Il ritorno del lupo: “Le istituzioni comunichino ad adulti e bambini il rispetto verso i selvatici”
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Genova - Lo scorso giugno il parco dell’Antola, capofila del progetto lupo promosso dal GAL VerdeMare Liguria, ha organizzato alcune giornate di incontro e divulgazione con la popolazione in cui sono stati presentati dati parziali sull’andamento del progetto di monitoraggio. Anche se per i risultati finali – i dati raccolti si trovano attualmente in fase di analisi ed elaborazione – bisognerà pazientare ancora qualche settimana e attenderne la pubblicazione ufficiale, ho fatto due chiacchiere con Sofia Bacigalupi, dottoressa forestale, specializzata in gestione della fauna selvatica e guida ambientale escursionistica, che ha curato alcuni talk durante l’evento.
Sofia, parliamo del lupo, che oggi si sta riprendendo i suoi spazi, in un momento storico di grande sviluppo della coscienza ecologica collettiva. In che modo secondo te è bene sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza sul tema della coesistenza fra lupi ed esseri umani?
Il lupo è tornato a popolare i nostri Appennini e le nostre campagne a seguito di una concausa di fattori: tra queste, l’abbandono delle aree rurali, una politica di tutela verso la specie e l’aumento delle sue specie preda, in primis il cinghiale. Inoltre il ritorno verso l’ambiente naturale da parte delle persone a cui oggi stiamo assistendo fa sì che i contatti tra l’uomo e la fauna selvatica siano sempre più frequenti.
Affinché questi incontri siano positivi per entrambe le parti, è essenziale sapere come comportarsi di fronte a un animale selvatico: per questo l’informazione e l’educazione ambientale sono i principali strumenti che le istituzioni dovrebbero fornire ai cittadini, attraverso incontri formativi, seminari e attività didattiche – sia nelle scuole che outdoor – che comunichino ad adulti e bambini il rispetto verso i nostri selvatici.
A proposito di norme di comportamento nei confronti dei selvatici, nei giorni scorsi alcuni escursionisti in Alto Adige sono stati aggrediti da una mandria di mucche al pascolo, probabilmente infastidite da un cane senza guinzaglio. Secondo Coldiretti però la responsabilità sarebbe da attribuire alla presenza dei lupi, perché sarebbero stati loro a renderle aggressive. Tu cosa ne pensi?
Non conosco l’episodio in particolare, perciò non mi è possibile dare una spiegazione puntuale di quanto accaduto. In generale, posso dire che in presenza di altri animali è sempre bene tenere i propri animali d’affezione al guinzaglio – ricordiamo che nei parchi naturali è vietato lasciarli circolare liberi – per recare il minor fastidio possibile agli animali al pascolo, non avvicinarsi e soprattutto non dare loro da mangiare per evitare che diventino confidenti nei confronti dell’uomo.
Questo vale per i domestici e ancora di più per i selvatici. La presenza di un predatore può senz’altro innervosire le mandrie e renderle più diffidenti anche nei confronti dell’uomo, ma ritengo più probabile che sia stato qualche altro evento di disturbo a generare la risposta immediata delle vacche.
A questo punto ti chiedo: se si incontra un selvatico, c’è una sorta di decalogo di regole per sapere cosa fare e non fare per non disturbare o infastidire la fauna?
Innanzitutto è bene non lasciare rifiuti da cui i selvatici potrebbero alimentarsi: in natura hanno già tutto quello di cui hanno bisogno per nutrirsi. Poi condurre sempre i cani al guinzaglio, soprattutto se si cammina in zone con animali al pascolo, che non sono selvatici, ma non vanno comunque disturbati. Se si incontra un selvatico, il consiglio è di non avvicinarsi e lasciare sempre una via di fuga per permettere all’animale di allontanarsi. Se poi si incontrano dei piccoli, non toccarli e se ci sembrano feriti o in difficoltà, invece è opportuno chiamare il centro di recupero fauna selvatica più vicino o i carabinieri forestali e spiegare la situazione.
Se lungo il sentiero incontriamo un animale che si dimostra curioso e si avvicina a noi è consigliabile allontanarlo, magari alzando la voce o facendo rumore; anche se ci sembra amichevole, è pur sempre un selvatico, non sappiamo come potrebbe reagire se provassimo a toccarlo; se invece l’animale sta per conto suo, non si avvicina e non è spaventato, possiamo scattare qualche foto e goderci il momento, fino a quando non si allontanerà da solo.
Il tuo è un lavoro a stretto contatto coi selvatici, perché ti occupi di gestione e monitoraggio della fauna: com’è lavorare in natura?
Attualmente il mio lavoro si concentra maggiormente sulla parte di gestione del bosco in termini produttivi e la mole di attività purtroppo non mi permette di dedicarmi ai progetti faunistici in senso stretto in maniera intensiva. Occasionalmente mi capita di collaborare con Il Piviere Srl, che si occupa di ricerca e consulenza ambientale.
Recentemente ho iniziato una collaborazione con il Parco dell’Aveto come Guida Ambientale Escursionistica: la mia intenzione è quella di avvicinare il più possibile le persone all’ambiente naturale in maniera responsabile per conoscere meglio gli animali che lo popolano.
Cosa ti ha mosso nella scelta di questa professione?
Provengo da una famiglia che per hobby ha sempre praticato l’agricoltura e vivo tuttora in campagna, quindi il contatto con la terra l’ho sempre avuto dentro di me. Il mio percorso universitario è stato mosso proprio da questo e la specializzazione in gestione della fauna e dei conflitti con l’uomo è stata dettata, oltre che da una grande passione, anche dall’esigenza pratica di risolvere il problema del capriolo che mangia l’insalata nell’orto o del lupo che entra in un recinto di pecore.
Per questo ho iniziato il mio percorso accademico chiedendomi: “Come posso mostrare alle persone che i metodi per la convivenza esistono?”. È questa la chiave, a mio avviso, per permettere che le componenti antropiche e naturali coesistano in equilibrio, soprattutto in un ambiente fortemente antropizzato come l’Italia.
Ora che sei diventata anche guida ambientale, frequenti i boschi anche per lavoro: cosa ti porti a casa dopo un’uscita?
Quando esco nei boschi, come guida e non, mi porto a casa la speranza di aver trasmesso la mia stessa passione a chi era con me.
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