27 Set 2023

Missione parchi, un trekking fra le aree protette per una nuova alleanza con la Natura

Scritto da: Paolo Piacentini

Un trekking che toccherà i maggiori parchi nazionali dell'Italia centrale e avrà lo scopo di dare una sferzata alle politiche per la conservazione e tutela della natura, anche alla luce del difficile momento che stiamo attraversando. Paolo Piacentini ci parla di questa iniziativa che si terrà a primavera 2024 e di cui Italia Che Cambia sarà media partner

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Per tanti anni si è pensato – anche all’interno di una grossa parte del movimento ambientalista che era stato tra i maggiori promotori dell’approvazione della legge quadro sulle aree protette ( legge 394/91 ) – che fosse giunto il momento di modificare quello strumento normativo, sicuramente perfettibile, ma pilastro delle politiche sulla conservazione. Una spinta a modifiche radicali, per fortuna rimaste nei cassetti, dovuta in gran parte all’azione lobbistica di amministratori locali e interessi economici di vario tipo, che avrebbe snaturato profondamente la missione primaria di parchi e riserve naturali.

È fuori discussione la crisi delle aree protette, una situazione dagli aspetti complessi che avrebbe bisogno di un’analisi attenta e calata in ogni singolo territorio. Una difficoltà  che va risolta non abbassando la guardia rispetto alle politiche sulla conservazione che se rilanciate con coraggio e convinzione si riflettono in positivo sulla dimensione spirituale e materiale per le comunità locali e per i visitatori. Invece di continuare a indebolire la missione principe delle aree protette bisogna lavorare seriamente per rinverdire i fondamentali che rendono conciliabili tutela, crescita culturale e promozione socio-economica. 

parco nazionale1

Negli ultimi anni il sistema dei parchi  ha subito attacchi da più parti, alcuni velati e altri molto diretti, oserei dire sfacciati. Quelli velati arrivano da politiche di “ sviluppo “ economico che, nei fatti, hanno derubricato il valore intrinseco della natura per lasciare spazio a un approccio prettamente produttivo ed estrattivo. Parliamo di attività che formalmente spesso sembrano non confliggere con la gestione della conservazione ma nei fatti non è così.  

La tutela della biodiversità animale e vegetale viene vissuta come un vincolo eccessivo anche se poi agli Enti Parco viene data la possibilità di accedere a finanziamenti importanti che vanno nella giusta direzione indicata anche dagli obiettivi dell’Agenda 2030 e oltre. Quindi, se da una parte gli Enti di gestione delle aree protette che, seppure spesso con organici carenti, hanno a disposizione ottimi e motivati tecnici operano in coerenza con gli obietti della conservazione, i rappresentanti istituzionali solo in occasioni formali sembrano credere al valore aggiunto delle politiche sulla conservazione

Alla sopportazione – perché di questo spesso si tratta – delle azioni di tutela della biodiversità poi si aggiungono veri e propri attacchi frontali con progetti in forte conflitto con la missione dell’area protetta interessata. Davanti a questi progetti eterodiretti, spesso avallati dai vari livelli istituzionali, gli Enti Parco faticano sempre di più a opporsi nonostante la legge e le normative europee sono completamente dalla loro parte, purtroppo applicate sulla base di procedure non sempre chiare. 

parco nazionale

Il famoso PNRR, che interessa anche il sistema dei parchi, sta aprendo la porta a progetti che poco o nulla hanno a che vedere con quella sostenibilità ambientale richiamata con il già timido meccanismo del DNSH – Do No Significant Harm –, linee guida per scongiurare impatti significativi sull’ambiente. Siamo davanti a un arretramento della sensibilità sui temi della conservazione a favore di un’attenzione tutta concentrata sulla drammatica crisi climatica che, secondo la narrazione mainstream, ha come principale soluzione la decarbonizzazione. 

La tutela della biodiversità e del paesaggio sono surclassati dalla più generica tutela ambientale come se i tre fattori non fossero tra loro interconnessi. Basterebbe basarsi, tra gli altri, sullo studio redatto da EEB – European Environmental Bureau – in cui si parla chiaramente di come conciliare l’inserimento delle fonti rinnovabili con la tutela effettiva della biodiversità. Davanti allo spauracchio della crisi climatica il valore intrinseco della natura e i benefici psico-fisici di ricchezza spirituale e incanto vengono schiacciati dall’emergenza nonostante siano riconosciuti – Millenium Ecosystem Assessment – come valore economico dal meccanismo normativo dei servizi ecosistemici. 

Quando un’area protetta non viene più percepita nell’immaginario collettivo come territorio dove la presenza umana deve essere in perfetto equilibrio con la natura, ogni idea malsana di valorizzazione economica rischia di avere il sopravvento. Arrivano proposte di apertura strade, nuovi impianti di risalita, grandi parchi eolici e via dicendo nelle aree di confine o addirittura nel cuore dei parchi. Come ricordato qualche frase sopra, questi progetti incoerenti con una vera sostenibilità, spesso si tenta di farli finanziare con il PNRR.  

orsa amarena

Alla luce di queste considerazioni c’è bisogno di rilanciare un dibattito serio inaugurando una nuova stagione in cui gli Enti Parco provano a intavolare un dialogo più stretto con le comunità locali per dimostrare con atti concreti e una più efficace comunicazione che la missione della conservazione non è assolutamente in conflitto con gli interessi generali del territorio. D’altra parte è ormai dimostrato che assecondare l’allentamento delle azioni di conservazione a favore di una “ valorizzazione “ sempre più lontana dallo spirito della legge quadro non ha fatto altro che stuzzicare sempre di più l’appetito di chi vorrebbe depotenziare il ruolo delle aree protette fino a renderle delle agenzie di promozione territoriale modello pro loco. 

Gli Enti di gestione in questo necessario e urgente rilancio delle politiche sulla conservazione devono assolutamente studiare nuove modalità di gestione dei conflitti cercando una sintesi che venga incontro alle esigenze delle comunità locali senza abbassare ulteriormente la guardia. Da parte loro i fruitori delle aree protette, soprattutto quelli che si professano amanti della natura, devono diventare i nuovi alleati delle politiche di tutela non solo rispettando le regole ma facendosi parte attiva nella promozione di una sostenibilità che non chiamerei più ambientale ma naturale. 

C’è bisogno di rilanciare un dibattito serio inaugurando una nuova stagione in cui gli Enti Parco provano a intavolare un dialogo più stretto con le comunità locali

La storia, solo ultima della serie, della drammatica morte dell’orsa Amarena è la manifestazione lampante di come non basta definirsi amanti della natura se non maturiamo la consapevolezza che poi concretamente dobbiamo rispettarla e affidarci a chi con professionalità e passione ci chiede di attivare comportamenti coerenti. Per tutti i motivi analizzati e per provare a ridare centralità alla conservazione mantenendo gli impegni sulla tutela della biodiversità a livello internazionale, ho lanciato con un gruppo di naturalisti, accompagnatori escursionistici e appassionati di trekking, il progetto di una traversata nelle maggiori aree protette dell’Appennino Centrale con partenza il 24 maggio 2024.

Partiremo nella giornata dedicata alla Festa dei Parchi per rafforzare il messaggio, che cercheremo di amplificare a ogni livello politico istituzionale, dei media e associativo. Il percorso principale sarà dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise passando per il Parco Nazionale del Gran Sasso Laga e Parco del Sirente Velino, ma lavoreremo per accogliere traversate laterali proposte dalle realtà locali. Nei prossimi mesi gruppi di lavoro specifici perfezioneranno l’itinerario e le proposte di sensibilizzazione in alcune tappe fondamentali del percorso. Italia Che Cambia sarà uno dei media partner del progetto, seguiteci. 

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