6 Lug 2023

La storia di Michele: “Vi racconto come facciamo ospitalità in una piccola frazione dell’alta valle”

Scritto da: Lorena Di Maria
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

La sua è un’attività ricettiva che dal 1832 offre ospitalità in una piccola frazione dell’alessandrino: qui da più di cent’anni resiste, nonostante il forte spopolamento che ha colpito la valle. Parliamo dell’Albergo Ristorante Ponte e del suo titolare Michele Negruzzo che a Cosola, in Val Borbera, apre le sue porte con gioia a chiunque si avventuri in questo territorio di confine.

Salva nei preferiti

Alessandria - Percorrendo la strada che attraversa l’Alta Val Borbera sembra che il tempo si sia fermato: lungo il percorso si passano in rassegna piccoli paesi e frazioni che custodiscono con orgoglio la storia del proprio passato. Borghi e contrade disabitate la maggior parte dell’anno e che si ripopolano durante l’estate, facendo riecheggiare, al suono di musiche tradizionali, canti e balli, tutta la valle.

Sulla strada che attraversa Cosola e che prosegue verso l’alta valle, poco distante dal confine con la provincia di Piacenza, è impossibile non imbattersi nell’Albergo Ristorante Ponte: nel paese è considerato un’istituzione, un luogo che da sempre accoglie in questo territorio, appunto, di confine. A gestirlo è Michele Negruzzo insieme a sua sorella Wilma. I Negruzzo sono legati da decenni a questa struttura: l’albergo e ristorante venne avviato nel 1832 e oggi, con loro due, è giunto alla sesta generazione di albergatori.

Quella della famiglia di Michele è una storia di restanza che ci mostra che nonostante un territorio sia frammentato e a rischio abbandono, è possibile continuare a vivere di turismo. Michele a Cosola ci è nato e dopo essersi allontanato per studio e lavoro, qui ha deciso di tornare perché, ci racconta con convinzione, «in fondo sapevo che il mio destino sarebbe stato questo».

IL CALORE DELL’OSPITALITÀ

Scopriamo che in alta valle quasi tutte le strutture presenti sono a conduzione familiare: «Vivere in questi territori è sicuramente una sfida ma noi manteniamo viva la passione per il nostro lavoro che ci hanno trasmesso i nostri genitori e i nostri nonni». Ed è proprio questo per Michele l’ingrediente segreto che dà linfa vitale alla montagna.

«Negli ultimi anni si parla tanto di aiutare le aree montane – incalza Michele –, ma serve che si rafforzino realmente i servizi essenziali come scuole, ospedali o negozi di prossimità. Da sempre la mia famiglia ha scelto di dare al paese e ai suoi abitanti ciò che poteva essere loro utile, proponendo quindi diversi servizi: siamo un albergo, un ristorante, un bar e abbiamo anche un servizio di edicola. Cerchiamo insomma, di far trovare un po’ di tutto».

Così l’albergo, con le sue 16 camere recentemente ristrutturate che si trovano al piano superiore, offre ospitalità ai turisti, molti dei quali qui giungono in quanto amanti dell’escursionismo o del ciclismo. «Siamo aperti tutto l’anno. In alcune stagioni non è facile andare avanti ma sappiamo che per chi viene anche solo una volta a Cosola, trovare aperto un locale è significativo».

Vivere in questi territori è sicuramente una sfida ma noi manteniamo viva la passione per il nostro lavoro

Al ristorante la cuoca è Wilma e la sua è una cucina casalinga, fatta di ingredienti freschi e locali come mele carle e renette, patate della val borbera, latte fresco, fagiolane, castagne, noci, nocciole, funghi o tartufi. Al piano terra invece c’è la sala, dove tra un piatto e l’altro è sempre possibile fermarsi a fare due chiacchiere con Michele che di cucina locale e prodotti tipici è un intenditore.

Ancor meglio se le chiacchiere sono accompagnate dagli scricchiolii in sottofondo della brace del camino, che in questi anni al Ristorante Ponte ha riscaldato molti inverni freddi. E poi, prima di rimettersi in viaggio dopo un lauto pasto, c’è sempre il bar con il suo bancone, dove gustare un amaro artigianale prima di ripartire per le esplorazioni della valle.

L’ASSOCIAZIONE DEI RISTORATORI E ALBERGATORI DELLA VALLE

Michele, oltre che titolare del ristorante, è anche Presidente dell’associazione Albergatori e Ristoratori della val Borbera e Valle Spinti. Si tratta di una realtà che sul territorio promuove il turismo enogastronomico grazie alla collaborazione tra una ventina di ristoranti, alberghi, hotel, pizzerie, bar e agriturismi che promuovono prodotti tipici ed eccellenze della valle.

Albergo Ponte

«Da 43 anni organizziamo un Tour Gastronomico durante il quale in alcuni periodi dell’anno gli associati propongono i loro menù a base di prodotti tipici, a un prezzo promozionale. In questo modo facciamo conoscere i nostri prodotti, le nostre ricette e i nostri piatti», spiega Michele.

A patrocinare l’evento sono enti del territorio come la Camera di Commercio, la Provincia di Alessandria, le due Unioni di comuni della valle e i consorzi del territorio. «Abbiamo scoperto di essere una delle realtà italiane più longeve del settore e ne andiamo fieri. Ciò che ci interessa, in fondo, è essere un punto di riferimento per tutta la valle».

VIVERE AL CONFINE

Cosola, che fa parte del più ampio comune di Cabella Ligure, è uno dei molti paesi appartenenti a quel territorio che le persone del luogo conoscono come Quattro Province. Così le Quattro Province da un lato racchiudono un’area geografica omogenea – di cui fanno parte la Provincia di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza –, ma è anche e soprattutto un senso di appartenenza.

“Essere delle Quattro Province” quindi significa avere la stessa identità, al di là di qualsiasi confine amministrativo. «Noi siamo in una zona di confine che per molti si riduce al concetto di confine amministrativo. Per noi i confini sono da superare: chi viene a camminare, chi viene in bicicletta, chi a visitare il nostro territorio questi limiti non li vede».

Albergo Ponte1

Michele sa che molti, arrivando da fuori, possono considerare questo territorio marginale o disagiato. «Certo, non mancano distanze dai grandi centri o dai servizi essenziali, le strade hanno bisogno di manutenzione e spesso mancano i collegamenti per raggiungere l’alta valle perché il mezzo pubblico si ferma prima. Al tempo stesso però siamo molto uniti: le relazioni con le amministrazioni sono positive, ci conosciamo bene perché, in fondo, siamo piccoli Comuni. A volte si discute anche in maniera animata però noi ci impegniamo a portare alla loro attenzione i problemi che ci sono».

In questi anni l’associazione Albergatori e Ristoratori della val Borbera e Valle Spinti ha lavorato in sinergia attraverso la creazione di un coordinamento di associazioni della Val Borbera che si impegnano a valorizzare questo luogo. «L’idea è quella di supportarci a vicenda, anche nelle piccole cose: creare eventi insieme o non accavallarci nell’organizzazione delle varie manifestazioni. Vogliamo rappresentare con una sola voce il territorio: una voce autorevole che dialoga con gli enti pubblici per promuovere la valle».

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
“Vieni a vivere in montagna”, il progetto per riabitare i territori alpini
“Vieni a vivere in montagna”, il progetto per riabitare i territori alpini

Salvare i borghi italiani dall’overtourism: ecco le proposte del turismo responsabile
Salvare i borghi italiani dall’overtourism: ecco le proposte del turismo responsabile

Con Ricarica Foto Festival si dà voce alle aree rurali dell’Oltrepò Mantovano  
Con Ricarica Foto Festival si dà voce alle aree rurali dell’Oltrepò Mantovano  

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Il mandato d’arresto internazionale per Netanyahu e Gallant e gli effetti che avrà – #1025

|

Rinascita verde a Gragnano: il nuovo Parco del Vernotico tra storia e innovazione

|

Agricoltura di precisione: quali sono i vantaggi delle tecnologie al servizio dei produttori?

|

È arrivata l’era della cura: finisce l’antropocene, inizia il curiamo-cene

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

string(8) "piemonte"