Operazione Siso: Sea Sheperd ripulisce i mari dai rifiuti illegali della pesca
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Messina - Grazie al coordinamento tra la Guardia Costiera italiana, la Guardia di Finanza e le costanti attività di pattugliamento delle navi di Sea Shepherd nell’ambito di Operazione Siso, solo nell’ultimo anno sono stati individuati e recuperati 224 chilometri di lenze illegali e migliaia di ami, segnalate imbarcazioni e censite aree di pesca potenziando le attività di polizia in mare delle autorità italiane, 300 FAD (dispositivi di aggregazione dei pesci composti da polipropilene e plastica che rimane nel mare) per un totale di circa 500 chilometri di polipropilene, lenze, ami e reti letali per tante specie marine nella zona dell’arcipelago eoliano.
Operazione Siso di Sea Shepherd – il nome deriva dal capodoglio ucciso da una rete illegale nel 2017 nelle acque delle isole Eolie e il cui scheletro è ora simbolo e protagonista del MuMa, il museo del mare di Milazzo – ha l’obiettivo di salvaguardare il delicato ecosistema marino delle Eolie dalle pratiche di bracconaggio e pesca illegale. La vicenda del capodoglio Siso infatti testimonia la presenza di attrezzature di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nel Tirreno.
Le reti derivanti, messe al bando nel 2002 ma ancora oggi utilizzate da criminali del mare, catturano specie di pesci pelagici migratori come tonni e spada, oltre a rappresentare una trappola mortale anche per altre specie marine, come tartarughe, delfini e gran parte dei mammiferi marini. I FAD, dispositivi di aggregazione dei pesci, oltre a essere il peggior pericolo ambientale per l’inquinamento da plastica dell’intero Mediterraneo, rappresentano una seria minaccia per le tartarughe marine che vi rimangono impigliate, a volte mortalmente.
«Abbiamo in comune con la filosofia buddhista il concetto di interdipendenza e compassione per tutti gli esseri. È esattamente la nostra missione perché tutti dipendiamo da altri esseri viventi, due respiri su tre “vengono dal mare”, perché l’ossigeno è prodotto dal fitoplancton», spiega Andrea Morello, presidente di Sea Shepherd Italia.
«Il Mediterraneo è il mare più sovrasfruttato al mondo, con oltre il 70% delle specie sovra pescate, in alcune zone il 40% del pescato è illegale e il 30% è frutto di pesca accidentale; se lo sommiamo a un mare ormai riempito di micro e nano plastiche, capiamo che è un ambiente dove la vita dei suoi abitanti è in grande pericolo e noi interdipendiamo da loro per continuare a vivere come specie», continua Morello.
Sea Shepherd è una delle numerose realtà che l’Unione Buddhista supporta sul territorio italiano e Operazione Siso è sostenuta anche dai fondi 8×1000 dell’Unione Buddhista Italiana. Si stima che ogni anno vengano ancorati illegalmente oltre 1.500 FAD, 2000 chilometri di spago viene calato in mare costituito da polipropilene del diametro di 3,5 millimetri, letale per le tartarughe Caretta Caretta e altre specie che spesso vi rimangono impigliate durante le rotte migratorie, oltre a centinaia di chili di plastica e bottiglie contenenti residui di liquidi altamente inquinanti.
«Il mare, che ospita l’80% della vita sul pianeta, è resiliente: dove si tutela l’ecosistema, ad esempio stabilendo aree protette, la natura rinasce. Nelle aree marine protette – che nel Mediterraneo sono il 9,7% ma meno del 2% è realmente tutelato – la vita rinasce in fretta», continua Andrea Morello.
«Per esempio, nell’Area Marina Protetta del Plemmirio a Siracusa, dove Sea Shepherd è impegnata da più di dieci anni in attività costante di pattugliamento in collaborazione con le autorità locali, in pochi anni è stato registrato un aumento del 500% della biodiversità. L’Obiettivo 14 dell’ONU “Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine” si dà come traguardo il 30% dei mari protetti entro il 2030. Dobbiamo raggiungerlo rendendolo una priorità per il nostro Paese».
Dal 2016 l’Unione Buddhista Italiana, oltre a operazione Siso, sostiene diversi progetti umanitari e sociali in Italia e all’estero, selezionati in coerenza con l’idea che sta alla base del pensiero buddhista, l’interdipendenza e il prendersi cura, perché ogni essere senziente, umano o animale che sia, è interconnesso e quando ci si prende cura di qualcuno si agisce a favore dell’intera collettività.
Progetti concreti sul territorio rivolti alle categorie più fragili, con particolare attenzione ai diritti umani, al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo di una cultura della sostenibilità umana, sociale ed economica. Nel 2023, oltre a Operazione Siso, l’Unione Buddhista ha sostenuto anche la produzione di salsa di pomodoro caporalato-free nel leccese e i percorsi di meditazione in carcere, da Milano a Palermo, per agevolare il reinserimento sociale.
E ancora gli sportelli di ascolto, cura e cittadinanza attiva presenti in diversi quartieri di Torino, il rifugio in provincia di Rimini dove centinaia di cani, gatti e capre sono accolti e curati, e il laboratorio tessile di prodotti artigianali creati dalle donne migranti accolte nel piccolo borgo calabrese di Camini.
Interdipendenza significa che il tutto è nell’uno, che un fiore non può esistere da solo, ma deve inter-essere con ogni altra cosa come accade quotidianamente: la luce del sole penetra nella vegetazione, la vegetazione penetra negli animali, noi ci interpenetriamo gli uni con gli altri. Se riuscissimo a consapevolizzare davvero questo semplice insegnamento basterebbe poco avere cura di tutto ciò che è intorno a noi. Responsabilità sociale e interdipendenza, appunto, perché siamo fatti per non poter fare a meno gli uni degli altri.
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