QualityChain, l’app ideata da tre ragazzi per “far parlare” le etichette agroalimentari
Seguici su:
È curioso come l’occhio moderno di uno smartphone possa portare alla luce tutte quelle verità che un antico proverbio latino attribuisce al vino. Oggi da dietro un QR code possono prendere vita storie di coltivatori, di famiglie e di mani che lavorano la terra da generazioni.
La storia che vi raccontiamo oggi è quella di tre ragazzi sardi – Ciro Borrelli, Saverio Salaris e Carlo Vespa –, amici dai tempi del liceo, che crescono insieme e “da grandi” finiscono a lavorare in Svizzera, assunti da un’azienda di Lugano. Nel 2019 hanno un’intuizione che mette tutto in discussione ed è proprio da quella scintilla che si fanno guidare. Lasciano il precedente impiego e lanciano la loro startup, 4BMC, un’azienda di consulenza e sviluppo software che ha l’obiettivo di creare progetti interni che possano diventare degli spin-off.
Ed è proprio di uno di questi spin-off di cui vi parliamo: QualityChain, una web app rivolta ai produttori agroalimentari, utile a raccontare la storia, i valori e le tecniche di produzione di ogni azienda agricola attraverso un QR code applicato sul prodotto. Un’etichetta digitale parlante quindi, che attraverso la tecnologia blockchain permette al produttore di autocertificare la propria filiera e al cliente di conoscere chi c’è dietro al prodotto.
Ciro Borrelli, cofondatore della startup, mi spiega che in questi anni la loro idea si è evoluta: «Abbiamo ramificato nuovi sviluppi per rispondere meglio alle esigenze delle aziende», racconta. Infatti, ogni storia viene tradotta in 36 lingue e l’etichetta poliglotta si è rivelata una caratteristica essenziale per poter parlare a clienti di tutto il mondo, proprio per la massiccia quantità di export che l’Italia fa delle proprie specialità all’estero. «Non siamo però un ente certificatore», chiarisce Borrelli.
«Il nostro progetto nasce per fornire una tecnologia nuova soprattutto alle micro e alle piccole e medie imprese che decidono di investire tempo e denaro per rendere il proprio prodotto migliore». A fine anno ogni azienda riceve un report con tutti i dati relativi ai download dell’etichetta: «Forniamo l’identikti della tipologia di cliente che ha preso in mano il prodotto e tutte le informazioni utili al titolare dell’azienda per fare marketing online in modo mirato, con un risparmio effettivo sull’individuazione del target», sottolinea Ciro.
LE FUNZIONI
Uno dei vantaggi che QualityChain offre è che il QR code apposto sul prodotto non è un semplice reindirizzamento a un sito web aziendale, ma porta il potenziale cliente a esplorare una pagina – ottimizzata con il mobile – con la storia, la filiera e i valori che ci sono dietro a quel formaggio, a quella particolare bottiglia di vino o di olio oppure a quella confezione di pasta artigianale. «Soprattutto in questi anni in cui si punta molto sul Made in Italy, questa è una tecnologia replicabile non solo in tutte le regioni d’Italia, ma scalabile anche in altre filiere, da quella cosmetica sino a quella tessile», sottolinea Ciro.
Un’altra funzione della piattaforma è quella che loro chiamano Quality Network, ovvero un modo di fare rete tra specialità e regioni, anche lontane: «Alla fine di ogni pagina consigliamo degli abbinamenti per permettere ai piccoli produttori di espandersi in mercati che non sono di loro competenza, permettendo loro quindi di fare capolino anche in altri territori», spegano.
«Per esempio, segnaliamo se un vino dell’oltrepo’ pavese può essere abbinato con un formaggio emiliano oppure una birra artigianale astigiana con una pasta pugliese. Questo per noi è un modo per creare un circolo virtuoso e aumentare il potenziale dei produttori che seguiamo». Adesso in casa QualityChain si sta lavorando allo sviluppo di un nuovo QR code anticontraffazione: «Al codice aggiungiamo un ulteriore strato di sicurezza affinché non possa essere fotocopiato e applicato su un prodotto falso o contraffatto».
I PROGETTI IN ATTO
Se il nome QualityChain già dalle prime righe non vi era nuovo è perché tempo fa ve ne avevamo parlato [l’intervista si trova qui, ndr] a proposito di un progetto portato avanti in Piemonte che intrecciava turismo, prodotti locali e territorio. Anche in quel caso la missione di Ciro e colleghi è stata quella di creare una «vetrina di osservazione privilegiata da cui poter guardare le mani che lavorano la terra, l’uva, il grano e tutto ciò che di buono producono le aziende». Il tutto applicato all’Alto Piemonte.
Nel 2021 erano stati coinvolti dieci produttori di vini di quello specifico territorio: scansionando il QR code sulla bottiglia, oltre all’etichetta parlante con la storia dell’azienda agricola, comparivano anche pacchetti turistici e suggerimenti di azioni concrete da compiere per esplorare l’area dell’Alto Piemonte, dall’escursione in bicicletta al tour in canoa, passando per l’hiking e la degustazione in cantina. «Il prodotto così diventava l’ambasciatore del suo territorio di nascita a casa del cliente».
Dallo scorso settembre lo staff di QualityChain fa anche parte di un grande progetto europeo, Titan Project – Transparency Solutions for Transforming the Food Systems, fondato da Horizon Farm 2 Fork, che ha l’intento di rendere i sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente. Il gruppo ora è al lavoro per sviluppare un sistema di tracciabilità blockchain, in particolare della filiera del vino, dell’olio e del grano.
Tra i partner ci sono grandi aziende e università importanti, sia italiane che europee. In questo modo le eccellenze locali diventano portavoce del proprio territorio grazie alla possibilità di fare un viaggio a ritroso dal ristorante alla vigna, allargando l’orizzonte all’intero stivale fino all’Europa. “Ha davvero così tanto da raccontare questa bottiglia?!”, penseremo da adesso in poi, prendendo in mano un vino. E dire che non è ancora stato stappato!
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento