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Vacanze: momento di stacco dalla frenesia. L’acqua mi arriva alle caviglie e i movimenti morbidi del mare sardo mi cullano delicatamente e accompagnano i miei pensieri nel loro flusso senza trattenerli. Dalla posizione in cui sono, mi osservo, scruto il mio corpo pezzo dopo pezzo: gambe, addome, braccia, mani. È allora che mi accorgo che qualcosa è cambiato in me: il corpo è lo stesso di una settimana fa, eppure è come se lo vedessi ora per la prima volta.
Lo sguardo severo e giudicante, comandato da aspettative di perfezionismo, ha lasciato spazio ora ad uno sguardo più comprensivo, compassionevole, in grado di scrutare oltre le forme del corpo per comprendere cosa vi si nasconde al loro interno. Ed è così che per la prima volta, con i piedi accarezzati dall’acqua, mi trovo a far la conoscenza per la prima volta con un nuovo corpo, non più composto da singoli componenti più o meno difettosi da dover migliorare e aggiustare, bensì un involucro detentore di saggezza e messaggi da decifrare per poter migliorare, evolvere e vivere a pieno questa vita.
Come? Cambiando la domanda che la mia mente mi propone ogni qual volta mi trovo a guardarmi, ovvero soffermandomi sul cosa e non più sul come: tralasciando ovvero il come è fatta, e soffermandomi sul cosa mi sta comunicando quella parte del mio corpo. Andando oltre a ciò che vedono i miei occhi, e leggendo il messaggio racchiuso al suo interno.
A guidarmi in questo percorso di cambiamento è stato un libro pubblicato a fine degli anni ’70 (ma ancora attuale) dallo psicologo americano Ken Dychtwald, dal titolo “Psicosoma. Le vie orientali e occidentali all’autoconsapevolezza, alla salute e allo sviluppo personale”. Acquistato da tempo, ho iniziato a leggerlo poco prima di partire e mi ritrovo così a divorarlo in spiaggia, tra un bagno e l’altro, in uno stato mentale favorevole di relax e assenza di stress.
Le vie orientali e occidentali all’autoconsapevolezza, alla salute e allo sviluppo personale
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E così – pagina dopo pagina – la visione di me stessa e del ruolo del corpo si trasmuta: un viaggio di esplorazione di messaggi, indicazioni, vie che una volta comprese possono rivelare molto su chi siamo e quali sono gli aspetti della nostra personalità, del nostro essere, su cui possiamo lavorare per migliorarci. Quelli che fino a poco fa mi parevano difetti estetici diventano ora opportunità uniche di evoluzione.
“Se mi osservate attentamente, probabilmente affermereste che sono sano e proporzionato. Se foste medici, senza dubbio, direste che sono in buona salute e che sono fortunato perché possiedo un corpo vitale e di ottimo tono. Tuttavia, quando esamino attentamente me stesso, noto che nei miei tessuti vi sono squilibri, confusioni e spigoli di ogni genere, come ve ne sono senza dubbio nella mia anima: conflitti che hanno finito per formare il mio corpo fisico in modo definito e netto, così come sono valsi a modellare il mio carattere e la mia vita.”
L’autore si descrive, e al tempo stesso descrive noi tutti e i tanti vissuti, esperienze che ci hanno segnato fin dalla nostra nascita (e forse anche prima) e che ad occhi esperti sono ben visibili ancora oggi in noi. Dychtwald, dopo aver studiato psicologia alla Union Graduate School, si è interessato particolarmente al nuovo campo della psicologia dello psicosoma. Nel libro racconta le tante tecniche (come il rolfing e la bioenergetica), che ha avuto modo di approfondire, e che in modi diversi lavorano sul far emergere e liberare blocchi, traumi, vissuti che ci limitano nel vivere a pieno la nostra vita, causando disagi, disturbi fisici ed emotivi.
E così, accompagnando il lettore mano nella mano, l’autore lo conduce in un viaggio che parte dall’osservazione di sé, del proprio corpo, delle singole aree, spiegando come ognuna di esse sia legata a particolari stati della mente: la connessione tra mente e corpo è al centro di ogni considerazione e in tale connubio totalizzante possiamo trasformare e guarire traumi e blocchi, operando direttamente sul corpo, e sbloccando di conseguenza ciò che la mente non era riuscita a fare: espandere i nostri limiti per avvicinarci sempre più al nostro centro, al nostro sé.
“Le interazioni sociali, culturali e globali dipendono dalle azioni e dai movimenti degli individui che costituiscono il tessuto connettivo, fisico e psicologico, del gruppo. Perché il gruppo cambi e si migliori, è necessario che prima cambino e si migliorino i suoi membri. Alcuni ritengono che questo sia un modo interamente errato di ricercare un cambiamento positivo e che le leggi culturali, le strutture economiche e le condizioni ambientali debbano venire mutate prima che noi possiamo cambiare”.
“Ma cos’è la cultura? Cos’è l’ambiente? Cos’è l’economia? Non sono solo nostri costrutti, nostre proiezioni? Non sono soltanto riflessi dei nostri conflitti e delle nostre possibilità interiori? Per modificare le nostre proiezioni, dobbiamo prima rimettere a fuoco il proiettore: dobbiamo cambiare noi stessi.” Buon cambiamento a me e a voi!
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