20 Lug 2023

Aumentano i “Comuni Ricicloni” in Sicilia, ma è davvero una buona notizia?

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Secondo lo storico dossier di Legambiente Comuni Ricicloni, rispetto all'anno passato sono aumentati i Comuni Rifiuti Free in tutta Italia e anche in Sicilia. Abbiamo chiesto a Manuela Leone, referente per la Sicilia di Zero Waste Italy, di leggere i dati alla luce della discutibile gestione rifiuti della Regione Sicilia.

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Sulla strada giusta ma con un traguardo ancora distante. È questa la fotografia dell’Italia che emerge dalla trentesima edizione di Comuni Ricicloni, lo storico dossier di Legambiente che fa il punto, premiando i risultati più virtuosi, sull’impegno degli italiani e delle singole comunità nella raccolta differenziata per un corretto smaltimento dei rifiuti. Secondo la nuova edizione del report 2023 (dati del 2022) sono 629 (+39 rispetto alla scorsa edizione) i Comuni Rifiuti Free, cioè quelli in cui la produzione annuale pro-capite di rifiuti urbani residui avviati a smaltimento è inferiore ai 75 chili. Il numero più alto finora raggiunto nell’ambito dell’iniziativa.  

Non si arresta la crescita del Sud Italia che conta 176 Comuni Rifiuti Free (il 28%, + 11 rispetto alla scorsa edizione). Il primato resta ancora del Nord Italia con 423 (67,2%, +32 rispetto alla scorsa edizione). Fanalino di coda ancora il Centro Italia, che registra una lieve flessione: appena 30 Comuni (solo 4,8%, -2 rispetto allo scorso anno). Tra le regioni che registrano una crescita maggiore la Sicilia che, rispetto alla scorsa edizione, ha più che raddoppiato il numero di Comuni Rifiuti Free: da 9 a 23. Sicuramente è un dato significativo per la nostra regione anche perché i rifiuti in Sicilia sono da sempre un’emergenza che non ha mai trovato una risoluzione.

rifiuti sicilia

Nonostante infatti i soliti proclami su una politica a rifiuti zero, la gestione in Sicilia dipende dal monopolio delle discariche e dalla mancata programmazioni di impianti di gestione in ottica di economia circolare, e la fine di tutti i mali sembrerebbe, per quasi tutti i governi regionali, la costruzione di uno, due, tre – ogni volta il numero varia – inceneritori. Intanto per arginare velocemente le frequenti emergenze, tra magistratura, sequestri di impianti e vecchie discariche, si decide di spedire i rifiuti all’estero. Operazione il cui costo notevole non può che ricadere sulle tasche dei cittadini siciliani.

Alla luce di report così importanti è necessario fare chiarezza sulla condizione isolana dei rifiuti. Nella premessa si legge che i Comuni partecipano al concorso su base volontaria, inviando i dati di produzione dei rifiuti nei tempi e nei modi stabiliti dagli organizzatori. Su 390 Comuni siciliani hanno partecipato solamente 23 Comuni e nella fascia dei Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti solo Misilmeri, risultando così per la categoria il miglior Comune dell’isola per la raccolta differenziata. Una vittoria senza confronti, è proprio il caso di dirlo.

Parlare di riciclo acquista così un ulteriore valore se si monitora il dato sull’effettivo avvio di recupero della materia

Un altro punto fondamentale è la certificazione dei dati. La regione Sicilia non pubblica i dati dal 2021 e senza dati non si possono fare analisi né procedere con un avanzamento del processo in materia. Una cosa è l’autodichiarazione, un’altra il riscontro. Gli unici dati, sempre rispetto alla Sicilia, provengono dalle SRR, società di regolamentazione rifiuti, e non sono neanche completi. Ad esempio, il Comune vincitore al di sotto dei 5.000 abitanti, Santa Cristina Gela in provincia di Palermo, registra una produzione pro-capite di rifiuto secco residuo di 16 chili, ma all’interno della SRR di Palermo-Ovest i dati si fermano al 2020, non vanno oltre.

«La trasparenza e la certificazione dei dati, quando si parla di rifiuti, è fondamentale e la Regione Sicilia ha una mancanza forte in tal senso. Non possiamo, quindi, dire di avere una fotografia completa della situazione siciliana perché non abbiamo un vero campione rappresentativo e neanche una fotografia dal punto di vista della conoscenza dei dati», commenta Manuela Leone, imprenditrice e referente per la Sicilia di  Zero Waste Italy.

vuoto rendere

All’interno del report si parla di Comuni Rifiuti Free, ovvero quelli in cui la produzione annuale pro-capite di rifiuti residui avviati a smaltimento è inferiore ai 75 chili. Non sempre però la raccolta differenziata equivale a una diminuzione della produzione di rifiuti. Di recente infatti l’assessore regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, Giovanni Di Mauro, ha dichiarato: «Non riusciamo a capire come mai la raccolta differenziata aumenti in Sicilia, ma aumenta anche la quantità di rifiuti prodotta». 

«Dal punto di vista di Zero Waste la priorità non è il riciclo, che stranamente rappresenta invece un fattore in assoluto primo piano, ma la prevenzione che serve a ridurre in maniera importante la quantità pro-capite prodotta. Se aumenta la raccolta differenziata, ma aumenta anche la produzione di rifiuto, non faccio un lavoro che va nella direzione di una gerarchia virtuosa di gestione dei rifiuti».

«Il nostro invito rivolto alla Regione è quello di riaprire la stagione di ascolto e coinvolgimento di tutte le parti sociali, come quella che ha prodotto nel recente passato il progresso della Sicilia, iniziando dai passi più semplici come quelle della pubblicazione dei dati e quindi la costruzione di una base di trasparenza sulla gestione rifiuti», continua Manuela. 

Per la strategia Rifiuti Zero infatti la prevenzione è alla base di un processo virtuoso in materia rifiuti; non a caso una delle battaglie più sostenute è A Buon Rendere, una campagna nazionale per sensibilizzare i cittadini, la politica, l’industria delle bevande e della distribuzione in merito all’introduzione del Sistema di Deposito Cauzionale per gli imballaggi monouso per bevande – plastica, alluminio, vetro. Ma anche campagne che chiedono emanazione urgente dei tanto attesi decreti attuativi per accelerare i settori del riuso e della riparazione

«L’obiettivo è raggiungere delle misure che lavorino alla base della piramide della gestione dei rifiuti e permettano anche un aumento del ciclo di vita dei prodotti. Parlare di riciclo acquista così un ulteriore valore se si monitora il dato sull’effettivo avvio al recupero della materia e non solo di raccolta differenziata. Abbiamo ancora tanto da fare e soprattutto una mentalità nuova da radicare. È fondamentale partecipare, impegnarsi e imparare a contestualizzare e leggere i dati, i significanti e i significati, all’interno di un quadro più complesso e circolare», conclude Manuela Leone.

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