Kaki Tree, alberi della pace per unire i progetti virtuosi e creare rete
Seguici su:
Campania - Fra i pochi sopravvissuti a una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità – la bomba atomica di Nagasaki – vi furono alcuni alberi di cachi. Queste tenaci piante, capaci di eludere la devastazione di un ordigno nucleare, sono diventate anche simbolo del rifiuto di una cultura storica divisiva, violenta e bellicista. Sono considerate oggi alberi della pace.
È per questo che, fra le altre cose, sono al centro di un bel progetto che unisce virtualmente e fisicamente varie parti d’Italia, un percorso che inizia a Brescia e finisce a Napoli, per la precisione a Scampia. È quello compiuto da Kaki Tree Project, associazione che organizza piantumazioni di alberi di cachi attorno a cui far crescere reti solidali che promuovano la cultura della pace e del dialogo.
KAKI TREE A SCAMPIA
Ma veniamo all’attualità: sabato 30 settembre 2023 si terranno i festeggiamenti per il primo compleanno del Kaki Tree di Scampia, piantato il 2 ottobre scorso fra le aiuole del Giardino dei cinque continenti e della nonviolenza. «L’anniversario – mi spiega Martina Pignataro del GRIDAS e della rete Pangea – è anticipato rispetto al 2 ottobre [giornata mondiale della nonviolenza, ndr] sia perché il 30 è l’ultimo sabato del mese, giorno in cui la rete si trova per curare l’albero, sia perché la il 2 ottobre verrà piantato un altro albero in un bene confiscato ad Afragola».
Già, perché Kaki Tree non è solo la piantumazione di una pianta, ma è il simbolo della resistenza alla violenza intorno a cui tessere delle sinergie. Alla messa a dimora dell’alberello infatti segue un percorso di cura, dal punto di vista non solo agronomico ma anche sociale. «Piantare l’albero nel giardino cinque continenti era un rischio perché è un parco pubblico», spiega Martina riferendosi al rischio che il caco venisse vandalizzato.
«Abbiamo deciso di farlo lo stesso, segnalando la pianta con un totem che spiega il progetto. Per noi infatti seminare bellezza per migliorare la condizione del territorio funziona; spesso si rinuncia a intervenire perché “tanto poi lo distruggono”, ma non è sempre vero». A Scampia si scommette molto su questo: se uno fa una cosa dal basso per migliorare la vita di tutti, alla fine viene rispettata. «I pannelli della metro di Scampia dedicati a Felice Pignataro non hanno subito vandalismi, nessuno li ha toccati», sottolinea Martina. «Bisogna rispondere ai problemi reali della gente dei quartieri o anche solo per star loro vicini. È un segnale di un miglioramento che viene dal basso».
LA RETE DEI CACHI
L’albero di Scampia non è solo. Lo scorso aprile è stato donato un albero di caco al Presidente Mattarella – in rappresentanza del popolo italiano – e la pianta è stata messa a dimora nel giardino di Castel Porziano. Ad agosto poi, Kaki Tree Project ha organizzato due biciclettate partendo da Castel Porziano il 6 agosto, anniversario della bomba di Hiroshima, e arrivando a Scampia il 9 agosto, anniversario di Nagasaki. Nel mezzo la carovana ha fatto tappa a Cassino, la città italiana più bombardata durante la guerra, dove verrà piantato un caco.
«Anche la rete Pangea ha partecipato alla biciclettata alla partenza e alla tappa di Cassino – racconta Martina –, fermandosi anche a Maiano, dove c’è un altro bene confiscato. Lungo il tragitto abbiamo avuto modo anche di visitare il centro Fernandes di Castel Volturno, il tutto per fare rete attorno a un progetto comune fra realtà collegate o collegabili. Il 9 agosto siamo giunti a Scampia e il 10 c’è stata la visita alla masseria Ferraioli di Afragola, dove è stata portata la pianta che verrà piantata il 2 ottobre».
Ruote e alberi per unire realtà virtuose che, da nord a sud, combattono ogni giorno per portare bellezza e cambiamento nelle molte zone d’Italia abbandonate a loro stesse e considerate dalla narrazione convenzionale “degradate”. «Kaki Tree cerca sempre contatti con le amministrazioni comunali in rappresentanza dei cittadini – conclude Martina – allo scopo di attivare intorno agli alberi che vengono piantati percorsi legati alla nonviolenza, alla pace e al vivere comune. Le amministrazioni infatti hanno anche il compito di supportare le realtà locali, che poi si prenderanno cura delle piante e creeranno le reti».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento