5 Set 2023

Re(f)use: creatività, design e alta moda trasformano gli scarti in pezzi unici

Scritto da: Benedetta Torsello

Uno spazio dove ingegno, creatività e sapere artigiano sono di casa: è innanzitutto questo Re(f)use, la prima boutique di design e moda a partire esclusivamente da materiali di recupero e di scarto nata nel cuore di Roma da un’idea di Ilaria Venturini Fendi. Re(f)use non è che la punta dell'iceberg di una serie di iniziative attraverso cui la stilista romana cerca di dare al mondo della moda un forte imprinting etico.

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Roma, Lazio - Parlare oggi di moda e sostenibilità non suona affatto avveniristico. Negli ultimi anni l’industria del fashion ha dovuto, come tutte le altre, adoperarsi per orientarsi verso scelte produttive meno impattanti. Non era così scontato nel 2008, quando la designer Ilaria Venturini Fendi, figlia d’arte, stanca di quello in cui si stava evolvendo il mondo patinato in cui era cresciuta, decide di aprire Re(f)use, una boutique interamente dedicata alla moda sostenibile, la prima nel suo genere nel centro di Roma.

Insito nel nome stesso quel concetto di rifiuto a cui spesso sono condannati gli scarti, Re(f)use è piuttosto un inno a “consumare il rifiuto”, senza per questo demonizzare il consumo, da declinare invece in scelte d’acquisto più consapevoli e sostenibili. E così campionari, pezzi difettati, eccessi di produzione, fondi di magazzino, ritagli, sfridi, scarti industriali diventano eccezionale materia prima, che solo la lungimiranza, l’estro e le abilità artigiane possono trasformare in nuovi e unici oggetti di design.

Il merito di Ilaria Venturini Fendi è proprio quello di dare allo scarto la dignità di un pezzo unico, ricercato e di lusso, perché è l’abilità degli artigiani con cui da sempre collabora l’azienda di famiglia a rendere desiderabili oggetti nati dagli scarti più impensati. Re(f)use è infatti uno spazio in cui tutto ciò che si può vedere e toccare in passato è stato qualcos’altro: per ognuno di questi pezzi si tratta solo della loro seconda o terza vita, e così fino all’infinito verso cui solo la creatività può spingersi.

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CARMINA CAMPUS: DALLA MODA ALLA CAMPAGNA

Figlia di Anna, la seconda delle cinque sorelle della moda romana, Ilaria Venturini Fendi è cresciuta in quel mondo e dopo gli studi in design ha iniziato una lunga gavetta nell’azienda di famiglia, lavorando poi per molti anni come direttore creativo accessori della linea Fendissime e shoe designer. Quando l’azienda viene acquistata dal prestigioso gruppo francese LVMH ha continuato a lavorarci, ma nei valori che ormai permeano il mondo della moda non si riconosce più.

I calendari diventano sempre più fitti, per non parlare delle collezioni, che si rincorrono stagione dopo stagione invecchiando di continuo. Così Ilaria Venturini Fendi decide di lasciare l’azienda di famiglia e la moda. Nel frattempo aveva avuto la fortuna di potersi dedicare alla sua passione per la campagna, imparare i rudimenti del mestiere e recuperare un vecchio casolare in cui realizzare un’azienda agricola biologica.

Ilaria V. Fendi racconta di aver sempre amato la vita in campagna: è qualcosa che le ha trasmesso il padre Giulio, scomparso prematuramente. La stilista ricorda spesso quel suo «irrefrenabile bisogno di vivere all’aria aperta» e di quando da piccola trascorreva così tanto tempo in giardino da non rientrare neppure per pranzo.

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Per la designer romana, l’acquisto dei Casali del Pino con i 174 ettari di tenuta poco fuori Roma, rappresenta un importante momento di svolta, quello in cui probabilmente ha deciso di riprendere in mano le redini della propria vita e trasformare il sogno di vivere in campagna in qualcosa di concreto e non poi così distante dalla moda.

MODA: NON UN ADDIO MA UN NUOVO INIZIO

Ci sono passioni che ci accompagnano da sempre, che sono un tutt’uno con l’ambiente in cui siamo cresciuti e che ci attraggono come centri gravitazionali nonostante la vita sembra condurci altrove. Per Ilaria Venturini Fendi la moda è una di quelle e non solo per il calibro del suo cognome, ma per la straordinaria capacità di immaginare e creare anche dagli scarti o da quelli che apparentemente vengono considerati tali.

Credo che il concetto di bello dovrebbe essere sempre imprescindibilmente legato a quello di buono e sostenibile

«Come designer – sostiene Fendi – sento la responsabilità dei cicli di vita degli oggetti che creo. Credo che il concetto di bello dovrebbe essere sempre imprescindibilmente legato a quello di buono e sostenibile». E così ancora prima di Re(f)use nel 2006 nasce Carmina Campus, un progetto di moda in cui confluisce da un lato l’esperienza acquisita in anni di lavoro sull’accessorio di lusso e dall’altro l’amore per la terra, fonte inesauribile di ispirazione e nuove idee progettuali.

Appassionata e caparbia, Ilaria Venturini Fendi concepisce Carmina Campus come letteralmente un’“ode alla vita in campagna”, dove decide di trasferire il suo atelier e il suo rifugio creativo, ribaltando la visione tradizione della moda e sposandone una più etica e sostenibile in cui creatività e alto artigianato sono abbinati a rispetto per l’ambiente e impegno sociale.

EMPOWERMENT FEMMINILE

Carmina Campus si caratterizza sin da subito non solo per i valori di tutela ambientale, ma anche per l’impegno nella difesa dei diritti civili e lo sviluppo sostenibile. A un certo punto la designer romana si spinge fino in Camerun, dove realizza un laboratorio per valorizzare il talento di giovani donne, accrescere le opportunità lavorative e di indipendenza socio-economica.

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Poco più tardi la stilista avvia un’importante collaborazione con l’International Trade Center, agenzia delle Nazioni Unite con cui realizza in Kenya un progetto pluriennale finalizzato a creare realtà micro-imprenditoriali che coinvolgessero persone del posto, seguite lungo tutto il loro percorso formativo e di apprendimento. Il motto dell’iniziativa era appunto “Not charity, just work”, che ritorna su borse e accessori, non come un semplice claim, ma come ideale a cui ispirarsi.

E poi il lavoro nelle carceri, con il progetto “Made in Prison”, che ha coinvolto ben undici laboratori tra sartorie, pelletterie, stamperie e un centro per la lavorazione del feltro. La ricerca creativa – e non solo – di Ilaria Venturini Fendi si è evoluta negli anni verso infinite e sorprendenti nuove idee progettuali, intraprendendo strade sempre nuove e spesso poco battute. Fino a confluire in Re(f)use: un unico luogo dove l’alta moda si fa condivisione, sperimentazione, ma anche ambientalismo e incarna pienamente lo spirito del nostro tempo.

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