Po, ghiacciai e risorse idriche: la situazione delle acque secondo Arpa Piemonte
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Torino - I mesi di forte siccità che hanno colpito l’Italia nei mesi più caldi degli ultimi anni e in particolare lo stato del fiume Po ci hanno fatto riflettere sul presente e sul futuro della situazione climatica che stiamo vivendo. Per avere maggiori – e più autorevoli – risposte abbiamo interrogato Elisa Bianchi, incaricata del settore Educazione alla sostenibilità, e Christian Ronchi, referente rischi naturali e ambientali della Regione Piemonte, all’interno di Arpa Piemonte.
Cosa vi aspettate che accada nei prossimi mesi o anni, nello specifico al fiume Po?
Non è mai banale fare previsioni. Possiamo usare i grafici, che ci permettono di vedere la ciclicità della siccità nell’arco del tempo e di capire la gravità della situazione. In genere, la rappresentazione dei periodi di abbondanza d’acqua è indicata in blu, mentre in rosso si evidenziano i periodi di deficit d’acqua. In questo mese [il mese di maggio 2023, in cui è stata svolta l’intervista, ndr.] ci troviamo nel punto più basso degli ultimi sessant’anni.
Proprio i grafici ci dimostrano che anche in passato abbiamo avuto periodi lunghi di siccità, di cui magari non ci ricordiamo, e che poi sono rientrati in un tempo più o meno variabile. Considerato che la siccità non ha un andamento costante, mi aspetto che si ritorni a una condizione vicino alla normalità. Bisogna tenere presente che oltre al normale ciclo idrologico, vi è anche una causa di secondo livello, che è il cambiamento climatico, che incide su questo ciclo, soprattutto con l’innalzamento delle temperature. Questo significa che, nell’arco di anni, il ciclo idrologico potrebbe essere sempre più intenso e più lungo.
Ci sapreste nominare alcuni corsi d’acqua, laghi, montagne in Piemonte in cui gli effetti della siccità sono stati più evidenti?
A maggio 2023, un po’ ovunque. Molto interessante da consultare è il sito Laghi.net, che monitora i dati delle agenzie per l’ambiente e dei gestori collegati e tiene traccia della percentuale di riempimento di tutti i laghi d’Italia. La situazione può essere seguita in tempo reale, attraverso i grafici proposti. In questi mesi il Lago di Como è stato al 24% di riempimento, il Lago Maggiore al 44% e il Lago d’Iseo sul 40%: quasi tutti al minimo storico e la situazione ha riguardato quasi tutti i laghi d’Italia. In Piemonte, sempre attraverso grafici utilizzati da Arpa Piemonte, possiamo verificare la quantità di acqua in superficie, quindi non sotterranea.
Rispetto al tema della siccità in che modo, come esperti del settore, vi occupate di sensibilizzare la popolazione?
Per il ruolo che rivestiamo, con altri colleghi, all’interno di Arpa Piemonte, più che della sensibilizzazione diretta sulla popolazione ci occupiamo di numeri. Quello che facciamo come ARPA, ma che fanno anche tanti altri enti di gestione del territorio e dell’ambiente, è partecipare all’Osservatorio del fiume Po: una sorta di riunione in cui si discute sia dei dati meteorologici, sia dal punto di vista della gestione dell’acqua. All’Osservatorio sono presenti gli enti che gestiscono direttamente l’acqua per i bacini irrigui e regolano la presenza di acqua nei grandi laghi.
Nell’ambito di questo Osservatorio si condivide l’esperienza dei partecipanti, si prendono delle decisioni, si danno suggerimenti alla controparte politica per operare delle scelte – sia operative che legislative – per la gestione dell’acqua, in particolar modo nei periodi di siccità, in contrasto alla siccità stessa. Come Arpa Piemonte, partecipiamo spesso a progetti europei, finanziati dalla Comunità Europea, che mettono insieme non solo la realtà italiana, ma anche realtà europee di vario genere. Ad esempio, gli enti che si occupano di ambiente in ambito alpino in Austria o in Svizzera.
Che finalità hanno questi progetti?
Questi progetti hanno finalità varie, come ad esempio il progetto ADO – Alpine Drought Observatory, che ha tra i suoi obiettivi quello di sensibilizzare la popolazione e produrre una serie di linee guida per la politica, perché possa prendere delle decisioni sulla gestione della risorsa idrica. L’attività legislativa spetta al Parlamento che, all’atto dell’emanazione delle leggi, si spera tenga conto di quanto indicato dagli esperti e prenda le giuste decisioni.
La gestione della risorsa idrica, per esperienza, non è banale: quando l’acqua c’è, nessuno si pone il problema, ma quando viene a mancare subentra l’interesse dell’ambiente, dell’agricoltura, dell’industria, della popolazione. Non sempre è facile trovare una strategia che faccia in modo che l’acqua ci sia per tutti, per tutte le necessità, senza che nessuna delle componenti in causa debba fare dei sacrifici. Quando ci si ritrova allo stesso tavolo con rappresentanti di agricoltura, industria e ambiente, trovare anche solo un punto d’incontro sul rilascio del deflusso minimo vitale non è cosa da poco.
Che impatto hanno le fake news su questo tema?
Quando ho iniziato a occuparmi di clima, fine anni novanta, inizio duemila, non si parlava ancora di cambiamento climatico, per un motivo semplice: non c’erano abbastanza dati né studi sulla materia. In quegli anni, la comunità scientifica non aveva sufficienti prove per poter fare affermazioni forti sulla presenza di un cambiamento climatico, che di per sé c’è sempre stato nella storia del nostro pianeta.
L’importanza di questo cambiamento climatico è il fatto che, in anni di studi, si è arrivati a capire che siamo stati noi esseri umani, con le nostre attività, basate sull’emissione di gas climalteranti, carbonio, che abbiamo indotto un’accelerazione di quello che è un normale cambiamento climatico.
Su questo ormai la maggior parte della comunità scientifica è d’accordo: esiste un cambiamento climatico, è veloce e la causa è l’uomo. Oggi si verifica che qualsiasi anomalia del clima venga attribuita al cambiamento climatico: non tutte la calamità naturali, alluvioni, uragani sono dovute al cambiamento climatico, anche se questo a livello mediatico è diventata la prima causa. Ne consegue che la reazione a questo è negare: una reazione a un’azione troppo impositiva di una verità.
C’è una verità scientifica che è il cambiamento climatico e viene imposta anche laddove non sarebbe il caso perché non ne è la causa e quindi la società può reagire negando un qualcosa scientificamente provato. Per negare un qualcosa che è scientificamente provato, purtroppo si finisce per non prendere in considerazione l’intero contesto scientifico, ma si estrapolano delle piccole parti e si esaltano solo quelle, decontestualizzandole.
L’iniziativa fa parte di “AGISCI ORA! Ognuno fa la differenza”, progetto che mira a promuovere l’attivismo e la partecipazione dei giovani nella periferia sud di Torino sui temi dell’emergenza climatica e ambientale. Questo articolo è stato realizzato con il sostegno finanziario dell’Unione Europea, attraverso la Regione Piemonte nell’ambito di Mindchangers – Regions and youth for Planet and People. I contenuti sono di sola responsabilità di Italia Che Cambia e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione Europea.
Articolo scritto da Virginia, Francesca, Marco, Lara, Alessio e Luca della classe 3A dell’ITIS Pininfarina di Moncalieri.
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