Emilio Puccio: “Stupro di gruppo a Palermo, servono norme per l’accesso dei giovani al sesso in rete”
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Palermo - I recenti fatti di cronaca sullo stupro di gruppo a Palermo non possono lasciare indifferenti. Al di là dell’orrore e dell’istintiva richiesta di pene esemplari per i responsabili, queste vicende rendono ancora più urgente una riflessione sulla formazione sentimentale e l’educazione sessuale dei giovanissimi. La frequenza di reati e atti turpi come lo stupro da parte di un gruppo di coetanei impone anche un’interrogazione sulle responsabilità collettive. Ne abbiamo parlato con Emilio Puccio, Segretario generale dell’Intergruppo sui diritti dei minori del Parlamento europeo.
L’avvocato Emilio Puccio, palermitano, si occupa ormai dal 2015 del gruppo di lavoro che ha responsabilità esclusive su tutto ciò che riguarda i diritti del minore, assicurandosi, ad esempio, che tutti i testi legislativi tengano in considerazione la prospettiva dei diritti dei minori. Proprio a partire da questa sua specializzazione e competenza. Puccio fa notare come, benché i ragazzi denunciati per lo stupro siano ormai tutti maggiorenni, la questione riguarda la formazione sentimentale e l’accesso all’educazione sessuale da parte dei giovanissimi in un mondo sempre più iperconnesso.
EMILIO PUCCIO: I GIOVANI HANNO ACCESSO A SITI CHE NORMALIZZANO LA VIOLENZA
«I recenti fatti di cronaca di Palermo – spiega Emilio Puccio – riguardano non soltanto una ragazza di 19 anni vittima di uno stupro di gruppo, ma tutti noi e raccontano uno spaccato di realtà molto drammatico: giovani e giovanissimi trascorrono una quantità illimitata di tempo in rete, nutrendosi di informazioni e avendo accesso a siti di ogni tipo che normalizzano qualsiasi tipo di violenza e prevaricazione, sessuale e non. Al di là della vicenda giudiziaria, che seguirà il suo naturale decorso, è importante riflettere sulla vicenda e trarre delle spiegazioni su quanto accaduto».
Quello che è accaduto infatti non è purtroppo un caso isolato. «Contrariamente a quello che si è portati a pensare – sottolinea Puccio –, i giovanissimi coinvolti nella vicenda non sono dei reietti o dei lupi solitari ai margini della società, ma ragazzi “comuni” che ripropongono comportamenti che vedono e percepiscono come accettabili, in quanto costantemente normalizzati in rete. A farne le spese maggiormente sono, ovviamente, le donne e le persone più vulnerabili in generale. E questo episodio mostra proprio come oggigiorno le interazioni sociali e persino quelle sessuali siano vissute in una realtà virtuale che normalizza la violenza».
STUPRO DI GRUPPO: IL BRANCO OFFRE UNA SCUSA PERFETTA PER I COMPORTAMENTI INDIVIDUALI
La normalizzazione della violenza sessuale e di comportamenti che rispondono a logiche di gruppo è una realtà ben più radicata di quanto si creda. «Il branco, il gruppo, offrono una scusa perfetta per i comportamenti individuali, diluendone colpa e responsabilità», spiega. «Questo è ancora più vero quando il machismo dilagante e onnipresente in quasi tutte le sfere della nostra società funge da propulsore e spinge gli uomini a “mercificare” il corpo delle donne – o, in senso più ampio, delle persone più fragili – riducendo anche l’interazione sessuale a un mero match di combattimento, dove vince il più forte».
Una cultura del possesso che trasforma rapporti e relazioni. «La “persona” diventa “cosa” agli occhi del suo simile: mentre l’anima, il sentimento e l’empatia cessano di esistere e l’amore viene relegato ai margini della quotidianità sostituito da una concezione di eros del tutto errata. Le chat e i social media poi offrono una piattaforma perfetta per attingere e condividere informazioni, immagini da cui prendere ispirazione e trovare conforto e manforte negli altri che condividono stessi interessi».
E anche se tutti ne parlano, bisogna rallentare un attimo per rendersi davvero conto dell’ampiezza e complessità del fenomeno. «In un tale contesto, dove tutto viene costantemente documentato in rete, i video e il materiale pornografico – a volte anche pedo-pornografico – fungono da pregiatissima ma comunissima merce di scambio, esibiti come trofeo che prova che quanto viene detto e condiviso in rete è poi effettivamente praticato nella vita reale. Dovrebbe qui aprirsi una riflessione sul fatto che la vita online è pur sempre vita reale [un argomento di cui ha parlato anche Giorgia Butera, nda] e che di questa rappresenti una parte considerevole soprattutto per le nuove generazioni».
LE AZIENDE DI SERVIZI DI COMUNICAZONE DEVONO IMPIEGARE STRUMENTI DI VERIFICA DELL’ETÀ
Per tornare alla cronaca, indipendentemente dalle pene che verranno inflitte ai colpevoli, è davvero necessario ragionare su un panorama più ampio. «Se vogliamo dare impulso a un cambio sociale che possa prevenire episodi di questo tipo in futuro, bisogna scendere in campo con interventi legislativi e politiche specifiche sin dall’infanzia, che vedano come protagonisti i minori», sottolinea Puccio, che è cosciente di come nessuna pena sarà in grado di cancellare la sofferenza inferta alla vittima ma che punta ad andare alla radice del problema.
Le responsabilità sono su vari livelli: sociale, istituzionale e commerciale. «Bisogna accertarsi – spiega Puccio – che anche le aziende fornitrici di servizi di comunicazione elettronica si assumano la propria quota di responsabilità e che, attraverso l’impiego di effettivi ed efficaci strumenti di verifica dell’età in rete da parte di tali aziende, ai minori sia impedito l’accesso a siti pornografici [la campagna Child safety on proposta da alcune associazioni e supportata dai cittadini si muove proprio in questo senso, nda]. La responsabilità è certo in primis delle istituzioni, ma il cambiamento sociale richiede uno sforzo collettivo di tutti gli attori della società».
«È importante intervenire con regole specifiche che siano volte a limitare il dilagare di immagini in rete che normalizzano la violenza sessuale e ogni altro tipo di violenza. Fino a che non interverremo con regole specifiche e politiche mirate, rivolte ai più giovani nessuno di noi sarà al sicuro e non saremo in grado di accertarci che questo tipo di episodi di violenza becera non accadano in futuro. Più volte si è parlato dell’importanza dell’educazione sessuale a scuola, ma oggi sentiamo sempre più impellente un bisogno: nell’era dell’artificialità, dobbiamo essere educati all’umanità, all’affettività e all’emotività delle relazioni interpersonali».
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