SPACE, il programma che sostiene i presidi culturali e civici del nord ovest
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Torino - Nel 2020, in risposta alle restrizioni pandemiche, la Missione Favorire la partecipazione attiva dell’Obiettivo Cultura di Fondazione Compagnia di San Paolo pubblica il bando Rincontriamoci per sostenere nella propria area di intervento uno dei comparti più penalizzati: gli spazi della partecipazione. Parliamo dei presidi civici e culturali, caratterizzati da una forte relazione con chi li frequenta, multidisciplinari e multifunzionali, attenti all’inclusione culturale e sociale, aperti all’uso spontaneo e informale di chi li attraversa.
Le candidature di 225 spazi di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta permettono di approfondire la conoscenza di un comparto ancora solo parzialmente e variamente definito nel dibattito pubblico e di settore. Ne emerge in modo evidente il ruolo civico e sociale, oltre quello culturale. Andando oltre la risposta emergenziale, nel 2021 prende così avvio il programma triennale SPACE. Spazi di partecipazione al centro, per continuare a sostenere economicamente i presidi culturali e civici del nord ovest, contribuendo in particolare al rafforzamento delle competenze e dei modelli di gestione.
La partecipazione attiva caratterizza gli spazi beneficiari, ma anche il metodo di progettazione e l’attuazione del programma. SPACE infatti viene co-progettato con un gruppo di lavoro multistakeholder formato da soggetti di secondo livello – Arci Torino, Labsus, Rete delle case di quartiere – e un’agenzia di innovazione culturale – cheFare –, in modo da includere la rappresentanza dei potenziali beneficiari, condividere conoscenza ed esigenze.
«Per una Missione che si chiama Favorire partecipazione attiva – racconta Sandra Aloia, responsabile della Missione – deve esserci coerenza tra il metodo utilizzato per il disegno degli strumenti e il contenuto, non possiamo chiedere agli altri di lavorare in un certo modo e non adottare lo stesso metodo perché sono convinta che, sebbene il processo sia più faticoso, l’esito ha una qualità decisamente superiore».
SPACE prevede un sostegno economico triennale svincolato da specifici progetti. L’intenzione è quella di spezzare il “non profit starvation cycle”, il circolo vizioso per cui l’accesso a finanziamenti vincolati a progetti porta le organizzazioni a investire poco e con difficoltà sulla struttura organizzativa. I beneficiari di SPACE inoltre diventano parte di una comunità di pratica. «Volevamo lavorare sulla costruzione di senso e di rete, vedere se c’erano dei temi che li accomunavano su cui fare formazione e riflessioni specifiche, vedere se potevano condividere esperienze, se si poteva costruire o rafforzare una rete, avere una massa critica e una certa visibilità, un riconoscimento», racconta Paola Sabbione, responsabile della Comunità di pratica.
I bisogni e le aspettative degli enti gestori degli spazi vengono raccolti e incrociati con gli obiettivi del programma. Le attività della comunità di pratica vengono, dunque, articolate in plenarie e aperitivi tematici. Nelle plenarie si dedica un’intera giornata alla formazione frontale e allo scambio orizzontale su temi di interesse comune – bilancio, governance, metodi e pratiche di partecipazione attiva, prossimità, accountability. Gli aperitivi tematici invece sono brevi incontri online su temi proposti dagli spazi – mutualismo, management di comunità, crowdfunding, allestimento spazi – e il più possibile autorganizzati dagli stessi, con il supporto dello staff della Fondazione.
«Uno degli obiettivi è praticare la partecipazione anche nella comunità di pratica, fare in modo che loro stessi si attivino nella proposta di temi e approfondimenti», spiega Chiara Basile, consulente della Fondazione. Nell’ultimo anno alle plenarie si affiancano viaggi studio per confrontarsi con altri spazi di partecipazione di altre regioni italiane.
Nel triennio di attuazione 2021-2023, SPACE sostiene circa 100 presidi civici e culturali in 13 province di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Si tratta di spazi di partecipazione impegnati nella produzione e nell’offerta culturale, che favoriscono forme di aggregazione sociale e mutualismo. Ci sono Società Operaie di Mutuo Soccorso come la SOMSI di Gozzano e centri di aggregazione giovanile come Il Puerto di Imperia.
Ci sono presidi culturali che stanno innovando e riportando servizi culturali e educativi in territori interni e montani che ne erano privi, come Borgata Paraloup a Rittana e Lou Pourtoun a Ostana, favorendo il ripopolamento. Ci sono community hub come Beeozanam a Torino che unisce portineria, programmazione culturale, risposta a emergenza abitativa e apicoltura urbana o come i Giardini Luzzati di Genova, che mettomo insieme urbanismo tattico, orti sociali, attività educative, produzione culturale, percorsi di inserimento lavorativo e molto altro.
Solo nel 2022, nei 100 presidi civici e culturali sostenuti da SPACE sono state rilevate 2,2 milioni di presenze, più di 4000 volontari e 50000 persone impegnate in processi di partecipazione attiva. I tre anni di SPACE sono un orizzonte temporale che permette di osservare alcune tendenze della partecipazione attiva nei presidi culturali e civici del nord ovest.
Guardando al modo in cui i contributi economici sono stati utilizzati e attraverso gli scambi della comunità di pratica, è evidente che «gli enti gestori degli spazi di partecipazione stanno diventando sempre più capaci di leggere in filigrana le complessità relazionali, estetiche, politiche e sociali che stanno dietro il tema della comunità», sostiene Bertram Niessen, presidente di cheFare. Ed infatti le tendenze evolutive più rilevanti riguardano i modelli di gestione, la programmazione delle attività e le funzioni degli spazi: tre ambiti strettamente correlati.
In questo arco temporale i modelli di gestione sono andati oltre le classiche forme di concessione d’uso dello spazio per sperimentare nuove forme di collaborazione tra enti gestori, insieme ad atti formali di condivisione di responsabilità con la pubblica amministrazione – ad esempio partenariati pubblico-privati o patti di collaborazione. La governance si è aperta e la programmazione è sempre più un processo di partecipazione in sé: young board, family board, curatele di comunità, co-programmazione e co-progettazione, tempi e spazi lasciati all’autorganizzazione di chi frequenta i presidi.
Le funzioni degli spazi, di conseguenza, si sono moltiplicate sia per l’eterogeneità dei soggetti attivi al loro interno, sia per la capacità dei gestori di guardare il territorio e agire per sopperire ad eventuali mancanze. Sono aumentati i volontari e le reti territoriali, si lavora su una programmazione strategica di lungo periodo e sulla risposta quotidiana ad esigenze territoriali. Per tutto questo servono figure manageriali capaci di unire la facilitazione di processi di partecipazione attiva all’attenzione per le economie necessarie, figure nuove che iniziano ad essere riconosciute e cercate.
Tutto ciò è avvenuto in un tempo breve di soli tre anni, tra un lockdown e un altro, con un programma che ha permesso ai presidi civici e culturali di non soccombere alla pandemia e rimanere aperti seppur in perdita, ma che, soprattutto, ha spinto le energie più sui modelli di gestione che sui progetti. SPACE si avvia verso la conclusione del triennio, mentre cresce in tutta Italia l’attenzione sui presidi civici e culturali. Si moltiplicano ricerche, incontri e proposte di tassonomia. Nell’eterogeneità degli approcci emerge il riconoscimento del valore di questi spazi in cui individuo, comunità e territorio si annodano, si sfilano e ricombinano, generando nuovi scenari per il presente.
Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.
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