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Profitto, rendimento e remunerazione del capitale. Quando si parla di finanza e investimenti spesso si fa riferimento a questi concetti, che però non sono l’unica prospettiva possibile. Basta ampliare l’angolazione. La finanza controlla il mondo quanto la politica. Ecco perché oggi sempre più investitori vogliono essere informati sul modo in cui i propri risparmi vengono impiegati per generare redditività.
La finanza etica è un approccio che si basa su valutazioni morali piuttosto che su analisi esclusivamente finanziarie, integrando quindi considerazioni etiche e socio-ambientali nelle decisioni di investimento, con l’intenzione di generare un impatto positivo sulla società.
Ecco perché sostenere imprese che hanno un occhio di riguardo agli impatti sociali e ambientali delle proprie attività può concretamente migliorare le scelte degli individui e delle altre aziende. Non bisogna però fare confusione: questo tipo di finanza non è legata alla beneficenza o alla filantropia, perché non punta a devolvere parte dei rendimenti a iniziative con valenza sociale. Il suo scopo invece è quello di svolgere un’attività concreta di gestione delle attività di risparmio, orientate però all’etica.
Il manifesto della finanza etica
Proprio perché la finanza etica è un campo in continua evoluzione e la sua storia futura potrebbe essere influenzata da nuovi sviluppi e cambiamenti nel panorama finanziario e sociale, non esistono attualmente degli standard internazionali per classificare gli investimenti etici.
Tuttavia la finanza etica può essere definita come quel pensiero economico contemporaneo che, non potendo porsi contro le tradizionali teorie economiche, ma facendole in parte proprie, ha come fine l’uso del denaro come mezzo e non come scopo, avendo a riferimento la persona umana. Ecco perché la finanza etica ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano (Fonte: Fondazione Culturale Responsabilità Etica).
Per orientarvi, vi diamo cinque ragioni per puntare la vostra bussola su questi investimenti:
– è trasparente perché gli investitori etici ricercano informazioni complete sulle società e sui progetti su cui stanno investendo, compresi i fattori sociali e ambientali;
– gli investimenti sono socialmente responsabili: si investe in organizzazioni allineate a determinati valori come la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani;
– impact investing: gli investimenti sostengono progetti, enti no-profit e imprese che hanno un impatto positivo misurabile e che cercano di risolvere problemi concreti. Qualche esempio? Si possono acquistare quote di aziende oppure si può investire in beni tangibili, come l’housing sociale o gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili;
– alcuni settori non vengono finanziati: la finanza etica non investe in armi, tabacco, gioco d’azzardo e tutti gli ambiti che possono avere un impatto negativo sulla società;
– partecipazione: soci e risparmiatori possono esercitare il proprio diritto di voto durante le assemblee degli azionisti per promuovere pratiche più sostenibili e responsabili da parte delle società in cui investono. Nella finanza etica risparmiatori e soci sono, quindi, coinvolti allo stesso modo nel processo decisionale.
A marzo 2021 è entrato in vigore il Sustainable Finance Disclosure Regulation, il primo regolamento con cui l’Unione Europea ha deciso di disciplinare la finanza etica e gli investimenti sostenibili. Un modo per garantire trasparenza in tema di integrazione dei rischi di sostenibilità, tenendo in considerazione gli effetti negativi sui processi decisionali in materia di consulenza sugli investimenti e di gestione di portafoglio.
Storia della finanza etica, un modo diverso di “fare banca”. Come nasce e perché?
I problemi della finanza tradizionale
La finanza tradizionale opera attraverso banche, compagnie di assicurazione e mercati regolamentati. Nonostante sia stata un pilastro dell’economia per molti anni, oggi la finanza tradizionale presenta diversi limiti.
Eccone alcuni:
- Accesso limitato: in diverse parti del mondo molte persone e aziende hanno accesso limitato ai servizi finanziari tradizionali. Le istituzioni finanziarie spesso operano solo nelle aree più sviluppate o servono clienti con un certo livello di reddito, lasciando fuori molte persone e comunità economicamente svantaggiate.
- Costi elevati: le transazioni finanziarie nel sistema tradizionale spesso hanno commissioni piuttosto elevate, cosa che può scoraggiare le persone dal partecipare al sistema finanziario o aumentare i costi per gli utenti, riducendo quindi la loro disponibilità finanziaria.
- Lentezza delle transazioni: le transazioni finanziarie tradizionali possono richiedere giorni o addirittura settimane per essere elaborate e confermate, soprattutto se coinvolgono transazioni internazionali. Questa lentezza può influire negativamente sugli affari e ridurre l’efficienza.
- Controllo centralizzato: la finanza tradizionale è dominata da istituzioni finanziarie centralizzate come banche e governi. Questo modello centralizzato può portare a una mancanza di trasparenza, fiducia e controllo individuale sul proprio denaro.
- Esclusione finanziaria: A causa di rigide regole di conformità, molte persone, specialmente quelle con scarsa storia creditizia o status di rischio, possono essere escluse dall’accesso al credito o a prestiti convenienti.
- Mancanza di trasparenza: in alcune situazioni, il sistema finanziario tradizionale può mancare di trasparenza nei processi decisionali e negli investimenti, rendendo difficile per gli investitori capire i rischi a cui sono esposti.
- Burocrazia eccessiva: la regolamentazione e la burocrazia nel settore tradizionale rallentano l’innovazione e limitano l’accesso a nuove opportunità di investimento e finanziamento.
Proprio a causa di questi problemi, molte persone stanno cercando alternative nel settore finanziario, come le tecnologie blockchain e le criptovalute, che offrono nuove possibilità per una maggiore inclusione finanziaria, trasparenza, velocità delle transazioni e controllo individuale sui propri fondi.
La nascita della finanza etica
La finanza etica affonda le proprie radici a Boston nel 1928, quando nasce ufficialmente il Pioneer fund che, cavalcando l’onda del proibizionismo, è il primo in assoluto a tagliare fuori dal raggio dei suoi investimenti il gioco d’azzardo, le armi, il tabacco e l’alcool. Tra gli anni ‘60 e ‘70, con i primi movimenti femministi e studenteschi e le mobilitazioni contro la guerra del Vietnam, aumentò l’interesse di alcuni cittadini nei confronti dell’impatto sociale e ambientale delle aziende e anche il consumo critico iniziò a muovere i suoi primi passi. Questo portò a una maggiore consapevolezza collettiva, anche riguardo gli investimenti etici.
In quegli anni molti cittadini, presa consapevolezza delle storture del sistema, iniziarono a chiedersi se fosse etico il comportamento degli istituti finanziari, il cui unico scopo era il raggiungimento del massimo profitto; ma anche se un settore che si occupava solo della sostenibilità economica degli investimenti potesse anche avere una funzione sociale e se fosse possibile organizzare democraticamente la gestione degli istituti di credito.
L’approccio d’investimento SRI – Social Responsible Investment – nasce infatti negli anni ’60 negli Stati Uniti, con strategie che si basano inizialmente sull’esclusione dal portafoglio di aziende che operano in settori ritenuti controversi o dannosi per la società e l’ambiente come tabacco, pornografia, alcol, gioco d’azzardo, armi o energie fossili. L’intento è creare valore aggiunto per l’ambiente o la società in generale.
Così, nel corso degli anni ’70 e ’80 si costituirono i primi fondi etici e comunitari, che iniziarono ad applicare criteri di screening etico alle proprie scelte di investimento. Tali fondi cercano in primis di evitare investimenti in aziende coinvolte in settori come l’armamento, il tabacco o l’inquinamento. Oggi gli investimenti eticamente orientati portano un impatto intenzionalmente positivo sul pianeta e sulle persone. Questi movimenti si diffusero a macchia d’olio in tutto il mondo e grazie a questa crescente consapevolezza si arriva a fenomeni globali come il boicottaggio del Sudafrica dell’apartheid, negli anni Ottanta.
La finanza etica in Italia e nel mondo
Da quando negli anni Ottanta si iniziò a parlare apertamente di investimenti sostenibili e responsabili, oggi nel mondo ci sono numerose sperimentazioni di organismi eticamente orientati che investono il denaro dei risparmiatori in una vasta varietà di progetti umanitari e per la salvaguardia dell’ambiente. Oggi la Global Alliance for Banking on Values è un network di 54 banche e partner strategici da tutto il mondo impegnati a realizzare servizi e strumenti finanziari al servizio del bene comune e dello sviluppo sostenibile.
Le banche aderenti alla Gabv contano oltre sessantamila lavoratori, servono cinquanta milioni di clienti e gestiscono patrimoni per un valore complessivo di 163 miliardi di dollari. «Le banche che aderiscono alla Gabv hanno dimostrato che possiamo migliorare la qualità di vita delle nostre comunità attraverso la finanza etica e allo stesso tempo ottenere ritorni economici migliori e più stabili rispetto alle banche too big to fail», ha affermato Marcos Eguiguren, direttore esecutivo di Global Alliance for Banking on Values.
L’esperienza delle Mag
In Italia la finanza etica nasce con l’esperienza delle Mag, le Mutue AutoGestione, cioè società tra persone basate sul rapporto fiduciario con i soci e le realtà finanziate. Le Mag raccolgono il denaro dei soci in forma di capitale sociale per finanziare iniziative economiche autogestite e offrendo opportunità di finanziamenti etici e solidali, erogando prestiti con tassi d’interesse a condizioni di rientro vantaggiose. Una volta rientrati i fondi vengono subito riutilizzati per nuovi finanziamenti o progetti.
La prima Mag nacque nel 1978 a Verona e fu subito seguita da altre in molte città del nord Italia. Venne poi costituita Banca Popolare Etica, che aveva come soci fondatori buona parte del terzo settore italiano, nonché di molte Mag che hanno comunque continuato a operare.
Agli inizi del 2000 hanno iniziato la loro attività sia una società di gestione del risparmio etica, Etica Sgr, che due banche che allargano l’offerta dei prodotti etici: Eticredito, con sede a Rimini, e Banca Prossima, del gruppo Intesa San Paolo. Anche alcune Banche di Credito Cooperativo e alcune loro Federazioni hanno ripreso il passato vigore etico in seguito allo sdoganamento del credito a soggetti deboli dell’intero mondo non profit che Banca Etica ha reso possibile.
In Italia alcuni settori della finanza etica includono:
- Le banche etiche: ci sono diverse banche etiche che offrono servizi finanziari con un occhio di riguardo ai valori sociali e ambientali. Alcune di queste banche promuovono l’investimento in progetti come le energie rinnovabili, l’edilizia sostenibile e le iniziative sociali.
- I fondi etici: si tratta di fondi di investimento che cercano di selezionare aziende con buone pratiche ambientali, sociali e di governance. Questi fondi cercano di bilanciare il rendimento finanziario con l’impatto sostenibile.
- La microfinanza: la microfinanza coinvolge la fornitura di servizi finanziari, come prestiti e assicurazioni, a persone a basso reddito o a comunità svantaggiate.
- Gli investimenti sociali, che mirano a sostenere progetti o imprese che hanno un impatto positivo sulla società. Questi possono includere investimenti nell’istruzione, nella salute, nell’occupazione e in altre aree di interesse pubblico.
Una Banca Etica per una finanza etica
Banca Etica nasce nel 1999 per proporre un’esperienza bancaria diversa, offrendo allo stesso tempo tutti i principali prodotti e servizi per privati e famiglie o per organizzazioni e imprese, il tutto perseguendo i principi della finanza etica. Si tratta di una banca cooperativa, in cui la gestione democratica è assicurata dalla libera partecipazione dei soci secondo il principio di “una testa, un voto”. A essere finanziate sono organizzazioni che operano in quattro settori specifici: cooperazione sociale, cooperazione internazionale, cultura e tutela ambientale.
Ne abbiamo parlato qui con Ugo Biggeri, l’ex presidente di Banca Etica, il quale ci ha raccontato non solo che sono stati intermediati ogni anno oltre due miliardi e mezzo di euro, ma anche che è stata la prima banca al mondo ad aver pubblicato sul web tutti i finanziamenti alle persone giuridiche. Ed è tuttora l’unica in Italia a farlo.
Finanza etica e questione ecologica
Banche e cambiamento climatico
Negli ultimi anni il ruolo delle banche nel cambiamento climatico è diventato sempre più rilevante. Cruciali nell’economia globale, le decisioni finanziarie sono in grado di influenzare l’andamento delle attività economiche e, di conseguenza, anche l’impatto ambientale. Ecco alcune considerazioni chiave sul ruolo delle banche nel cambiamento climatico:
- Finanziamento delle attività legate al clima: le banche possono influire sul cambiamento climatico attraverso la concessione di prestiti e crediti verso settori a bassa emissione di carbonio, per esempio, come le energie rinnovabili. In questo senso le politiche di finanziamento delle banche possono influenzare concretamente la transizione verso un’economia a basso impatto.
- Gestione del rischio climatico: il cambiamento climatico può avere impatti significativi sulla stabilità finanziaria. Eventi climatici estremi come tempeste, inondazioni e siccità possono causare perdite finanziarie per le banche attraverso prestiti non rimborsati o attività danneggiate. Le banche devono quindi valutare e gestire il rischio climatico nel loro portafoglio di prestiti e investimenti.
- Divulgazione delle informazioni climatiche: le banche sono sempre più chiamate a divulgare informazioni sulla loro esposizione al rischio climatico e sulle strategie adottate per affrontarlo. Questa trasparenza è fondamentale per consentire agli investitori e agli stakeholder di valutare l’esposizione delle banche al cambiamento climatico e il loro impegno per una transizione sostenibile.
- Innovazione finanziaria: le banche possono guidare l’innovazione finanziaria a supporto della sostenibilità. Ad esempio, possono sviluppare prodotti finanziari dedicati a investimenti verdi, emissioni di obbligazioni legate al clima o promuovere l’adozione di criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle loro attività.
- Coinvolgimento attivo: le banche possono esercitare pressioni sugli emittenti di prestiti o sulle società in cui investono affinché adottino misure per la riduzione delle emissioni di carbonio e l’adozione di pratiche sostenibili.
- Transizione verso un’economia a basse emissioni: nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, le banche possono contribuire alla mobilitazione di capitali per progetti di infrastrutture sostenibili e tecnologie pulite.
Oggi sono molte le istituzioni finanziarie che hanno iniziato ad affrontare in modo più deciso il cambiamento climatico, adottando politiche di finanziamento sostenibile, valutando il rischio climatico e impegnandosi nella promozione della sostenibilità ambientale. Tuttavia, resta ancora molto da fare per garantire che il settore finanziario giochi un ruolo costruttivo nella lotta ai cambiamenti climatici.
Ognuno di noi può impegnarsi in prima persona per cambiare il mondo della finanza: basta scegliere banche locali, come le banche di credito cooperativo e le banche etiche, e impegnarsi nelle attività delle numerose realtà che lottano per una regolamentazione del mondo finanziario, come l’associazione Cittadini Sostenibili, che portano consapevolezza sul tema delle Banche Armate [ve ne abbiamo parlato qui]. Per investire pensando anche al bene comune.
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