzionalista messinese Michele Ainis, “la costruzione del ponte a Messina è in contrasto con l’articolo 9 della Costituzione che promuove la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Già lo hai detto in parte, ma vogliamo ribadirlo: perché siete contro il ponte e quali sono le vostre proposte?
Il “no” al ponte è una sola parola, ma dietro ci sono mille “sì”. I mille “sì” sono gli argomenti e le proposte che portiamo avanti da anni. Il ponte è una delle opere più inutili, costose e devastanti della storia italiana. La cifra negli anni è cresciuta vertiginosamente partendo dai 2, 3, 4, 5 miliardi dell’inizio, fino ai 15 di adesso. Il progetto prevede un ponte sospeso a unica campata largo 64 metri, con pilastri di quasi 400 metri e una lunghezza di 3 chilometri e 300 metri, circa il doppio del ponte più grande del mondo. All’interno sei corsie per il gommato, due d’emergenza, più due linee ferrate: una cattedrale nel deserto trasportistico di tutto il sud.
In quest’area passa la faglia più pericolosa del Mediterraneo dove purtroppo ogni 100-150 anni si verificano terremoti catastrofici. Il terremoto e maremoto del 1908 ha raso al suolo Messina e Reggio Calabria uccidendo circa 100.000 persone. Dicono che il ponte può resistere a un sisma di 7,1 della scala Richter; meno di un anno fa nella vicina Turchia c’è stato un terremoto di 7,9 della scala Richter. Il buon senso porterebbe a dire che con i soldi della collettività ci si dovrebbe impegnare per le vere priorità del sud come, ad esempio, le ferrovie con doppi binari. In Sicilia è quasi tutto a binario unico, oltre il 30/40% dei mezzi è a gasolio, con tempi di percorrenza inaccettabili.
Abbiamo bisogno di strade, autostrade, porti, porti commerciali, collegamenti con gli aereoporti, di autostrade del mare che sono il modo migliore per trasportare le merci in modo meno costoso, più sicuro e meno impattante. Serve anche e soprattutto mettere in sicurezza il territorio. Con le bombe d’acqua sempre più forti degli ultimi tempi, l’Italia crolla perché è una terra molto fragile. I costi della prevenzione sono molto più bassi di quelli della ricostruzione.
Lo Stretto è un luogo di biodiversità unica, lo studiano da secoli ricercatori di tutto il mondo. Durante il mio mandato da sindaco avevo istituito una commissione con vari studiosi per l’iter necessario al riconoscimento da parte dell’Unesco dello Stretto come Patrimonio dell’Umanità. È un lavoro molto lungo e ci vuole ancora tempo.
Qui c’è la storia, la mitologia, la bellezza, c’è il passaggio degli uccelli migratori. Lo Stretto è uno dei tre canali dove gli uccelli migratori passano dall’Africa al Nord Europa e viceversa. Lo stretto è una ZPS, Zona a Protezione Speciale. L’Europa ha multato l’Italia sulla questione ponte perché va contro dei regolamenti molto chiari. Serve una battaglia complessiva dal basso e in Parlamento, ecco perché sto parlando con tutti, anche con le forze politiche di opposizione, non perché questa sia una battaglia di parte ma affinché tutti possano contribuire con un aiuto.
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