Ecobnb: viaggiare inquinando meno è possibile – Dove eravamo rimasti #19
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Fra le tante parole chiave dei nuovi modelli di turismo c’è “destagionalizzazione”. E allora approfittiamone per destagionalizzare anche il dibattito e, proprio nel momento in cui la stragrande maggioranza della popolazione italiana sta mestamente chiudendo l’ombrellone e riaccendendo i computer, vi voglio parlare di vacanze, viaggi e strutture ricettive. E voglio farlo con un approccio molto particolare, che per fortuna negli ultimi tempi si sta diffondendo a macchina d’olio: quello di un turismo più consapevole, responsabile, attento al proprio impatto sociale e ambientale e sempre più lontano dalle magiche predatorie e distruttive del turismo di massa. Già, perché ridurre l’impatto è la parola d’ordine di Ecobnb.
Questo progetto non rappresenta una novità per noi e per chi ci segue: nel 2015, un paio d’anni dopo il suo esordio, avevamo conosciuto Ecobnb e Simone Riccardi, che ci aveva raccontato l’idea, tanto semplice quanto geniale: una piattaforma che mette in rete le strutture ricettive a basso impatto ambientale, ovvero che rispettano una serie di criteri elencati da un disciplinare specifico studiato da Simone e dagli altri fondatori di Ecobnb.
DAL 2015 A OGGI
Parto chiedendo a Simone cos’è cambiato negli ultimi otto anni: «Principalmente – mi risponde alzando la voce per sovrastare il rombo di un treno di passaggio – ci siamo adeguati ai cambiamenti globali; il più evidente è stato quello dettato dalla pandemia, che ci ha portato prima a un blocco totale del settore per alcuni periodi e poi a un aumento vertiginoso dell’interesse verso i viaggi, in particolare quelli a basso impatto ambientale».
La discussione si sposta su aspetti più tecnici e su come si è evoluto il portale di Ecobnb: «La piattaforma è sempre quella di otto anni fa, anche se con delle modifiche importanti sul fronte delle prenotazioni, le cui i tempistiche sono state notevolmente accelerate grazie all’integrazione del calendario delle strutture ricettive». Fra le novità c’è anche un aggiornamento del disciplinare a cui devono aderire le strutture: è stata infatti aggiunta la voce che chiede di dotarsi della colonnina di ricarica per auto elettriche.
Inoltre, mi spiega Simone, è stato integrato un progetto di “riconnessione”, un programma fedeltà per cui chi prenota con Ecobnb può raccogliere dei punti e spenderli per viaggiare ulteriormente «Il nome – Reconnect – e l’idea si ispirano alla possibilità di riconnettersi di più con la natura, anche perché la maggior parte delle nostre strutture è vicina agli ambienti naturali. Ma ce ne sono pure alcune che “combattono” dentro le città, cercando di fare del loro meglio in ambienti fortemente antropizzati».
PIÙ VIAGGIATORI E PIÙ CONSAPEVOLEZZA
Ma quindi c’è più gente che sceglie viaggi sostenibili? E davvero è più informata, più consapevole, più responsabile? «Dal punto di vista della quantità i viaggiatori sono aumentati in maniera regolare anno dopo anno, con un boom gigantesco nel 2020-21 – come tutto il settore del resto», spiega Simone. «Dal punto di vista della qualità è aumentata la consapevolezza: abbiamo capito in modo più evidente come il pianeta terra sia un sistema chiuso. Questo ha contribuito a diffondere la voglia di rispettare l’ambiente ed Ecobnb è stata una risposta per i tanti che volevano viaggiare impattando di meno».
Per restituire un’immagine il più concreta possibile della scelta ecologica, Ecobnb ha stretto una collaborazione con HowManytrees, che ha calcolato l’impatto ambientale che ha una normale stanza di hotel o di agriturismo rispetto a una in cui i criteri previsti dal disciplinare vengono rispettati. «Per ogni nostro punto eco-stanard abbiamo conteggiato la quantità di CO2 risparmiata, quantificando l’ammontare complessivo di emissioni evitate per persona ogni giorno di permanenza. HowManytrees ha calcolato anche il numero di alberi equivalenti necessari ogni giorno per assorbire quella quantità di anidride carbonica. Il numero grande che campeggia in home page [a oggi 2.484.539, ndr] è il risultato del computo di tutte le prenotazioni effettuate da quando abbiamo aperto il portale».
Il legame fra turismo responsabile e alberi è rafforzato da un’altra iniziativa proposta da Ecobnb negli ultimi anni, chiamata Foreste Secolari. La piattaforma vuole infatti dare il proprio contributo all’opera di riforestazione, in particolare con questo progetto che riguarda la rigenerazione di un’area boschiva in provincia di Savona che negli scorsi anni ha subito un taglio indiscriminato e illegale perdendo oltre il 70% dei propri alberi. Ecobnb ha acquistato il terreno e propone ai propri utenti delle gift-card che consentono di sostenere l’iniziativa.
SFATIAMO QUALCHE MITO
Possiamo quindi dire che è vero: chi viaggia lo fa con un’attenzione particolare alla propria impronta ecologica. Simone lo può confermare, dati alla mano: «Ogni anno chiediamo agli utenti di compilare dei questionari e abbiamo notato che l’interesse per le strutture green è molto aumentato, passando dal 65% di qualche anno fa al 90%. Questo vuol dire che per nove persone su dieci la sostenibilità delle strutture dove scelgono di alloggiare è un criterio prioritario».
In conclusione Simone ci tiene a smentire un altro luogo comune: il green costa: «Non solo non c’è mai stata una sostanziale differenza di prezzo fra strutture a basso impatto ambientale e strutture convenzionali – sottolinea – ma addirittura oggi chi ha investito nella sostenibilità sta avendo un ritorno economico».
E i prossimi passi? Anzitutto proseguire la crescita costante di questa preziosa fetta di mercato, quella del turismo responsabile. Allargare anche le sue potenzialità commerciali – a questo proposito, l’anno scorso Ecobnb ha acquisito il portale tedesco Bookitgreen. Infine uscire dalla logica della competizione in favore della cooperazione: «Vogliamo consentire anche ad altre piattaforme di sfruttare la nostre strutture ricettive green», afferma Simone.
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