CuCilento e la nuova vita di Sarah, fra empowerment femminile ed economia circolare
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Salerno, Campania - Quando due anni fa ha lasciato Bruxelles, Sarah Khoudja non sapeva esattamente cosa ne sarebbe stato della sua vita. Nonostante un lavoro come project manager per diverse ONG umanitarie, a un certo punto insieme al marito Stefano e ai due figli, si rende conto che quella vita non fa più per lei. «Stefano è di Torre del Greco. La sua famiglia aveva una casa in Cilento acquistata negli anni Ottanta: siamo innamorati di questa terra. Quando mi ha proposto di cambiare abbiamo lasciato entrambi il lavoro, la casa in Belgio e siamo partiti», mi racconta all’inizio della nostra chiacchierata.
Arrivati in Cilento le loro vite sono quasi dei fogli bianchi, ancora tutti da scrivere. «Inizialmente io e Stefano abbiamo continuato a lavorare da remoto. Poi mi sono resa conto che ciò che desideravo di più era contribuire alla crescita di questa comunità, malgrado le ridotte possibilità per farlo». Sarah prova quindi a collaborare con le aziende locali, mettendo a disposizione le proprie competenze di coach professionista. Ma non funziona come sperato.
CUCILENTO: QUANTE VITE POSSONO AVERE LE RETI PER LA RACCOLTA DELLE OLIVE?
Caparbia e intraprendente, Sarah non si perde d’animo. Prende parte a un progetto europeo dedicato all’empowerment e all’imprenditoria femminili (European Women in Agrifood) e sogna di aprire uno spaccio itinerante di prodotti locali sfusi, dedicandosi ai temi della consapevolezza alimentare su cui tanto aveva riflettuto nella sua precedente vita a Bruxelles, dove la scelta di prodotti biologici e di cibo sano aveva comunque un impatto ambientale elevatissimo per via di filiere alimentari interminabili. E proprio mentre sta per lanciare il suo business, nasce CuCilento, il suo laboratorio di upcycling sartoriale.
«Con CuCilento sono tornata a fare qualcosa che ho sempre fatto: cucire a macchina», mi racconta Sarah. «Mi sono guardata intorno e ho deciso di partire da quello che si trovava abbandonato nelle campagne e dagli scarti della fabbrica di materassi vicino casa». In particolare Sarah inizia a recuperare le reti bucate che si utilizzano per la raccolta delle olive: smaltirle ha un costo e nella maggior parte dei casi vengono lasciate marcire sotto gli alberi oppure addirittura bruciate.
Da una di queste reti nasce Yvette, la prima shopping bag. E poi arrivano Kiki, Sasa, Jojo e tanti altri sacchetti per fare la spesa, conservare il pane o i detergenti solidi. «Ad agosto 2022 ho realizzato e distribuito trenta kit spesa senza plastica e li ho distribuiti a dei negozi in paese, a delle persone che conoscevo, chiedendo loro di rispondere a un questionario per capire come si fossero trovati». Inutile dire che nessuno dei kit è mai stato restituito, anzi i negozi del paese hanno iniziato a chiedergliene degli altri per poterli vendere.
CuCilento è un laboratorio di idee dove scarti e oggetti abbandonati vivono la loro seconda o terza vita. Nelle antiche stalle di un agriturismo incentrato sull’agricoltura rigenerativa, Sarah cuce vecchie reti per le olive abbandonate, vele dismesse e legami con la comunità dove ha scelto di abitare. Con lei collabora un’altra sarta, Donatella, con cui si sbizzarrisce a immaginare nuovi oggetti da realizzare. Ma il suo sogno più grande è quello di coinvolgere altre donne e che un giorno CuCilento possa diventare un’impresa sociale a tutti gli effetti.
«Organizzo laboratori di cucito per bambini e adulti per diffondere la cultura dell’upcycling – prosegue Sarah – e vendo anche i miei manufatti online, nei mercati locali, in un piccolo punto vendita a Roma e un altro a Napoli, ma vorrei certamente raggiungere e rifornire altre botteghe solidali, negozi di sfuso e attività che condividono gli stessi valori di CuCilento».
FORZE FEMMINILI
Da quando Sarah ha scelto il Cilento come sua terra di elezione, non ha mai smesso di immaginare, progettare nuove opportunità di impiego ed emancipazione soprattutto per le donne, che «nonostante abbiano l’oro in mano, siano forti e creative, sono ancora vittime di vecchi retaggi culturali». Molte di loro guidano l’auto ma non si allontano per più di dieci chilometri da casa, oppure non lavorano perché costrette a occuparsi dei figli e degli anziani.
CuCilento è anche un’opportunità di riscatto, indipendenza economica, sociale ed emotiva. Animata da queste convinzioni, a dicembre dello scorso anno Sarah si è unita ad altre donne cilentane per costituire un collettivo transgenerazionale e tutto al femminile. «Circe [che sta per Collettivo Cilento di Resilienza, Consapevolezza ed Empowerment, ndr] raccoglie oggi circa centoventi donne di questa terra. Sono insegnanti, imprenditrici, libere professioniste, massaie, dipendenti e tutte insieme costituiscono una sorta di mappa interattiva che racconta questa terra».
Il collettivo – di cui CuCilento è parte integrante – sostiene l’imprenditoria femminile e le potenzialità della donna all’interno della comunità, per creare prosperità e inclusione. «Circe offre la possibilità di conoscere il Cilento attraverso i nostri occhi: di chi ha scelto questa terra e di chi vi è nata». Il collettivo inoltre organizza incontri di consapevolezza sui temi della disparità e della violenza di genere a cui sono tutti i benvenuti.
«Ma il cuore di tutto è una profonda cooperazione e la forte consapevolezza che da sole non si va da nessuna parte – conclude Sarah –, non a caso ho scelto di chiamare il mio laboratorio CuCilento, che in cilentano significa letteralmente “con il Cilento”: con questa terra, appunto, ma soprattutto con tutte le meravigliose donne che la abitano».
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