Decrescita: che cos’è e come si può vivere meglio con meno
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La decrescita è un movimento socio-politico che promuove un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e di organizzare l’economia, per affrontare la crisi ecologica e sociale che stiamo vivendo. L’obiettivo della decrescita è quello di ridurre la produzione e il consumo di beni e servizi superflui, ridistribuire la ricchezza e promuovere la solidarietà tra le persone e con il pianeta.
Il termine decrescita deriva dall’idea che l’economia e il PIL globali non possano crescere all’infinito su un pianeta finito. Tuttavia, la decrescita non vuole tornare a un passato ideale o vivere in povertà, ma piuttosto ridefinire il concetto di benessere e di felicità, che non dipende dal possesso di cose materiali. In questo modo, si può migliorare la qualità della vita, riducendo l’impatto ambientale e creando una società più giusta e sostenibile.
La decrescita si basa su principi come la limitazione dei consumi, la riappropriazione del tempo libero, la produzione locale e la riduzione delle disuguaglianze sociali. Per raggiungere questi obiettivi, si propone di riformare l’economia attraverso l’adozione di politiche pubbliche che promuovano la decrescita, come la riduzione dell’orario di lavoro, la tassazione delle risorse naturali e la redistribuzione della ricchezza.
Chi ha inventato la decrescita?
La decrescita non è stata inventata da una singola persona, ma è stata sviluppata da un movimento sociale e politico che si è formato a partire dagli anni ’70. Alcuni dei precursori della decrescita sono stati l’economista americano Kenneth Boulding, il filosofo francese André Gorz e l’economista italiano Sergio Cesaratto che hanno iniziato a criticare il modello di sviluppo basato sulla crescita economica illimitata.
Il termine “decrescita” è stato coniato dal filosofo e attivista francese Serge Latouche, che ne ha fatto il titolo di un suo libro del 2004, “La decrescita: Entropia – Ecologia – Economia”. In seguito, il concetto di decrescita è stato sviluppato e diffuso da un’ampia varietà di attivisti, studiosi e gruppi sociali, che hanno dato vita a un movimento internazionale. Tuttavia, la decrescita rappresenta una sintesi di diverse correnti di pensiero e movimenti sociali che si sono sviluppati nel corso del tempo, come l’ambientalismo, il movimento pacifista, il movimento contro la globalizzazione, il femminismo e altri ancora.
I limiti della crescita, un libro spartiacque
Uno dei capisaldi scientifici su cui si basa il pensiero della decrescita è I limiti della crescita, un rapporto del 1972 scritto da Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e William Behrens III. Il libro è stato commissionato dal Club di Roma, un gruppo di scienziati, uomini d’affari e politici che si sono incontrati per la prima volta nel 1968 per discutere delle sfide globali, tra cui la crescita della popolazione, la povertà e l’ambiente.
Il libro si basa su un modello di computer chiamato “World3”, che ha esaminato l’interazione tra le dinamiche della popolazione, dell’economia e dell’ambiente per cercare di prevedere come sarebbe stato il futuro del nostro pianeta. Il modello ha mostrato che la crescita economica e della popolazione avrebbe portato a gravi problemi ambientali, tra cui l’esaurimento delle risorse naturali, l’inquinamento e il cambiamento climatico.
“I limiti della crescita” ha suscitato un grande dibattito all’epoca e ha fatto sorgere molte critiche. Alcuni hanno sostenuto che il libro era troppo pessimistico e non considerava il potenziale dell’innovazione tecnologica e dell’adattamento umano per risolvere i problemi ambientali. Tuttavia, il saggio ha anche influenzato il dibattito pubblico sulla sostenibilità e ha portato molte persone a riflettere sulla necessità di un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e di gestire le risorse del pianeta.
Inoltre, ha avuto un impatto duraturo e ha ispirato molti studi successivi sull’ambiente e la sostenibilità. Anche se alcune delle previsioni del libro non si sono avverate, l’idea fondamentale che la crescita economica illimitata e la popolazione non sono sostenibili a lungo termine continua a essere discussa e affrontata in molte parti del mondo.
La teoria del disaccoppiamento
Crescita economica e sostenibilità ambientale quindi sono un ossimoro o un abbinamento realistico? Nel dibattito tra chi sostiene la “crescita verde” e i propugnatori della post-crescita – prospettiva agnostica sulla crescita che si concentra sulla necessità di disaccoppiare il benessere dalla crescita economica (Wiedmann, 2020) – è un quesito fondamentale. In questo contesto, il termine “disaccoppiamento” si riferisce alla separazione tra l’impatto sull’ambiente e la curva del PIL: l’economia di un Paese può crescere senza gravare sull’utilizzo di risorse o senza peggiorare ulteriormente la situazione inquinamento?
Nell’ottica di costruire una società basata su una decrescita economica sostenibile, questo potrebbe implicare sforzi per ridurre l’impatto ambientale e le risorse necessarie per mantenere il benessere economico, promuovendo al contempo una riduzione delle dimensioni dell’economia stessa. Quindi la prospettiva è: in un mondo minacciato dal clima in cambiamento il “di più” non è sempre meglio e il sufficiente può essere abbondante.
Secondo alcuni studi recenti (Parrique, 2019; Hickel e Kallis, 2020; Wiedmann, 2020) a livello globale la crescita non è stata disaccoppiata dal consumo di risorse e dalle pressioni ambientali ed è improbabile che lo si riesca a fare. L’impronta mondiale dei materiali, il PIL e le emissioni di gas serra sono aumentate rapidamente nel tempo e sono fortemente correlate. La crescita della popolazione è stata la causa principale dell’aumento dei consumi dal 1970 al 2000, l’emergere di una classe media benestante globale è stato il motore più forte dall’inizio del secolo (Panel, 2019; Wiedmann, 2020). In più lo sviluppo tecnologico è stato associato a un aumento dei consumi.
A questo si aggiunge che la crescita economica, una volta oltrepassati certi livelli, non sembrerebbe renderci più felici, anzi. Sebbene il nesso positivo tra benessere e reddito esista, secondo il paradosso di Easterlin, la correlazione appare debole, anzi diminuisce al crescere del PIL. Per esempio, ci sono Paesi, come gli Stati Uniti, dove il divario tra il PIL e il livello dichiarato di felicità è piuttosto netto.
Se un modello che spinge alla crescita continua della produzione e del consumo di beni e servizi non solo deturpa l’ambiente, ma non porta neanche ad aumenti sostanziali in termini di benessere collettivo, probabilmente quello che va disaccoppiato non è tanto la crescita economica dalle pressioni sull’ambiente, ma la qualità della vita dalla crescita economica.
Il modello economico della decrescita
Il modello economico della decrescita si basa su una serie di principi e idee che cercano di superare il modello economico dominante, basato sulla crescita economica illimitata e sullo sfruttamento delle risorse naturali. In particolare, si basa su:
- Limitazione dei consumi: il modello della decrescita si basa sulla riduzione dei consumi di beni e servizi superflui, per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita. Questo implica una maggiore consapevolezza dei bisogni reali, una riduzione del consumo di risorse naturali e l’adozione di stili di vita più sobri e sostenibili.
- Riappropriazione del tempo libero: la decrescita propone di ridurre l’orario di lavoro e di riappropriarsi del tempo libero, per favorire il benessere delle persone e promuovere attività non mercantili come il volontariato, la cultura e il tempo trascorso con la famiglia e gli amici.
- Produzione locale: la decrescita promuove l’adozione di modelli di produzione e consumo locali, per ridurre la dipendenza dalle importazioni e favorire l’economia locale.
- Riduzione delle disuguaglianze sociali: la decrescita si propone di ridurre le disuguaglianze sociali attraverso la redistribuzione della ricchezza e la creazione di reti di solidarietà tra le persone.
- Sostenibilità ecologica: il modello della decrescita si basa sulla necessità di ridurre l’impatto ambientale dell’economia, promuovendo l’adozione di modelli produttivi e consumi sostenibili, la protezione delle risorse naturali e la lotta al cambiamento climatico.
In generale, il modello economico della decrescita si basa sulla ridefinizione del concetto di benessere e di felicità, che dipendono dalla qualità delle relazioni sociali, del tempo libero, dalla partecipazione alla vita della comunità e dal rispetto per l’ambiente.
Decrescita e stili di vita: vivere meglio con meno
Lo stile di vita promosso dalla decrescita è caratterizzato da una maggiore consapevolezza dei propri bisogni reali, da una riduzione del consumo di risorse naturali e da una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e alla giustizia sociale. In particolare, lo stile di vita della decrescita promuove i seguenti aspetti:
- Riduzione del consumo: lo stile di vita della decrescita si basa sulla riduzione dei consumi superflui, cercando di evitare gli sprechi e di limitare l’acquisto di beni di consumo che non siano necessari per il benessere personale e collettivo.
- Consumo consapevole: la decrescita promuove un consumo consapevole e responsabile, che tenga conto dell’impatto ambientale e sociale dei prodotti che si acquistano.
- Prodotti locali e di stagione: la decrescita promuove l’acquisto di prodotti locali e di stagione, per favorire l’economia locale e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti.
- Riuso e riciclo: la decrescita promuove il riuso e il riciclo dei materiali, per ridurre la quantità di rifiuti e la pressione sull’ambiente.
- Mobilità sostenibile: lo stile di vita della decrescita promuove l’uso di mezzi di trasporto sostenibili, come la bicicletta o il trasporto pubblico, e la riduzione dell’uso dell’automobile.
- Alimentazione sana e sostenibile: la decrescita promuove una dieta sana e sostenibile, basata su prodotti locali e di stagione, preferibilmente biologici e a chilometro zero.
- Condivisione e solidarietà: la decrescita promuove la condivisione delle risorse e delle conoscenze, la creazione di reti di scambio e la solidarietà tra le persone.
In generale, lo stile di vita della decrescita cerca di ridurre l’impatto ambientale e di promuovere il benessere collettivo, cercando di superare il modello di vita basato sul consumismo e sullo sfruttamento delle risorse naturali.
La decrescita in Italia
In Italia esistono due organizzazioni che si occupano di decrescita, il Movimento per la decrescita felice e l’Associazione Decrescita.
Movimento per la decrescita felice
Il movimento per la decrescita felice è un movimento sociale che promuove un’alternativa al modello economico basato sulla crescita illimitata, a favore di uno stile di vita più sostenibile, equo e felice. Questo movimento si basa sull’idea che la crescita economica non può essere sostenibile a lungo termine, perché dipende dalla continua espansione del consumo di risorse e dallo sfruttamento dell’ambiente, e che la felicità e il benessere non possono essere misurati solo in termini di produttività e di consumismo.
Il movimento per la decrescita felice è stato fondato nel 2007 da Maurizio Pallante e prende le mosse dalle riflessioni contenute nei saggi di quest’ultimo, come:
- La decrescita felice. La qualità della vita non dipende dal PIL, Editori Riuniti, Roma 2007.
- Un programma politico per la decrescita, a cura di Maurizio Pallante, Edizioni per la Decrescita Felice, Roma 2008.
- La felicità sostenibile. Filosofia e consigli pratici per consumare meno, vivere meglio e uscire dalla crisi, Rizzoli, Milano 2009.
Il pensiero di Pallante promuove stili di vita sobri e frugali, ma più ricchi di senso e di felicità rispetto a quelli basati sugli acquisti compulsivi di beni materiali. Il movimento per la decrescita felice propone di ridurre la produzione e il consumo di beni superflui, di riorientare l’economia verso la produzione di beni e servizi utili e di qualità, di promuovere l’equità sociale e la giustizia ambientale, di favorire lo sviluppo di relazioni sociali e di solidarietà, e di valorizzare la cultura, l’arte e la creatività.
Il movimento è nato negli anni ’70, fondato da Maurizio Pallante, ma ha acquisito maggiore visibilità e influenza a partire dagli anni 2000, grazie alla diffusione di idee e pratiche di sostenibilità, alla crisi economica globale, e alle nuove sfide ambientali e sociali. Il movimento per la decrescita felice si ispira a diverse fonti di pensiero e di azione, tra cui la teoria dell’economia ecologica, il movimento dei beni comuni, la teoria della decrescita di Serge Latouche, la teoria della decrescita conviviale di Ivan Illich, e le pratiche di vita semplice e di riduzione dell’impatto ambientale.
Si tratta di un movimento eterogeneo e variegato, che si esprime attraverso una molteplicità di pratiche e iniziative, tra cui la condivisione di beni e servizi, l’agricoltura urbana, il commercio equo e solidale, il consumo critico, l’educazione alla sostenibilità, la riqualificazione urbana, la riduzione dei rifiuti, la creazione di comunità di condivisione e di coabitazione, e molte altre.
Associazione Decrescita
L’Associazione per la Decrescita riunisce alcune delle organizzazioni e reti che promuovono la decrescita come paradigma alternativo alla crescita economica illimitata. Tali realtà si impegnano per la riduzione dei consumi e della produzione di rifiuti, il sostegno all’economia locale, la condivisione e la cooperazione, l’equità sociale, l’ecologia, il benessere e la solidarietà.
Decrescita è una delle principali organizzazioni in Italia impegnate nella promozione di un nuovo paradigma. Fondata nel 2005, si presenta come un’organizzazione apartitica e senza scopo di lucro che intreccia persone, gruppi e reti che condividono la critica al modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata e che cercano di promuovere un’alternativa sostenibile. L’associazione organizza regolarmente conferenze, incontri, dibattiti e altre attività per diffondere le idee e le pratiche della decrescita e per creare una rete di solidarietà e di azione a livello locale e globale.
La decrescita nel mondo
In tutto il mondo ci sono molti movimenti e organizzazioni per la decrescita, anche se il termine stesso “decrescita” potrebbe non essere utilizzato da tutti. Tuttavia, le organizzazioni e i movimenti che si concentrano sulla decrescita condividono la critica al modello economico dominante basato sulla crescita illimitata e la promozione di alternative sostenibili e giuste.
Ecco alcuni dei movimenti e delle organizzazioni più noti per la decrescita:
- Le reti per la decrescita in Francia: tra cui la Mouvement politique d’éducation populaire (M’PEP) e la Décroissance” (La Decrescita) che ha dato vita a un’omonima rivista.
- Il movimento Degrowth in Germania: nato nel 2004, si concentra sulla promozione di un’alternativa alla crescita illimitata, basata sulla giustizia sociale e ambientale.
- Transition Network nel Regno Unito: un movimento che si concentra sulla transizione verso comunità locali più resilienti e sostenibili.
- New Economy Coalition negli Stati Uniti: un’organizzazione che promuove una transizione verso un’economia sostenibile e giusta.
- DécroissanceSuisse in Svizzera: un’organizzazione che promuove la decrescita come alternativa al modello di sviluppo attuale.
- Postwachstum in Germania: un movimento che si concentra sulla promozione di un’economia basata sulla sobrietà e sulla sostenibilità.
- CASSE negli Stati Uniti: l’organizzazione Center for the Advancement of the Steady State Economy promuove l’idea di una “economia stazionaria” come alternativa alla crescita economica illimitata.
La transizione alla decrescita in una società dove tutto continua a crescere
Come si legge sul paper Crescita senza crescita economica, dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, tradotto dal Movimento per la Decrescita Felice, se da una parte è vero che la crescita economica è strettamente connessa con gli indici di salute e benessere, come l’aspettativa di vita e l’istruzione, al tempo stesso è altrettanto vero che mai come oggi è necessario ripensare i modelli, sia di consumo che quelli di produzione affinché siano orientati il più possibile alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente.
I primi riguardano soprattutto le persone e i loro bisogni prioritari, in base ai quali scelgono cosa consumare, quindi come fare la spesa e quanta “fetta” del proprio reddito possono dedicare agli acquisti quotidiani; quelli di produzione, invece, hanno a che fare con la realtà industriale, a cui si chiede di unire la crescita con la salvaguardia dell’ambiente, investendo in favore di processi produttivi circolari. In questo modo si tutelano sia il benessere dei cittadini – e il loro portafoglio – che l’ambiente. In questo senso, quindi, i rifiuti diventano il risultato più concreto dei nostri modelli di consumo e produzione.
C’è poi un’altra transizione alla decrescita, quella interiore – inner transition – definita come: “una persona che acquisisce un senso più profondo di pace e una disposizione ad aiutare gli altri, come anche il desiderio di proteggere il clima e il pianeta” (cap. 17, p. 14, rapporto IPCC 2022). Valori quali quelli della post-crescita, della decrescita o, comunque, non materialistici vengono interiorizzati e fatti propri. La prospettiva di una “buona vita” – good life – si intreccia con una sfida agli stili di vita impattanti e ai modelli di sviluppo tutt’altro che carbon free, il tutto con un focus sulla sostenibilità, piuttosto che sulla redditività. (Fonti: “Degrowth: A Vocabulary for a New Era”, Demaria, D’Alisa, Kallis, 2015; “Liberation from excess: The road to a post-growth economy”, N. Peach, 2017).
Costruire una società della decrescita?
Costruire una società della decrescita è un processo complesso e che richiede il coinvolgimento di molte persone e istituzioni. Ci sono tuttavia alcune strategie che possono essere adottate per promuovere la transizione verso una società della decrescita. Eccone alcune:
- Promuovere la consapevolezza: il primo passo per costruire una società della decrescita è quello di consapevolizzare sui limiti del modello economico basato sulla crescita illimitata e sull’importanza della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Questo può essere fatto attraverso campagne di sensibilizzazione, eventi pubblici, attività di formazione e divulgazione.
- Sperimentare nuovi modelli: per costruire una società della decrescita, è necessario sperimentare nuovi modelli di produzione, consumo e organizzazione sociale, che siano più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Questi modelli possono essere sviluppati a livello locale, in modo partecipativo e collaborativo, coinvolgendo le comunità locali, le imprese, le organizzazioni non governative e le istituzioni pubbliche.
- Favorire l’economia locale: una società della decrescita promuove l’economia locale e la produzione di beni e servizi a chilometro zero, riducendo la dipendenza dalle importazioni e la pressione sulle risorse naturali. Ciò implica lo sviluppo di reti di economia solidale, la promozione di attività artigianali e agricole locali e la creazione di filiere corte.
- Rivedere le politiche pubbliche: per costruire una società della decrescita, è necessario adottare una prospettiva di sostenibilità ambientale e giustizia sociale. Ciò implica l’adozione di politiche di riduzione dei consumi energetici, la promozione di energie rinnovabili, la riduzione delle disuguaglianze sociali e la protezione dei diritti delle persone e delle comunità.
- Promuovere la partecipazione attiva: per costruire una società della decrescita, è fondamentale promuovere la partecipazione attiva delle persone e delle comunità, favorendo la collaborazione, la condivisione e la solidarietà. Ciò implica la creazione di spazi di incontro e di discussione, la promozione di attività di volontariato e di partecipazione alla vita della comunità.
In generale, costruire una società della decrescita richiede una visione a lungo termine e un impegno costante da parte di tutte le persone e le istituzioni coinvolte, per promuovere uno stile di vita più sostenibile, solidale e rispettoso dell’ambiente.
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