Centro Ciro Colonna di Ponticelli, opportunità di crescita e formazione contro la dispersione scolastica
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Campania - Le emergenze di un quartiere come Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, sono le stesse di tutte quelle zone marginalizzate a cui le istituzioni non sembrano prestare l’attenzione necessaria per uno sviluppo positivo delle risorse del territorio e delle persone che vi abitano. Dispersione scolastica, mancanza di centri aggregativi che non siano l’ambiente del muretto, scarse opportunità lavorative unite a una politica locale poco incisiva nella lotta contro la criminalità organizzata, sono fattori che contribuiscono a generare una quotidianità accolta per abitudine o forse per rassegnazione.
In un contesto simile, il 7 giugno del 2016 perse la vita un altro giovane ragazzo di 19 anni, Ciro Colonna, ennesima vittima innocente di un sistema difficile da sradicare, in un territorio ferito e umiliato dai suoi stessi cittadini, una parte della popolazione che scoraggia ogni speranza di chi, con sacrificio e volontà, tenta di costruirsi un futuro in maniera onesta e si trova spesso invece costretto a rinunciare alle proprie radici per trovare altrove la serenità a cui avrebbe diritto in casa sua.
La storia di Ciro Colonna è comune a tante famiglie che abitano, con immense difficoltà, tra quei palazzoni grigi che si ergono sul fronte dell’Ospedale del Mare, nel Lotto O – come d’abitudine per i quartieri popolari nominati per lettere – ribattezzato dagli abitanti Lotto Zero, un nome che è una richiesta d’aiuto contro lo stato di abbandono e di degrado in cui riversano dei giovani che avrebbero tanto da dare e pochi spazi che gli permettano di farlo.
Da questo dolore condiviso – perché la morte di un ragazzo significa anche la perdita di un figlio del quartiere – la comunità ha trovato dei modi alternativi ai circuiti istituzionali per creare percorsi di riscatto e di giustizia e sono tante le associazioni, numerosissimi i volontari e i movimenti che a Ponticelli si impegnano nel quotidiano per dimostrare agli abitanti che un’alternativa è sempre possibile, che intraprendere la strada più difficile è una scelta che ripaga diversamente.
UN CENTRO EDUCATIVO POLIFUNZIONALE DEDICATO ALLA MEMORIA DI CIRO COLONNA
Questo sogno di costruire attraverso l’educazione una società orizzontale, orientata ai bisogni di tutti, nessuno escluso, è stato portato avanti per anni dall’associazione Maestri di Strada ONLUS, che proprio in questo territorio è riuscita a mettere in atto un progetto che, per la sua portata, assomigliava più a un’impresa colossale. Dopo un lungo e travagliato percorso di dialogo con le istituzioni, l’edificio abbandonato dell’istituto comprensivo Marino Santa Rosa di Ponticelli è stato riqualificato dando vita nel 2019 al Centro Polifunzionale Ciro Colonna, un immenso centro educativo e ricreativo, uno spazio di aggregazione e di espressione per i tanti ragazzi che rischiano di entrare nel vortice delle dinamiche dei quartieri deprivati, rinunciando a trovare la loro autentica strada di vita.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”: un esempio di come l’esperienza della morte possa diventare il motore per la nascita di una nuova vita, dal dolore alla bellezza. «L’intitolazione a Ciro Colonna è un’intitolazione a tutti quei giovani che vorrebbero soltanto significare qualcosa per qualcuno e invece sono costretti a trascinare l’esistenza tra muretto, circoletto, baretto… luoghi dove si dissipa il tempo e certe volte anche la vita, dove non si costruisce il futuro. Dare ai giovani l’opportunità di sentirsi utili per qualcun altro è l’unica strada per combattere l’emarginazione», spiega Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada ONLUS.
È così che le aule dell’edificio scolastico abbandonato in via Curzio Malaparte, ormai impolverate e ammuffite dallo stato di disuso in cui riversavano, sono state messe a nuovo, stavolta diventando sedi di laboratori didattici ed educativi, con attività pensate non solo per i giovanissimi, ma per tutte le fasce d’età; resta una scuola, ma diventa una scuola di vita, uno spazio di socialità aperto a tutti.
Il rifacimento di quello che oggi è il Centro Polifunzionale Ciro Colonna è la dimostrazione lampante di ciò che significa prendere in carico un bene comune, che diventa tale solo c’è una comunità disposta a prendersene cura, un luogo del popolo che non è stato calato dall’alto ma ricostruito dal basso, dalle stesse persone che l’avrebbero poi frequentato e abitato, che nel percorso formativo per lo sviluppo di competenze trasversali hanno contribuito alla sua pulizia e manutenzione.
Il rifacimento dell’edificio dedicato a Ciro Colonna, così come lo vediamo oggi, è frutto di una grande opera di manutenzione programmata e autocostruzione con la partecipazione dei cittadini e si è configurato sin da subito come un cantiere-scuola, insegnando alla comunità locale come affrontare non solo i problemi relazionali ed emozionali legati a una situazione svantaggiata, ma anche le difficoltà tecniche ed economiche legate al vivere insieme.
Fondamentale, in tal senso, è stato negli anni il lavoro svolto dall’associazione TerradiConfine, che ha ora sede nel Centro Polifunzionale Ciro Colonna, il supporto della scuola Aldo Moro, del gruppo per la cura del verde del rione INCIS, dei boy-scout del clan Ponticelli, dei coltivatori dell’orto urbano di Ponticelli, delle varie comunità parrocchiali e della famiglia Colonna, per cui quest’iniziativa è una grande occasione di riscatto.
«Esperienze di cambiamento vero, reali e concrete, sperimentando formule educative di comunità che sono capaci non solo di prendere in carico i giovani delle periferie, ma anche di sviluppare occasioni di welfare, presa in carico innovativa e occasioni occupazionali», commenta Mariano Di Palma, referente regionale per l’associazione Libera in Campania, in merito alla costituzione del Centro Ciro Colonna.
L’IMPRESCINDIBILE INCONTRO TRA ATTIVITÀ RICREATIVE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
Il Centro Polifunzionale Ciro Colonna ha a disposizione 25 aule che sono diventare 33 spazi dedicati a diverse attività, una grande sala adibita a mensa, un teatro, una palestra e uno spazio esterno che è stato di recente reso agibile per l’organizzazione di eventi. In questo cuore pulsante di socialità, l’obiettivo che si pone la rete di associazioni presenti sul territorio è quello di creare una “comunità educante”.
L’educazione non va intesa però in senso prettamente didattico. È un’educazione alla vita in ogni sua sfaccettatura, attraverso dei percorsi per la presa in carico e l’inclusione di giovani a rischio di devianza e in condizioni di grave marginalità, offrendo spazi di tutoraggio e di supporto psicopedagogico cuciti su misura delle loro energie e vulnerabilità.
«La cosa interessante dei laboratori è che sono polivalenti. Ad esempio, il laboratorio di teatro non è solo per il tempo libero, per lo svago, ma è anche un laboratorio di italiano, di creatività e di socialità; fare uno spettacolo di teatro come si deve con trenta persone in scena è un’impresa da questo punto di vista, i trenta ragazzini che danno vita a questa rappresentazione sono consapevoli di star facendo qualcosa di straordinario, oltre lo spettacolo c’è anche un contenuto», le parole di Cesare Moreno in merito alle attività del Centro Ciro Colonna.
In questo luogo il significato della parola “scuola” viene riscritto; è un’educazione che comprende anche un’azione di orientamento verso la ricerca di sé stessi, attraverso esperienze laboratoriali di arteducazione e formazione specifica. Il Centro Ciro Colonna risponde a una grave carenza nel territorio di corsi di formazione professionalizzanti, che permettano a una fetta consistente della popolazione rappresentata da giovani senza competenze specifiche di entrare nel mondo del lavoro e imparare a guadagnarsi da vivere in modo dignitoso.
«Negli ultimi anni questo territorio ha creato anticorpi forti, adesso sta provando con questa esperienza a raccontarsi anche fuori; ultimamente anche aziende che nella responsabilità civile d’impresa, invece di fare formazione in alberghi blasonati sul lungomare, sono venuti a fare volontariato nei nostri territori. Questo può essere un esempio di come un territorio margine, di periferia, possa essere un’esperienza da raccontare e da vivere», afferma Pasquale Leone, di TerradiConfine.
Grazie al lavoro delle associazioni viene data una nuova speranza ai giovani, quella di imparare un lavoro e mettere in pratica queste competenze nel luogo in cui abitano, affinché non vadano altrove raggiunta la maggiore età. Una risposta al problema concreto dell’emigrazione da parte dei ragazzi delle periferie che adesso potranno avere gli strumenti necessari per costruire, insieme, il futuro dei quartieri popolari di Napoli.
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