Devis Bonanni: âHo mollato tutto per lavorare la terra e oggi sono feliceâ â Dove eravamo rimasti #18
à vero: a volte il cambiamento, quello vero, è rimanere sÊ stessi, cercare di essere il piÚ possibile coerenti con i propri principi senza dimenticare di armonizzare la propria visione con il mondo che ci circonda. Oggi vi raccontiamo una storia che nel corso degli anni è cambiata poco ed è proprio questa la sua forza. Abbiamo incontrato nuovamente Devis Bonanni, il ragazzo friulano che decise di lasciare il suo lavoro a tempo indeterminato e tornare nel luogo natale per coltivare la terra e autoprodurre il suo cibo, divenendo nel frattempo famoso con il nome Pecoranera.

Ve lo ricordate Devis Bonanni, alias Pecoranera? Poco piĂš che ventenne, Devis decise di lasciare il proprio lavoro di tecnico informatico per tornare a vivere a Raveo, in provincia di Udine, un piccolo paese nelle montagne della Carnia, in Friuli. Un caso di âscollocamentoâ divenuto celebre perchĂŠ Devis scelse di raccontare la sua esperienza in un libro, intitolato simbolicamente Pecoranera con sottotitolo âun ragazzo che ha scelto di vivere nella naturaâ.
Devis non lasciò il proprio lavoro per unâaltra opportunitĂ lavorativa migliore, ma scelse di andare a vivere in una piccola casa di legno dove avrebbe poi imparato, nel corso degli anni, ad autoprodurre il cibo cercando di minimizzare tutti gli sprechi, mettendo in pratica molti dei principi della decrescita felice. Felice per davvero, perchĂŠ Devis Bonanni sarĂ sempre orgoglioso della sua scelta, tanto da definirla letteralmente âun ritorno alla vitaâ.
Pecoranera divenne un piccolo caso editoriale, riuscendo in pochi mesi a vendere piĂš di 11.000 copie, e per molti anni è stato anche un blog di condivisione delle idee di Devis. Erano gli anni in cui i temi del cambio vita e del downshifting si apprestavano a essere argomento di dibattito. Devis Bonanni venne invitato un poâ ovunque a presentare il suo libro. Ben presto si interessarono a lui anche diversi salotti televisivi e Corrado Formigli si rese protagonista â secondo me â di una delle peggiori pagine del giornalismo televisivo di quegli anni, deridendolo in diretta e contrapponendolo senza nessun senso a uno sciopero di alcuni operai della Fiom in corso in quei giorni.

Recentemente abbiamo incontrato nuovamente Davis Bonanni, in occasione della puntata del podcast riservato agli abbonati di Italia che cambia A tu per tu + dedicata proprio al lavoro. Quando lo andammo a trovare la prima volta, dieci anni fa insieme a Daniel Tarozzi, eravamo piuttosto incuriositi dalla sua figura e ci domandavamo perchĂŠ riscuotesse un certo successo, tanto da avere costantemente ospiti in casa; persone che, incuriosite dal suo lavoro e intenzionate a capire come si cambia vita per davvero, in cambio di cibo e ospitalitĂ gli davano una mano nel lavoro dei campi e in diverse faccende.
Arrivammo da lui a Raveo in una serata invernale molto piovosa e non nelle migliori condizioni. Infatti viaggiavamo in camper con un navigatore Tom Tom â non câera ancora Google Maps! â che specialmente in Trentino Alto Adige e in Friuli si divertiva a colorarsi improvvisamente e misteriosamente di rosso e, a caratteri cubitali, ci intimava: âTornare indietro il prima possibileâ. Eravamo piuttosto intimoriti e non proprio padroni dei nostri gesti: complice il buio, nel tragitto che ci conduceva alla sua casa ci trovammo a camminare, senza accorgercene, sopra a una quantitĂ indefinibile di ortaggi pazientemente coltivati da Devis.
Appena lo risento, dopo dieci anni, mi dice: ÂŤLa mia iniziale idea di autosussistenza alimentare si è evoluta nellâidea di fondare una piccola attivitĂ agricola di montagnaÂť. Tiro un sospiro di sollievo, anche se Devis non sarĂ contento di leggere queste righe: per fortuna, nonostante noi, è vivo e le sue produzioni sono anche migliorate.
![]() | Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura |
Di fatto siamo rimasti qui a Raveo. Devis Bonanni è oggi un micro-imprenditore agricolo. Produce principalmente ortaggi, coltiva patate, mais e fagioli oltre a diversi alberi di mele. Vende tutto localmente, nellâarco di pochi chilometri, aiutato in estate anche da un discreto incremento del movimento turistico nelle sue zone. Ma la sua forza sono le persone del luogo. Quelle persone che allâinizio non lo capivano e lo criticavano, ma che oggi comprano i prodotti della sua terra, diventati concorrenziali perfino con gli ortaggi del supermercato a causa dellâincremento del costo delle materie prime, ma contraddistinti dalla loro maggiore qualitĂ e naturalezza.
Come mai, Devis?
Hanno toccato con mano, vedendomi anche la domenica al lavoro sui campi, che non ero un semplice âfiglio di papĂ â solo con delle idee radicali, che non aveva voglia di lavorare. Io lavoro, anche tanto, ed è un valore che in questa terra votata allo sforzo è molto apprezzato. Solo che faccio ciò che amo, mentre per tutti era impossibile che potessi farlo.
Da poco sei diventato papĂ , la tua compagna è sempre Monica ma è cambiata la casa, sempre a Raveo, comunque. LâospitalitĂ si è momentaneamente interrotta a causa dellâarrivo del bambino, ma è proseguita fino a poco tempo fa e probabilmente proseguirĂ a breve. Oggi puoi dire di essere felice?
La mia iniziale idea di autosussistenza alimentare si è evoluta nellâidea di fondare questa piccola attivitĂ agricola di montagna e una volta completato il percorso dellâautoproduzione, per me è stata una naturale evoluzione passare allâazienda agricola. In molte storie di rottura câè una forte energia iniziale che ti spinge verso il cambiamento. Sembra il passo piĂš difficile, ma non lo è: la difficoltĂ piĂš grande è invece continuare la propria esperienza, rimanere saldi e determinati. Durare nel tempo. PerchĂŠ dopo un poâ la benzina dellâentusiasmo finisce e bisogna imparare a ricalibrare una certa radicalitĂ degli inizi, che è la spunta necessaria per fare i primi passi, e poi trovare un equilibrio.

Che ne è stata della tua attivitĂ di comunicatore? Scrivi ancora, curi il tuo blog, sei âvivoâ in rete?
Pensa, mi ha scritto una persona recentemente: non vedendomi piĂš in rete o sui social network, pensava avessi cessato la mia attivitĂ . Oggi, in pratica, se non curi la tua presenza online ti danno praticamente per disperso! A parte le battute, dopo aver avuto una certa sovraesposizione mediatica quando ci conoscemmo, oggi mi sono tirato indietro e ho deciso di dedicarmi anima e corpo allâagricoltura.
Non curo nemmeno la parte social o digitale della mia azienda. Sono per strada, in natura: le persone passano, vedono il banchetto e acquistano. Mi sento un contadino di paese dellâItalia rurale e ne sono felice. Io ho scritto il libro nel momento in cui temi come il downshifting e lo scollocamento erano un poâ di nicchia e stavano per essere sdoganati, câera un vivo interesse per queste tematiche in quegli anni. Ho detto la mia e ho chiuso questa parentesi, non ho la vocazione alla comunicazione.
Quando io e Daniel Tarozzi venimmo a trovarti avevi delle persone in casa che in cambio di cibo e ospitalitĂ ti davano una mano nei campi. Ricordo la cena insieme e gli interessanti scambi con queste persone, che erano davvero alla ricerca di ispirazione e concretezza per compiere il grande passo di cambiare vita. Hai interrotto anche questa attivitĂ ?
No, abbiamo solamente rallentato perchĂŠ abbiamo un bambino piccolo e ci stiamo ri-organizzando con i tempi e gli spazi. Anche se in maniera piĂš leggera rispetto al passato, ci fa sempre piacere ospitare le persone e spero che questa attivitĂ prosegua. Abbiamo unâamico che è stato due anni con noi e ha contribuito a incrementare la nostra produzione e lâazione nei campi. Alla fine dellâanno tornerĂ in Veneto per cominciare una sua attivitĂ . Per noi è stata unâesperienza forte, perchĂŠ le aziende agricole sono tendenzialmente micro aziende che hanno bisogno di apporti energetici di questo tipo, aiutano a concretizzare la produzione.

Credi che il dibattito legato al cosiddetto âcambio-vitaâ e al downshifting sia giunto a conclusione? Le persone hanno maturato la giusta consapevolezza su questi temi?
La grande ruota del cosiddetto progresso lanciata in una certa direzione continua a girare. Câè unâincredibile inerzia nelle tematiche legate allâeconomia e alla possibilitĂ di un nuovo stile di vita, che a dir la verità è sempre piĂš necessaria come scelta. Si parla di diverse politiche âgreenâ, la parola sostenibilità è ovunque: io però mi accorgo che sono parole vuote di significato, ormai sono automatismi privi di una reale concretezza. Slogan inseriti in qualunque ambito.
Allo stesso tempo è aumentata la consapevolezza, specialmente durante gli anni della pandemia e dopo le ondate di calore e siccitĂ estreme avvenute la scorsa estate e specialmente in Pianura Padana. Il Friuli lo scorso anno era diviso a metĂ : la pianura era diventata una specie di deserto arido, ma in Carnia dove vivo faceva un temporale ogni due giorni. Non abbiamo bagnato lâorto per tutto giugno. Questo ha causato una sorta di vivacitĂ immobiliare dalle mie parti: le persone non si trasferiscono qui in maniera stabile, ma avere una casa in montagna diventa quasi una necessitĂ . Questa presa di coscienza la sento, câè una necessitĂ fisica di abitare dei luoghi dove poter almeno respirare.
Sono per strada, in natura: le persone passano, vedono il banchetto e acquistano. Mi sento un contadino di paese dellâItalia rurale e ne sono felice
Rispetto a dieci anni fa sei rimasto sostanzialmente fedele al ragazzo che aveva promesso al mondo che vivere di autosufficienza e di agricoltura non era poi cosĂŹ impossibile e che provare a trovare una propria strada invece di soccombere nellâinerzia di un lavoro che non si ama ha spesso una ragion dâessere. Stai testimoniando che la perseveranza, se è armonica con quello che sentiamo dentro il nostro cuore, è il valore giusto per incarnare davvero il cambiamento che ognuno ambisce a perseguire.
Bisogna saper scendere a patti anche con i propri ideali iniziali, smussare certi fondamentalismi dei primi momenti. E bisogna prendere una direzione, che apre sempre a un ventaglio di possibilità : gradualmente si aggiusta la rotta. La vera cifra e lo spessore delle esperienze è la perseveranza con cui le approcciamo. Il vero cambiamento è essere fedeli a sÊ stessi, riuscendo a costruire passo dopo passo una realtà che si dispiega gradualmente.
Io non sapevo che sarei arrivato a questo punto; ho imboccato una strada con dei principi di massima, ogni scelta quotidiana è andata in questa direzione e sono arrivato dove sono arrivato. Ognuno di noi, se si pone un obiettivo, ci arriva a suo modo e con i suoi tempi: il valore sta nel credere in certi principi e applicarli al meglio nella propria quotidianità . Scopriremo di fare dei passi sorprendenti e di arrivare molto piÚ lontano di molte previsioni a lungo termine.
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