Con Maria Grazia Attanasi alla scoperta di una Sicilia più vera e autentica
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Catania - Il siciliano medio è un po’ come Dottor Jekyll e Mr Hyde, alterna momenti in cui inneggia alla bellezza della propria terra – senza rendersi conto che spesso la qualità della vita non dipende solo da un oggettivo incanto – a momenti in cui la Sicilia è il luogo peggiore in cui vivere. Non esiste una via di mezzo, uno spazio in cui poter analizzare con lucidità cosa migliorare e come fare affinché questo avvenga e si punti a un reale cambiamento a cominciare anche dalla solita classe politica che puntualmente viene eletta.
Per fortuna però non esiste solo il siciliano medio. Che poi la Sicilia abbia una bellezza oggettiva e disarmante, contraddittoria e magica allo stesso tempo non ci sono dubbi. Una terra dal forte richiamo anche per chi è nato o nata altrove e non la sceglie solo come luogo di vacanza, ma come “casa” in cui vivere superando tutte quelle difficoltà che si tramandano “accuratamente” nei secoli.
È il caso di Maria Grazia Attanasi, toscana, che da vent’anni ha scelto di vivere in Sicilia, ai piedi dell’Etna. È arrivata nel 2003 per seguire alcuni progetti di una onlus dedicati ai giovani e agli adolescenti. Già all’epoca era una guida turistica abilitata, anni prima aveva accompagnato tra Roma e Assisi i pellegrini sulla via di San Francesco.
Nel 2010 gli effetti della crisi cominciano a sentirsi anche nel suo lavoro in Sicilia. Trascorre un anno negli Stati Uniti e poi rientra in Italia. Si ritrova a dover fare una scelta: ritornare in Toscana e godere di una vita più “agiata” e semplice o restare in Sicilia, dove negli anni ha instaurato tante relazioni e sente una forza magnetica che la attrae.
La risposta potete immaginarla. I primi anni non sono semplici: lavora per qualche tempo nei call center prima di tornare a fare la guida e inserirsi in circuiti internazionali e nel frattempo instaura un contatto sempre più profondo con il territorio e le persone locali scoprendone la vera autenticità. «In questi vent’anni ho ricevuto tanto, è per questo che mi piace donarlo alle persone e ai turisti che accompagno. Oltre alle bellezze naturali e artistiche ci sono le relazioni con le persone e con i luoghi, proprio per questo negli ultimi anni ho deciso di puntare molto sul turismo esperienziale», racconta Maria Grazia.
Da circa tre anni infatti accompagna americani e gente di tutto il mondo a Motta Camastra a impastare i maccheroni a mano insieme alle mamme del borgo di Motta Camastra, ma anche a conoscere Pippo, il barbiere storico del paese che insegna loro come fare la barba, o Alfia, che tutte le mattine aspetta affacciata dal balcone l’arrivo di Maria Grazia – che tutti in paese chiamano a carusa, la ragazza giovane – insieme ad un nuovo gruppo. I turisti si trovano a vivere il borgo, a conoscere chi lo abita quotidianamente, ma anche ad assistere ai momenti di gioia e dolore, ai momenti di festa. Momenti “normali” per la vita di un paese.
Da Motta Camastra sono partiti altri progetti simili. A Bronte, ad esempio, dove spesso si è soliti visitare le grandi aziende di pistacchieti, Maria Grazia porta i turisti da Domenico, che ha un suo piccolo pistacchieto, fa agricoltura biologica nel suo orto dove i turisti possono raccogliere quello che desiderano.
«Rimangono colpiti dalla bellezza dei luoghi e dal cuore delle persone che incontrano. Anche nelle città più grandi, come Catania o Taormina, li accompagno tra gli angoli più nascosti dove poter salutare qualcuno, vedere i bambini giocare per strada o sentire il profumo di bucato appena steso», continua Maria Grazia.
«Mi piace pensare di essere un ponte tra chi viene da fuori e la gente siciliana vera e autentica. L’ho vissuto sulla mia pelle, mi sono imbattuta in certe dinamiche e in certi contesti, ognuno con le proprie peculiarità. Ho dovuto rimboccarmi le maniche, scoprire anche le differenze culturali che ci sono ancora. Nel tempo mi sono sicilianizzata! Solo così si riesce a distinguere il folklore dalla vita vera di tutti i giorni».
Toscana, papà salentino e mamma lucana, alla domanda “come mai hai scelto di vivere qui?” risponde sempre: “per amore della Sicilia, non di un siciliano”. E come tanti siciliani soffre e prova rabbia di fronte alla mancanza di un certo tipo di progettualità che altrove invece esiste e che non si ferma al presente, ma ha una visione più a lungo raggio nel tempo.
Negli anni passati Maria Grazia è stata anche presidente del WWF Sicilia Nord Orientale e ha portato avanti numerosi progetti oggi interrotti, come quello all’Oasi del Simeto, un territorio ricchissimo per biodiversità, ma anche complesso, che nel giro di poco tempo grazie a un servizio di sorveglianza aveva visto la diminuzione di incendi, bracconieri e pescatori abusivi. Maria Grazia è un vulcano di idee; non a caso si immagina, insieme ai suoi colleghi, tra le strade della Sicilia o sull’Etna insieme a turisti di tutto il mondo per dare loro nuovi occhi e scoprire questa terra insieme a tanti Pippo, Salvatore, Alfia e Maria.
«Meglio guadagnare un po’ meno, ma rispettare l’ambiente e le persone e valorizzare ciò che abbiamo. Ho in mente nuovi tour e nuovi luoghi da far conoscere. Vorrei che i siciliani comprendessero sul serio i tesori che hanno ereditato senza aspettare che sia qualcuno da fuori a farlo o che lo facciano le amministrazioni pubbliche al loro posto. Si può partire dalle piccole cose, lavorare in rete, mettersi insieme e diventare un’istituzione. In Sicilia, tra l’altro, ci sono tanti esempi di questo tipo. Serve solo rimboccarsi le maniche», conclude Maria Grazia.
Dopo gli eventi di questa estate bollente che mettono sempre più in difficoltà la quotidianità, speriamo che parole come quelle di Maria Grazia possano avere un seguito ed essere comprese da una collettività sempre più grande. Non serve crogiolarsi nella bellezza, serve assaporarla ed esserne coscienti per poterla valorizzare e tutelarla al meglio con intelligenza e lungimiranza.
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