2 Ago 2023

Maurizio Capone, l’artista che canta il cambiamento con strumenti realizzati con materiali riciclati

Il musicista, attivista e artigiano Maurizio Capone, fondatore di Bungt Bangt e organizzatore della manifestazione "Come suona il caos", ci ha raccontato in questa intervista come costruire strumenti musicali a partire da materiali poveri e di scarto sia diventata la sua disciplina. Capone utilizza la musica come strumento di sensibilizzazione su temi importantissimi, quali la salvaguardia ambientale, l'uguaglianza e l'inclusione, perché "la musica passa e può far scattare la scintilla del cambiamento".

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Campania - La musica può essere uno strumento di cambiamento? Da anni Maurizio Capone si impegna, come musicista e attivista, a sensibilizzare riguardo l’importanza del prendersi cura della propria terra, non solo attraverso i testi delle sue canzoni, ma soprattutto facendo musica in un modo tutto suo: utilizzando strumenti creati a partire da materiali di scarto, regalando una nuova vita a oggetti che erano stati buttati via.

Abbiamo annunciato qui la nuova edizione di “Come suona il caos”, organizzata proprio da Maurizio Capone e tenutasi lo scorso 18 luglio negli spazi di dell’Auditorum Porta del Parco di Bagnoli. Pochi giorni dopo l’evento abbiamo sentito Maurizio Capone per farci raccontare qualcosa in più su “Come suona il caos” e sul suo modo di coniugare musica e attivismo.

come suona il caos
Come è nata l’idea di utilizzare rifiuti per creare strumenti musicali?

Più che un’idea, parte da un’intuizione che ho avuto in infanzia. Avevo dieci anni quando costruii i primi bonghi con dei barattoli di marmellata. Volevo fare il musicista, non avevo gli strumenti e pensai di costruirli. Anche quando ho iniziato a suonare strumenti convenzionali, ho continuato a costruirne altri con materiali riciclati, sia perché mi piaceva l’idea di ottenere dei suoni inusuali, sia perché mi stimolava la casualità del costruire strumenti musicali a partire da oggetti poveri trovati per caso.

È una cosa che mi ha sempre divertito molto e che alla fine è diventata la mia disciplina. Quando ho fondato Bungt Bangt mi sono sforzato di ricordare i suoni che mi piacevano da bambino. Ho rievocato, per esempio, il suono che faceva la chiave che usavo per aggiustare il seggiolino della bicicletta quando mi cadeva e a partire da quel ricordo ho costruito uno xilofono con delle chiavi. Certo, nel tempo è diventata un’attività più ricercata, ma è nata in maniera spontanea dalla convergenza dell’amore per tre cose: per la natura, per la musica e per la manualità.

Il videocorso online che si è concluso con l’edizione del 2009 di “Come suona il caos” è nato perché volevi trasmettere e condividere questa passione per la musica e manualità?

In realtà il videocorso nasce dopo. Anche prima di fondare Bungt Bangt facevo dei laboratori, perché ho sempre pensato che le percussioni fossero un ottimo strumento educativo. Sono più intuitive e immediate e possono essere utilizzate anche laddove non interessa solo il risultato musicale. Per esempio, possono essere utilizzate in laboratori con i ragazzi meno disciplinati, che attraverso questo strumento riescono a incanalare l’energia. L’ho capito perché l’ho sperimentato su me stesso. Anche io sono poco disciplinato, ma per costruire strumenti e suonarli dovevo concentrarmi e, siccome mi piaceva, me lo sono imposto.

Quindi il videocorso è il frutto di questa esperienza che nel 2009 ho pensato di mettere online, in modo che tutti potessero beneficiarne. Ormai sono passati quattordici anni, quindi nel frattempo ci sono stati progressi ed evoluzioni, però resta un corso utile e fruibile da tutti.

Da anni Maurizio Capone si impegna, come musicista e attivista, a sensibilizzare riguardo l’importanza del prendersi cura della propria terra

Come è cambiato “Come suona il caos” dal 2009 all’edizione del 2023?

“Come suona il caos” è rimasto un evento di avanguardia. Nel 2009 era innovazione pura, perché nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere. In questi quattordici anni ci sono stati altri colleghi che hanno pensato eventi simili e, in generale, una buona parte della società è diventata più sensibile a questi temi. Quando abbiamo deciso di rifarlo, io volevo riportare lo stesso format, ma rimodulato secondo le nuove conoscenze.

Ad esempio, nel 2009 andammo a fare la pulizia della spiaggia di Bagnoli per raccogliere i rifiuti che poi abbiamo utilizzato nel laboratorio e trasformato in strumenti musicali. Quest’anno il progetto era lo stesso, però confrontandomi con punti di riferimento come Legambiente, Greenpeace e Ci Tange, mi è stato spiegato che, nonostante i buoni propositi, fare una pulizia della spiaggia in questo periodo dell’anno poteva essere dannoso per la nidificazione e per la deposizione delle uova. Subito ho cambiato obiettivo, anche se l’idea è rimasta la stessa. Avremmo comunque pulito e raccolto rifiuti, non dalla spiaggia, ma dalle strade.

Capone Maurizio
Che l’obiettivo ti sei prefissato organizzando “Come suona il caos”?

L’obiettivo di “Come suona il caos” è quello di mettere in atto una trasformazione: si raccolgono rifiuti, si costruiscono strumenti e poi si va sul palco a suonarli. Chi partecipa al laboratorio vive un’esperienza che gli resta dentro. Il giorno dopo guarderà al cassonetto di rifiuti come un luogo dove raccogliere materiali utili e non solo come un posto dove buttare la spazzatura. Mostriamo alle persone che non bisogna per forza buttare via quello che non ci serve più, che è possibile trasformarlo in altro. Questo è quello che vuole fare “Come suona il caos” e in questo è rimasto identico dal 2009 a oggi.

Anche il convegno è stato innovativo. C’erano persone con opinioni diverse su alcuni temi e volevo che questo favorisse il dibattito. Però ho imposto una regola: il dibattito non si fa criticando le idee dell’altro, ma proponendo le proprie. Credo sia il modo migliore per incamminarsi verso il cambiamento, che non può avvenire con un’imposizione dall’alto. Con “Come suona il caos” ho proposto la mia idea di Beach Party, non criticando le altre, ma dando la mia alternativa.

Capone Maurizio 1

In questo sono fortunato. Facendo musica, posso parlare del problema ambientale trasmettendo emozioni. Racconto la terra dei fuochi dando voce alla sofferenza che si prova nel guardare un luogo in cui natura e bellezza sono state distrutte dai rifiuti tossici, non ne faccio una critica politica. O meglio, la faccio ma esprimendola in modo che possa arrivare anche a casa di chi normalmente si tapperebbe le orecchie davanti a certi temi. La musica passa e può far scattare la scintilla del cambiamento.

L’ultimo singolo uscito, “Capille luonghe“, affronta problemi un po’ diversi. È un anticipo del tema su cui si incentrerà l’album?

Sicuramente l’argomento dell’uguaglianza di genere è un tema a cui tengo molto. Credo che finché ci saranno ancora discriminazioni di genere, qualunque altra battaglia sarà sempre viziata. Lo spunto per la canzone è stata la storia di Masha Amini, un evento tragico che pone il problema della mancanza di libertà delle donne in alcune società islamiche. Ma non è una canzone contro l’Islam, assolutamente no. La mancanza di libertà delle donne è radicata anche negli ambienti cristiani e laici. Vorrei che questo diventasse il tema del disco, anche se per il momento è solo un desiderio. Quando scrivo devo seguire l’onda della creatività, che non sempre mi porta dove pensavo di andare.

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