6 Lug 2023

SiWeGO: come spedire merci in modo rapido e sostenibile

Scritto da: Benedetta Torsello

Nell’ottica della sharing economy, SiWeGO rivoluziona il modo di trasportare e ricevere le merci, ottimizzando tempi e costi e riducendone di conseguenza l’impronta ecologica. Replicando e ispirandosi a modelli già diffusi di car pooling, SiWeGO è la dimostrazione di come anche le merci possano muoversi su rotaie, su strada o addirittura in bicicletta senza sprechi.

Salva nei preferiti

In Italia la quantità di merci trasportate ogni anno sfiora cifre da capogiro. Secondo i dati ISTAT pubblicati alla fine dello scorso anno e relativi ancora al 2020, il totale delle merci trasportate su rotaia è pari a 90,5 milioni di tonnellate. Su strada invece il totale delle tonnellate trasportate complessivamente ammonta a 933,6 milioni.

Ogni giorno migliaia di automobili e altri mezzi di trasporto semivuoti affollano le arterie stradali e compiono gli stessi tragitti, magari con solo il conducente a bordo e un potenziale inutilizzato che ha un costosissimo impatto ecologico. I più datati esperimenti di car pooling, così come le prime riflessioni sul modello della sharing economy risalgono ormai a quasi vent’anni fa. E se a un certo punto si combinassero il principio della condivisione di beni e servizi con il trasporto non solo delle persone, ma anche delle merci?

Per rispondere a questa sfida, nel 2016 Marcello Favalli ha fondato la sua startup SiWeGO, nata da un’intuizione personale e dal tentativo di applicare il modello della sharing economy anche al traporto delle merci. Nella sua precedente vita da responsabile commerciale per conto di diverse multinazionali, Favalli aveva avuto modo di riflettere sulle notevoli dispersioni nel sistema di trasporto merci.

«Quando lavoravo come commerciale, mi è capitato di gestire alcune piccole consegne per non scontentare i clienti», ci racconta. «Ciò che mi colpiva era poter riconoscere immediatamente in autostrada chi faceva il mio stesso lavoro: camicia, da soli in auto e velocità costante in terza corsia. Allora mi sono chiesto: perché non ottimizzare questi spostamenti in auto, magari per trasportare le merci? E così è arrivata l’idea di SiWeGO».

SHARING ECONOMY E TRASPORTO DELLE MERCI

SiWeGO non è un semplice e-commerce. Alle spalle ha un complesso algoritmo ne regola il funzionamento. «A un certo punto ho provato a immaginare come avrebbe potuto essere un portale simile a BlaBlaCar, ma per le merci», prosegue Favalli. Allo stesso modo del più noto sistema di car pooling, l’algoritmo di SiWeGO è infatti in grado di incrociare le richieste di spedizione e le rotte dei trasportatori.

Quando domanda e offerta si incrociano, gli utenti si ritrovano in una chat dove possono accordarsi per il recupero e la consegna della merce. Il pagamento avviene sul sito web in totale sicurezza e soprattutto è possibile fornire un feedback sia sul trasportatore che sul committente. «In questo modo – prosegue Favalli – la community si autoregola».

L’obiettivo è ottimizzare tempi, costi, ridurre lo spreco di risorse e l’impatto ecologico del trasporto di merci

Oggi sono circa 5000 gli utenti di SiWeGO e la community è in costante crescita. «Quello su cui si interrogano in molti è il fattore di rischio in cui si incorre servendosi di SiWeGo», commenta Favalli. «Di fatto la percezione del rischio è fuorviante. Prima di tutto perché chi trasporta la merce per una questione di privacy non sa quale sia il contenuto del pacco e poi perché dovrà caricare sulla piattaforma il proprio documento di identità».

I VANTAGGI

Rispetto ai consueti sistemi di spedizione, SiWeGO offre numerosi vantaggi. È innanzitutto più veloce: «Chi si offre come “trasportatore” potrebbe persino trovarsi su un treno, di sera, quando ormai qualsiasi altro servizio di spedizione è chiuso sino alla mattina dopo», precisa Favalli. Anche dal punto di vista dei costi SiWeGO presenta diversi vantaggi, basti considerare che chi si offre come trasportatore ha un’entrata in cambio del proprio servizio, mentre magari è in viaggio in auto o in treno per scopi del tutto personali.

La rivoluzione di SiWeGO sta proprio nella possibilità di ottimizzare tempi, costi, ridurre lo spreco di risorse e l’impatto ecologico del trasporto di merci. Nell’ottica della sharing economy, ad essere condivisi non sono solo mezzi e tratte di viaggio, ma soprattutto il tempo che ciascuno di noi ha a disposizione. Si riducono così le emissioni inquinanti e i singoli cittadini diventano parte attiva di questo processo, giocando un ruolo decisivo.

Perché una startup abbia successo, purtroppo non basta un’idea vincente. «Ci sono molta retorica e ipocrisia in questo mondo». Favalli ricorda gli inizi, la scelta di lasciare il proprio lavoro e decidere di investire migliaia di euro grazie al supporto di alcuni amici per aprire direttamente l’azienda. «Ho avuto sin da subito l’impressione che l’idea di SiWeGO avrebbe potuto far strada, ma che sarebbe stato difficile ottenere la giusta visibilità».

Oggi nel team di SiWeGO ci sono dieci dipendenti, più numerosi collaboratori esterni. I successi e i riconoscimenti sono arrivati un po’ per volta e di quel progetto embrionale, Favalli sottolinea soprattutto l’intenzione iniziale, che non è mai cambiata nel tempo. «Da piccolo mi sarebbe piaciuto diventare pilota di aerei, poi le cose sono andate diversamente e mi sono accorto che ciò che davvero contava non era semplicemente far bene il mio lavoro, ma cercare di fare del bene con il mio lavoro. E questo sogno credo in parte di averlo realizzato».

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La Fabbrichetta: il progetto di rigenerazione urbana e inclusione compie un anno
La Fabbrichetta: il progetto di rigenerazione urbana e inclusione compie un anno

In Sardegna arriva Zarcle, l’applicazione che trasforma piccole incombenze in opportunità comunitarie
In Sardegna arriva Zarcle, l’applicazione che trasforma piccole incombenze in opportunità comunitarie

Burnout e smart working: lavorare da casa riduce il rischio di esaurimento?
Burnout e smart working: lavorare da casa riduce il rischio di esaurimento?

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Le società energetiche minacciano il Consiglio regionale – INMR Sardegna #53

|

Barbara e Beatrice, le sorelle che hanno trasformato l’hotel Luxor Veg in un albergo vegano

|

Paolo Signorelli: le piante raccontano la storia dell’umanità

|

Felici da Matti: saponi ricavati da olio esausto per dare lavoro e creare un’economia etica – Calabria sarai Tu #4

|

L’agricoltura può contrastare lo spopolamento delle aree interne?

|

Sarotto Group: muri di riso, case a km0 e lotta al consumo di suolo

|

L’attivista Alham Hmaidan: “Per fermare il genocidio non basta riconoscere lo Stato di Palestina”

|

Rigeneration Green: educazione ambientale e attività fisica in natura per i più piccoli

string(9) "nazionale"