13 Lug 2023

Ultima Generazione blocca il traffico: “Stiamo condannando i nostri figli alle migrazioni climatiche”

Alle 8:00 della mattina di martedì sei attivisti si sono seduti sull’asfalto della SP11 Padana Superiore Torino Chivasso per lanciare l’allarme sulla crisi climatica. La loro richiesta è una: lo stop immediato ai sussidi pubblici ai combustibili fossili a Torino e in un Piemonte duramente colpito dalla crisi climatica. Ma l’obiettivo, come sempre, è anche sensibilizzare. Questa volta sul tema delle migrazioni climatiche e sulla necessità di sviluppare politiche di adattamento preventive.

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Torino - Stando ai dati, questo inizio luglio il mondo ha appena vissuto la settimana più calda mai registrata. Non è un caso che proprio in questi giorni gli attivisti per il clima tornino a far sentire la loro voce sul tema dei cambiamenti climatici e delle loro disastrose conseguenze che sono già sotto gli occhi di noi tutti.

È la mattina dell’11 luglio e in Piemonte un gruppo di persone aderenti alla campagna Non Paghiamo il Fossile, promossa da Ultima Generazione, ha bloccato il traffico sulla SP11 Padana Superiore Torino Chivasso. Alle 8 di mattina si sono sedute sull’asfalto della carreggiata, nel senso di marcia che conduce verso l’uscita. Per tutta la durata dell’azione hanno dialogato con gli automobilisti e con loro hanno discusso della gravità della situazione climatica corrente e dell’inaccettabilità dell’inazione della Politica per contenerne i danni. Poi, dopo 24 minuti di blocco, sono arrivate sul posto le Forze dell’ordine, che in poco tempo hanno portato via gli attivisti.

UNO STOP AL FOSSILE

In riferimento all’azione di protesta, raccontano in una nota stampa, «abbiamo deciso di bloccare una strada ad alta percorrenza a Torino, sciaguratamente considerata Città dell’Automobile, per lanciare il messaggio “Stop al fossile”. La qualità dell’aria della nostra città ha sforato sistematicamente il limite dei 50ug/m3 di Pm10 per più dei 35 giorni all’anno previsti dalla legge, con conseguenze sulla salute dei cittadini/e».

Ultima Generazione3

L’obiettivo è portare l’attenzione sulla grave crisi ecologica e climatica che vive il Piemonte e chiedere lo stop immediato di tutti i sussidi pubblici ai combustibili fossili a partire da Torino: «Periodi di siccità prolungati, scarso innevamento e scioglimento dei ghiacciai alpini si verificano ormai da anni e che non possono essere considerate emergenze passeggere. I danni, anche economici, all’agricoltura stanno impoverendo tutta la regione e la costringono a dipendere dall’estero per foraggi, mangimi e cereali per alimentazione umana».

ULTIMA GENERAZIONE: “STIAMO CONDANNANDO I NOSTRI FIGLI ALLE MIGRAZIONI CLIMATICHE”

Non solo lo stop ai sussidi pubblici, ma anche l’attenzione verso un fenomeno che nei prossimi anni rischia – o in queste condizioni, è destinato – a diventare fuori controllo: parliamo delle migrazioni climatiche, su cui gli attivisti si stanno impegnando a fare informazione. «Non da ultimo, la grave crisi climatica globale interessa la nostra regione e in particolare i valichi di confine, anche con l’aumento dei cosiddetti “migranti climatici”, che nel mondo hanno ormai raggiunto quota 100 milioni e sono costretti ad abbandonare le proprie terre in cerca di aree del mondo più vivibili».

«Oggi li vediamo arrivare dai Paesi africani e asiatici, ma le previsioni ci dicono che potremmo esserlo anche noi tra poche decine di anni, forse già dal 2050», proseguono. Sono queste le parole di Claudio, attivista convinto del fatto che non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa condanna: «Chiediamo che la cittadinanza ci supporti nelle richieste alle istituzioni di agire subito e in maniera efficace per azzerare le emissioni e l’inquinamento superfluo e per mitigare le conseguenze di quelle passate ed ormai irreversibili».

siccita
“DISOBBEDIENZA CIVILE NONVIOLENTA È DOVERE MORALE”

Tra il 2012 e il 2022, il Migration Data Portal ha contato una media di circa 21,6 milioni di migranti climatici all’anno. Dai dati emerge che il 53% dei 60,9 milioni di nuovi sfollamenti interni registrati nel 2022 è stato causato da disastri. Al 31 dicembre 2022, almeno 8,7 milioni di persone in 88 Paesi e territori vivevano in stato di sfollamento interno a causa di disastri verificatisi non solo nel 2022, ma anche negli anni precedenti. Si tratta di un aumento del 45% del numero totale di sfollati interni a causa di disastri rispetto al 2021, si legge nell’area del portale dedicata alle migrazioni climatiche.

«Non solo, il numero che potrebbe salire a 216 milioni entro il 2050, secondo il Rapporto Groundswell della Banca mondiale, che prevede che la crisi climatica potrebbe portare fino a 216 milioni di persone in sei regioni del mondo (Africa sub-sahariana, Asia meridionale, America Latina, Asia orientale e Pacifico, Nord Africa, Europa orientale e Asia centrale) a spostarsi all’interno dei loro Paesi entro il 2050, se non verrà intrapresa alcuna azione urgente per ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra».

L’aumento dei cosiddetti “migranti climatici”, che nel mondo hanno ormai raggiunto quota 100 milioni

Massimiliano è un altro attivista, che, parlando di disobbedienza civile nonviolenta, condivide la sua personale esperienza: «Da anni sono estremamente preoccupato per ciò che sta succedendo. L’escalation è evidente: sono impressionato dalla siccità continua nelle nostre zone, dai fiumi secchi. Io andavo spesso nei boschi e vedevo sempre animali, dopo la siccità dell’anno scorso non ne ho più visti», spiega.

«Ogni anno battiamo i record di temperatura media a livello locale e globale. Questa situazione mi ha spinto ad abbracciare l’azione diretta nonviolenta. La disobbedienza civile nonviolenta non è un reato ma la reazione sana che tutti dovrebbero avere di fronte alla condanna che i nostri Governi stanno firmando per noi a una vita indegna, fatta di fame e di guerre per accaparrarsi le aree fertili che diventeranno sempre più rare in Italia».

LA SANZIONE AMMINISTRATIVA PER I TRE GIORNALISTI

In seguito all’azione di protesta i tre giornalisti presenti durante l’azione di protesta sono stati identificati – separatamente rispetto ai manifestanti –, trattenuti per due ore in strada e multati. A loro è toccata una sanzione amministrativa per violazione dell’art. 175, comma 6, del codice della strada, che prevede il pagamento di una somma da 26 a 102 euro come sanzione per i pedoni che circolano sull’autostrada.

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Arriva così una forte critica da Ultima Generazione: «Quello messo in atto questa mattina dalle forze dell’ordine è un chiaro tentativo di intimorire, imbrigliare e dissuadere i giornalisti dallo svolgimento del proprio lavoro di documentazione del dissenso», hanno spiegato i protagonisti e le protagoniste dell’azione.

«L’esercizio della professione giornalistica, in virtù dell’interesse pubblico alla divulgazione della notizia, rientra tra le cause di esclusione della responsabilità per chi commette un fatto che costituisce un illecito amministrativo; esclusione prevista nell’adempimento di un dovere o nell’esercizio di una facoltà legittima – quale è appunto il diritto di cronaca, garantito dall’art. 21 della Costituzione – ovvero in stato di necessità o di legittima difesa. Si tratta dunque di una palese limitazione della libertà di stampa, in un Paese il cui Governo è sempre più orientato verso la criminalizzazione della protesta, a partire dalle sue forme nonviolente».

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