Emanuela Russo, la donna che si batte per il bene comune, dalla disabilità all’inquinamento
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Ragusa - «Il 17 aprile di sei anni fa creai un gruppo su facebook con venti amiche, avevo bisogno di un paio di scarpette nuove per la mia piccola Viola e volevo regalare quelle, ancora intatte, degli anni precedenti. Non avevo parenti vicini a cui donarli, non facevo neanche molta vita sociale, era un periodo di ristrettezza economica. Dopo sei anni e un paio di scarpette per Viola, oggi il gruppo conta 5.700 membri che fanno parte del circuito solidale e del riciclo di Pozzallo che permette di donare oggetti di qualunque natura e stato conservativo ispirandosi al principio dell’economia circolare».
A raccontarmi questa storia è Emanuela Russo, un vulcano di donna, forte, combattiva e gioiosa. Nonostante le varie difficoltà che ha vissuto sprigiona positività, ottimismo e speranza da tutti i pori. Ho avuto modo di conoscerla, anche se velocemente, una mattina dello scorso agosto in un bar di Pozzallo in compagnia di Manuela Leone. In mezz’ora mi ha raccontato le tantissime attività che coordina per il bene della comunità.
Essendo già un riferimento cittadino per problematiche connesse alla disabilità – ha costituito anche l’associazione La stele di rosetta – autismi e altre meraviglie – molte persone si sono rivolte e si rivolgono a lei per difficoltà non solo economiche, ma anche problematiche legate all’ottenimento di diritti di tutti i generi. È iniziata così una presa di consapevolezza che ha messo in piedi una rete di persone con un cuore grande che ogni giorno raccoglie e distribuisce alimenti e farmaci per le famiglie più bisognose.
«Il virtuale sposa il reale, è proprio il caso di dirlo. Il circuito solidale tratta donazioni di oggetti, ma in parallelo ci si attiva per aiutare le famiglie nel concreto a trovare cibo, farmaci e lavoro. Lo facciamo ogni giorno, a volte riesco da sola, altre volte con l’aiuto di tutto il gruppo, altre volte ancora busso alla porta dell’amministrazione di Pozzallo o a quella della Regione. Mi piace fare rete, coinvolgere e collaborare con altre realtà del terzo settore. Questa è la vera chiave del successo, aiutare gli altri insieme», continua Emanuela.
Il circuito infatti abbraccia gente sia di Pozzallo che di altre comunità delle provincie di Ragusa e Siracusa. Ma le battaglie portate avanti hanno un’eco anche in tutta la penisola. Da Genova, ad esempio, è arrivato un aiuto sostanzioso per acquistare e donare 13 sedie job in 13 lidi della costiera iblea che possono così permettere a chi ha una disabilità fisica di arrivare fino al mare. «Ho visto cose straordinarie, per questo ho ancora speranza nella vita», continua a ripetermi.
Emanuela è anche presidente del Comitato per la Salvaguardia e Tutela della Salute Pubblica e dell’Ambiente di Pozzallo. In questo territorio dal grande cuore e dalla grande solidarietà esistono anche molte contraddizioni che lei vive in prima persona. A un anno dalla nascita, a suo figlio Gregorio è stata fatta una diagnosi di autismo. Ha così cominciato ad attivarsi anche su questo fronte e oggi, proprio per merito di Gregorio, molti bambini speciali della zona godono di servizi che prima non esistevano.
«Abbiamo aperto il Centro di Diagnosi e Trattamento Intensivo Precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico all’ASP di Ragusa, abbiamo consolidato l’Asacom – l’Assistente specialistico all’Autonomia e alla Comunicazione a Pozzallo che fino a prima di Gregorio non esisteva», sottolinea Emanuela. «Non c’era un’assistenza professionale e altamente specializzata che fornisce supporto agli studenti con disabilità sensoriale, psico-fisica e disturbi dello spettro autistico». Nel territorio di Pozzallo, tra l’altro, se si considera il numero di abitanti residenti, rispetto agli altri Comuni della provincia di Ragusa, si registra un aumento di diagnosi di patologie legate all’infanzia.
Disturbi di ogni genere che vanno da sindromi autistiche a ritardo cognitivo, ritardo del linguaggio, disturbi da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). A Pozzallo inoltre, nonostante il mare sia vicino, sono parecchie le malattie alla tiroide. Più volte Emanuela, come presidente del Comitato per la Salvaguardia e Tutela della Salute Pubblica e dell’Ambiente, ha informato il Comune di questi dati, mentre il Direttore Sanitario del Consorzio Siciliano per la Riabilitazione ha depositato un dossier in merito all’ASP.
«Una pagina nera di un libro che non vuole essere sfogliato. Nel cuore di Pozzallo abbiamo 2000 metri quadri di amianto sfaldato che appartengono all’ex distilleria Giuffrida, abbiamo avuto la ferriera i cui metalli pesanti sono stati ritrovati a distanza di decine e decine di chilometri nella zona di Sampieri e poi ancora i fanghi di Priolo, un depuratore che non funziona, e il cementificio nella zona industriale artigianale nell’ombelico della città di Pozzallo che ci ha intossicati».
«Per non parlare dell’intera zona industriale mal gestita e della costruzione dell’impianto di biogas tra Modica e Pozzallo per cui ci stiamo battendo moltissimo grazie anche al sostegno dell’Associazione Rifiuti Zero Sicilia. Un disastro ambientale e umano, ingiustizie continue, un vero e proprio assalto al territorio senza una Istituzione che ci tutela», continua Emanuela.
Eppure non si arrende e con gioia, sorriso e cuore risponde al silenzio assordante delle istituzioni. E guai se non fosse così, sostiene di avere le prove. La sua forza è l’aiuto ricevuto, anche per casi più complessi, da tutta Italia oltre che dai locali che ormai vivono dall’altro lato del mondo. Basta un post pubblicato sui social. È anche per questo che spera molto in un risveglio delle giovani generazioni.
«Non sento la loro presenza, c’è una distrazione di fondo che non so spiegarmi. Vorrei che si sentissero responsabili di ciò che è collettivo, responsabilità che trovo solo dove ci sono famiglie che trasmettono il senso della cosa pubblica. Se vivono in un contesto dove i genitori per abitudine aprono il cuore agli altri anche loro cresceranno così, altrimenti no. Mancano i ragazzi che vengono spontaneamente a darci una mano».
A Pozzallo mancano le alternative culturali importanti, non ci sono realtà laiche di associazione, non ci sono strutture pubbliche o private che hanno come scopo l’aggregazione sociale. «È su questo che bisogna puntare e la politica, più prima che poi, dovrà capirlo. Io ho deciso di vivere qui, di non allontanarmi, ho rinunciato anche a lavori importanti per non andare via, per questo mi batto quotidianamente per una Sicilia migliore e non mi stancherò mai di farlo», conclude Emanuela.
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