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Milano, Lombardia - Sbagliare, fallire, vedere infrangersi davanti ai propri occhi un sogno, un’idea è doloroso, quanto inevitabile. Il #fallimento ci dà la misura di ogni nostro progetto, ambizione o desiderio: è lì nascosto in ognuno di questi e saperlo ci fa muovere ogni passo verso la meta con profonda incertezza e a volte timore. Provarne è inevitabile, ma se al contrario cercassimo di pensare che la possibilità di fallire è in realtà un’opportunità di crescita, miglioramento e magari svolte impreviste e di successo rispetto a quanto ci eravamo prefissati?
FALLIRE SUL LAVORO: SÌ, È POSSIBILE
La startup #TeamDifferent ha deciso di dedicare un’intera giornata al tema del fallimento nel mondo del lavoro e alle strategie per migliorare l’ambiente professionale e il benessere delle persone. Il #Failure Day, di cui Italia che Cambia è media partner, sarà infatti un’occasione unica per incontrarsi, ascoltare la storia di chi è partito proprio da errori e insuccessi per costruirsi un percorso lavorativo costellato di soddisfazioni e momenti di gratificazione.
In programma per il prossimo 2 settembre, al Milano Luiss Hub, il #Failure Day è l’appuntamento conclusivo di cinque giornate di talk e workshop online in cui numerosi ospiti si sono passati la parola, rispondendo alle domande e alle provocazioni di Lorenzo Tedeschi, cofondatore e manager director di TeamDifferent. L’evento, infatti, si sarebbe dovuto svolgere a maggio, ma a causa dell’alluvione in Emilia-Romagna e di problemi logistici e organizzativi correlati, si è preferito rimandarlo. «Per noi è molto più di un semplice evento – ha commentato – sarà un momento di incontro, sano networking e ascolto».
Molto spesso nella società del successo, non è ammesso sbagliare o fallire. O almeno così sembra. TeamDifferent nasce proprio per sovvertire questa convinzione sbagliata e promuovere la salute mentale e il benessere psicologico nel mondo del lavoro. Attraverso un sofisticato algoritmo, la startup pugliese offre alle aziende una serie di servizi di consulenza psicologica e di monitoraggio dello stato di benessere dei lavoratori.
«Si tengono in considerazione, ad esempio, il fattore di stress, la qualità delle relazioni con i colleghi, il livello di soddisfazione del personale rispetto ai task aziendali – ha aggiunto il cofondatore di TeamDifferente – E in base a questi si elaborano delle strategie aziendali di volta in volta diverse». Eppure la percezione del fallimento, soprattutto nel mondo del lavoro, è ancora legata a una visione nociva e demotivante per il lavoratore. Allora come ribaltare questa prospettiva?
IMPARARE A CADERE
Per provarci, ha suggerito nel corso del suo intervento Alice Siracusano, change agent e “madre adottiva”- come ama definirsi – della Luz Agency, basterebbe partire dall’etimologia: «È qualcosa che mi ha insegnato Roberto Vecchioni, quando ho avuto l’opportunità di lavorarci insieme». Ebbene, anche quando si parla di fallimento, sarebbe sufficiente tornare all’origine delle parole per farsene una ragione in un modo o nell’altro.
«Deriva da “fallĕre”, che vuol dire “inciampare”, non necessariamente cadere». Quello che noi consideriamo fallimento, quindi, altro non è che una piccola caduta, qualcosa da cui riprendersi rapidamente e senza grossi sforzi. È interessante come invece ne abbiamo ingigantito il senso, riferendo il concetto alle persone e non più alle cose o agli eventi.
«Quello che provo a fare in Luz, è favorire un ambiente di lavoro che incoraggi le persone anche a fallire per migliorarsi – ha spiegato Alice Siracusano – Molto spesso ci dedichiamo a dei progetti per così dire autocommissionati, ovvero non richiesti da un cliente esterno ma partiti da una nostra idea e incentrati sulle insicurezze delle persone. Questo crea grandi soddisfazioni e poco per volta rafforza la fiducia di chi lavora con noi».
Se fallisce un progetto lo si modifica: è questo che dovrebbe accadere ogni volta che ci confrontiamo con un fallimento. Non ci si può certo risparmiare quel carico di dispiacere o frustrazione che questo si porta dietro, ma senza dubbio lo si può trasformare in una nuova opportunità. Il #Failure Day vuole infatti diffondere una nuova consapevolezza nel mondo del lavoro rispetto a temi troppo spesso trascurati o lasciati in secondo piano nelle logiche aziendali.
«Spesso il vero problema non è tanto il fallimento quanto la paura di fallire», ha giustamente osservato Santina Giannone, CEO di ReputationLab. E se sbagliare ci terrorizza, specie sul posto di lavoro, «forse si dovrebbe ambire a non fallire due volte nello stesso modo», trarre spunto dagli errori in modo costruttivo e propositivo, soprattutto grazie al supporto del resto del team e di una leadership aziendale in grado di cogliere nel fallimento lo spunto per ripartire.
Per continuare a parlare di fallimento e benessere sul posto di lavoro – anche quando si sbaglia – l’appuntamento è a Milano in occasione del #Failure Day. L’evento è aperto a tutti, aziende, privati cittadini e chiunque voglia approfondire questi argomenti. Basta registrarsi e seguire così gli aggiornamenti su programma della giornata e gli speaker che interverranno.
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