La Porta sulle Langhe: riscoprire tradizioni e costruire comunità
Seguici su:
Savona - Cosa fare con un paese che muore? Quando chiudono le scuole, le botteghe artigiane. Quando non si sente più il vociare dei bambini per le strade, le chiacchiere all’uscita dei negozi. In Val Bormida, a Piana Crixia, l’ultimo paese del savonese, all’incrocio con le province piemontesi di Asti e Alessandria, un gruppo di cittadini ha unito le forze per invertire la rotta e veder rivivere il proprio paese.
Ne abbiamo parlato con Stefano Pera, presidente della cooperativa di comunità La Porta sulle Langhe, una realtà avviata nel 2019 come associazione e poi ripensata per dare opportunità di lavoro strettamente legate al territorio. «In questi luoghi in tempi di guerra i partigiani andavano in giro a fare il torrone. Una ricetta antica che stiamo cercando di recuperare – mi racconta Stefano – e così l’olio di nocciole che sempre durante la guerra veniva molito da queste parti. I bambini raccoglievano le nocciole e di notte un signore le passava al torchio».
Le parole di Stefano raccontano di tempi perduti e degli sforzi per recuperare antiche tradizioni, pratiche agricole rispettose del territorio, che assecondano la natura. Il paese, Piana Crixia, conta poco meno di ottocento abitanti, ma è dove è sempre tornato. «Sono nato a Casale Monferrato e a undici mi sono trasferito a Piana», racconta Stefano. Poi la vita e il lavoro lo hanno portato a Milano, dove per anni si è occupato di musica lavorando come autore televisivo.
LA COOPERATIVA DI COMUNITÀ
«A un certo punto una serie di coincidenze familiari e lavorative mi hanno riportato a Piana. Era il 2012 e La Porta sulle Langhe è venuta un po’ di tempo dopo. È stata una lunga gestazione: ritrovare gli amici con cui ero cresciuto ha nutrito il desiderio di fare qualcosa per questo paese», prosegue Stefano. Promuovere il territorio, ravvivarlo, scorgere le soddisfazioni che si celano dietro il sacrificio sono gli ingredienti che hanno fatto muovere i primi passi della cooperativa di comunità che ad oggi conta quattro soci.
La Porta sulle Langhe ha rilevato una trattoria del paese e realizzato lì un laboratorio artigianale: «Durante la settimana si lavora in pasticceria e il fine settimana restiamo aperti come ristorante. In questo cerchiamo sempre di valorizzare i produttori locali e le economie del territorio», prosegue Stefano. «Per noi è importante occuparci del paese da un punto di vista economico, perché si nutra delle proprie forze e alimenti un circolo virtuoso».
UN TERRITORIO INCONTAMINATO
Economia territoriale è anche sinonimo di turismo: responsabile e attento alle esigenze degli abitanti e degli stessi luoghi. Incastonata tra le Alpi liguri, l’Appennino e il Piemonte tra l’alto Monferrato e le alte Langhe, la Val Bormida è un territorio ancora incontaminato e poco conosciuto. Tra calanchi e curiose formazioni geologiche, come il caratteristico fungo alto quindici metri, la Val Bormida è un paradiso per escursionisti e amanti del turismo lento.
«Per noi La Porta sulle Langhe è un luogo di incontro e aggregazione. Da un po’ di tempo sogniamo di sviluppare un albergo diffuso, anche grazie alla collaborazione di altre associazioni locali, perché è importante lavorare tutti insieme verso una direzione comune», ha aggiunto Stefano. «La generazione precedente non ha la stessa visione: con grande amarezza e sfiducia, ha visto il paese spegnersi, poco per volta».
Stefano ricorda ancora com’era Piana quando era solo un ragazzino. Andava in giro da solo con i suoi coetanei e con gente più grande: si condivideva tempo e spensieratezza. «Il sabato sera si usciva tutti insieme, ci chiamavano la mandria di Piana. Erano tempi bellissimi. Oggi non è più così: i ragazzi non escono più insieme, non crescono insieme come accadeva una volta».
«Purtroppo si trascorre molto più tempo da soli e questo posto oltre a morire sotto i nostri occhi, si sta trasformando in una sorta di dormitorio. Quello che proviamo a fare con La Porta sulle Langhe è ritrovare un legame profondo con il luogo in cui viviamo», conclude Stefano. «Ma è qualcosa che richiede tempo e gli sforzi di tutta la comunità: da una generazione all’altra».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento