L’Emporio Margherita: abiti e oggetti di seconda mano per una rivoluzione dell’usato
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Cuneo - Ho sempre dato un grande valore a qualsiasi oggetto o manufatto fosse di seconda mano. Sarà che come secondogenita la concezione di “usato” è sempre stata una normalità. Negli anni poi il mondo del recupero, dei mercati dell’usato, del second hand – specialmente per quanto riguarda l’abbigliamento – sono diventati oltre che un’abitudine, una vera passione, accompagnata alla consapevolezza di star facendo concretamente una scelta sostenibile, etica, giusta. Una scelta migliore.
È così diventata una consuetudine lanciarmi alla ricerca negozi, progetti o iniziative che promuovono il riuso: conoscere, insomma, coloro che mettono in pratica idee innovative e – perché no? – conoscere loro storia. Oggi vi parlo della mia ultima e fortunata scoperta che risiede nel cuneese, a Borgo San Dalmazzo: parlo dell’Emporio Margherita, un negozio che dal 2021 propone indumenti e oggettistica usati con lo scopo di rimetterli in circolo, ma soprattutto un progetto che accanto al sogno di un’economia più circolare – e meno lineare – si sta impegnando a favorire l’inclusione socio-lavorativa di persone in condizione di fragilità.
Insomma, un progetto etico e inclusivo al 100%. L’Emporio Margherita è gestito dalla Cooperativa Momo, conosciuta nel cuneese in quanto attiva nel settore dell’educazione e dei servizi sociali, rivolgendosi al mondo dell’immigrazione, dell’autismo, dei giovani, del lavoro, della rigenerazione urbana e del sostegno educativo.
LA NASCITA DEL PROGETTO
A raccontarmi la storia di questo progetto virtuoso è Tiziana Massa, coordinatrice dell’Emporio Margherita. «Già prima del 2021 il Progetto Margherita era una realtà nota nel cuneese, in quanto portata davanti dall’associazione di volontariato Non solo Noi che raccoglieva abiti e oggetti usati donati dai cittadini per rimetterli in circolo. L’obiettivo era dare la possibilità alle persone in difficoltà socio-economica di poter accedere a un abbigliamento dignitoso a un prezzo calmierato. Nel tempo il progetto è cresciuto sempre di più ed è diventato talmente grande che i volontari si rivolsero a noi, per unire le forze».
La cooperativa Momo accetta subito la sfida e in poco tempo, con l’apertura dell’Emporio, parte in questa nuova avventura. «Non ci abbiamo pensato troppo, l’entusiasmo ha subito prevalso – racconta Tiziana sorridendo – e oggi ringraziamo chi prima di noi ha avuto questa idea».
TRA SCAFFALI E FILATI: LA VITA ALL’EMPORIO MARGHERITA
All’interno del negozio i volontari si occupano tutti i giorni di selezionare con cura e disporre sugli scaffali abiti e oggetti a prezzi simbolici, riattivando la filiera del riuso. Proprio il giorno della nostra intervista all’Emporio Margherita si è svolto quello che Tiziana definisce il “momento clou” della vita in negozio, ovvero quello della raccolta e dello smistamento degli abiti, che avviene una volta ogni due mesi.
«È un lavoro lungo e impegnativo ma molto soddisfacente. Le persone ci portano abiti e oggetti che hanno in casa e che non piacciono o utilizzano più, come nel caso di vestiti, giochi, libri, scarpe, oggettistica o biancheria. Durante la fase di smistamento li suddividiamo e li sistemiamo in negozio, in attesa che qualcuno li scelga».
Mi racconta Tiziana che in questi due anni hanno ricevuto un quantitativo di abiti notevole: «Siamo fortunati perchè Borgo San Dalmazzo è il capolinea di molte valli del cuneese che qui confluiscono e che ci rende facilmente raggiungibili. D’altro canto notiamo un paradosso: da un lato ci vengono portati molti abiti che hanno ancora l’etichetta, sintomo di una cultura del consumo ancora troppo radicata. Dall’altro, spesso ci vengono portati abiti in condizioni scadenti. Per questo stiamo cercando di diffondere la cultura del “non donare agli altri quello che non vorresti fosse venduto a te”».
GLI INSERIMENTI LAVORATIVI DI PERSONE IN SITUAZIONI DI FRAGILITÀ: L’INCLUSIONE SOCIALE PARTE DA QUI
Oltre al tema della sostenibilità ambientale, c’è un valore aggiunto che all’Emporio Margherita si misura in termini di impatto sociale: è l’attenzione verso quelle persone che si trovano in situazione di fragilità fisica, mentale e socio-economica – quindi a rischio di esclusione – che qui sono impiegate attraverso un graduale inserimento o re-inserimento lavorativo nel processo di riuso degli abiti usati. È la storia di Alessia, Gaetano, Marina e Mounia, così come quella di Linda, Tiziana, Paula e Gaia: ragazzi e ragazze che fanno fatica a inserirsi nel mondo del lavoro e che all’Emporio Margherita hanno intrapreso un tirocinio formativo.
Nel nostro piccolo ci impegniamo e, la cosa più bella, è che vediamo che sta funzionando
«L’obiettivo è trasmettere un lavoro per rafforzare le loro competenze di base. Ciò che hanno imparato con noi sono piccole ma grandi mansioni: prendere il pullman in autonomia, allenare la costanza svolgendo un’attività lavorativa, arrivare in orario e molte altre competenze che sono normalmente richieste nel mondo del lavoro».
L’iniziativa è stata avviata in collaborazione con il Consorzio Socio-Assistenziale del Cuneese e prevede la presenza all’Emporio di un educatore che affianca i tirocinanti nello svolgimento delle attività quotidiane. «Coloro che svolgono l’inserimento lavorativo ci danno un grande aiuto nelle attività quotidiane come raccogliere le maglie e metterle sulle grucce, stirare, sistemare le relle. È sempre emozionante vedere il loro impegno, come nel caso di Gaetano: è arrivato da noi senza una fissa dimora, senza un’occupazione. Ieri durante le attività di smistamento andava veloce come un treno, il suo entusiasmo è contagioso».
RI-USO E RI-CICLO PER UNA RI-VOLUZIONE DELL’USATO
In questi anni l’Emporio Margherita ha attivato alcune collaborazioni con le realtà del territorio, innescando una rete che fa dello scambio il suo punto di forza. «Ne è esempio la relazione con la Caritas di Caraglio che recentemente ci ha chiesto un seggiolone che non riusciva a trovare mentre noi lo avevamo da tempo in magazzino, oppure aveva bisogno di leggings di cui noi avevamo scatoloni pieni. Ci sono poi diverse scuole dell’infanzia a cui abbiamo donato con piacere pacchi di giocattoli. Diciamo che cerchiamo in tutti i modi di sviluppare una rete virtuosa sul territorio».
Non solo abiti o giocattoli: all’Emporio Margherita la circolarità è sinonimo di creatività ed è messa in pratica anche attraverso laboratori per tutti e tutte: «Siamo fortunate, oltre ai vestiti disponiamo anche di tessuti come scampoli o rotoli di stoffa che arrivano da negozi che ce ne hanno fatto dono. Così nei nostri laboratori di cucito dedicati agli adulti mostriamo che è possibile realizzare qualcosa per se stessi e nell’ultimo incontro le partecipanti sono tornate a casa con una gonna cucita con le loro mani. Oppure durante il workshop di cucito creativo i bimbi hanno realizzato una tovaglietta da colorare e la sarta li ha seguiti passo dopo passo nell’utilizzo della macchina da cucire».
Così, dalle parole di Tiziana, mi accorgo del potenziale di questo prezioso negozio, che sta contribuendo a radicare la cultura della sostenibilità e dell’inclusione, facendosi portavoce di una ricaduta positiva che guarda ai territori montani. «Nel nostro piccolo ci impegniamo e la cosa più bella è che vediamo che sta funzionando».
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