Comunità energetica di Marcellinara: i Comuni avanzano, il Governo rallenta
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Catanzaro - Secondo uno studio, solo il 13% dei cittadini e il 32% delle imprese sanno cos’è una Comunità energetica. Eppure in tempi di crisi climatica, crisi energetica e caro-bollette le ragioni per saperlo e soprattutto per farne parte sono tante. Su tutte risparmio e sicurezza energetica. Quello che scoraggia invece sono i soliti ritardi burocratici che rischiano di mandare in fumo una buona occasione.
Introdotte in Europa nel 2016 con il pacchetto di politiche UE Clean energy package, le comunità energetiche altro non sono che gruppi di cittadini, enti locali e/o imprese che, associandosi e diventando comproprietari di impianti di energia rinnovabile “di vicinato” – e cioè fino a 200 chilowatt di potenza –, producono energia per autoconsumo. E, in caso di sovrapproduzione, la immettono in rete, ricevendo in cambio incentivi dall’azienda pubblica che promuove le rinnovabili, che in Italia è il gestore dei servizi energetici. Per saperne di più sul tema vi invitiamo a leggere il nostro speciale.
«Quando ho iniziato a studiare e documentarmi mi sono meravigliato del fatto che in Lombardia c’erano molte comunità energetiche registrate e in Calabria ancora nessuna. Era paradossale, ma adesso non è più così. È un’importante opportunità, e va colta». A parlare è Vittorio Scerbo, sindaco di Marcellinara, un piccolo Comune calabrese famoso per il suo istmo, il punto più stretto d’Italia con appena 35 chilometri da una costa all’altra. Da qui, in cima al promontorio, si possono ammirare i due mari, il Tirreno e lo Jonio.
Da un anno, a Marcellinara non si fa che parlare di energia pulita e a chilometri zero. Specie da quando un gruppo di cittadini, insieme all’amministrazione e alle imprese, hanno deciso di autoprodurre e condividere energia pulita dando vita a un’associazione che raccoglie l’amministrazione, diversi cittadini e qualche azienda. Per farlo, hanno intrapreso un percorso con l’Università della Calabria così come hanno fatto altri comuni della regione.
Transizione ecologica e sviluppo di soluzioni sostenibili per l’ambiente sono tra gli obiettivi sanciti dal PNRR e sono molti i Comuni che non vogliono farsi sfuggire questa occasione. In Calabria, ci sono in ballo 2,2 miliardi da destinare a un’iniziativa che in una regione come questa possono diventare anche un’occasione per creare nuove economie. Perciò si punta alla possibilità di passare da consumatori passivi a esportatori di una risorsa locale come la preziosa energia solare.
In prima linea c’è l’Unical. Da anni, con studi e ricerche, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale e il docente Daniele Menniti, responsabile del gruppo di ricerca di Sistemi Elettrici per l’Energia, promuovono l’iter di creazione di comunità energetiche in tutta la regione. «Anche la Comunità di Marcellinara è nata con il supporto dell’università», conferma il sindaco.
«Avevo ricevuto tante proposte da società ma ero titubante, nel momento in cui ti rapporti con i cittadini può quasi sembrare che promuovi prodotti commerciali. Ma Unical, lo spin off e il professor Mennti si sono messi a disposizione e abbiamo iniziato a lavorare a un studio di fattibilità. E il modello “scientifico” ha riscosso successo. Dopo l’incontro di presentazione di circa un anno fa abbiamo costituito la comunità energetica e abbiamo scelto la forma dell’associazione che adesso conta 70 soci». Un numero altissimo, se consideriamo che Marcellinara conta 2100 abitanti e circa 800 utenze.
Contando sui fondi messi del PNRR, il Comune si è quindi messo nelle mani di Creta Energie Speciali, spin-off accademico dell’Unical. Così è nata la Comunità di Energia Rinnovabile, che a Marcellinara ha assunto la forma non di una società ma di un’associazione. «Abbiamo scelto questa forma perché lascia più liberi i cittadini. L’obbligo sta nel mettere in condivisione l’energia autoprodotta, ma sul chi e come sono liberi di scegliere», spiega Scerbo. «Per noi “di comunità” significa dal basso, perciò occorre fare in modo che ci siano più cittadini e che possano decidere a quale azienda rivolgersi e concordare un prezzo».
«Stiamo cercando di fare è quello di agire come gruppo di acquisto anche e soprattutto per quel che riguarda la fornitura energetica. Innanzitutto, andiamo ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e quindi la riduzione dalla dipendenza del gas. E poi facciamo anche un’operazione di giustizia sociale. Anche se qualcuno non ha la possibilità di realizzare un impianto, può comunque aderire alla comunità come consumatore», aggiunge il sindaco.
Il Comune fa la sua parte mettendo a disposizione le superfici disponibili, come i tetti dei propri edifici, per l’installazione di impianti fotovoltaici a servizio della comunità energetica. Ma l’obiettivo ambizioso è quello di far cooperare pubblico, privato e università, «dando concretezza al concetto di comunità nella sua migliore declinazione sociale». Chiedo al sindaco di farmi un esempio. Un’azienda del posto, per esempio, ha aderito e messo a disposizione un impianto fotovoltaico di 100 chilowatt.
«Nei fine settimana o comunque nei periodi di chiusura, l’energia prodotta viene messa a disposizione dei cittadini. Quello che stiamo cercando di fare è agire come gruppo di acquisto. Innanzitutto, puntiamo ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, poi facciamo un’operazione di giustizia sociale. Anche se qualcuno non ha la possibilità di realizzare un impianto, può comunque aderire alla comunità come consumatore».
Marcellinara è quel che si dice una “buona pratica”, ma rischia di esserlo solo in potenza. A oggi infatti è tutto bloccato in attesa del decreto di attuazione relativo al PNRR. «Siamo in attesa di capire come proseguire, fino a qui abbiamo ragionato sulle linee guida emanate il 28 novembre, ma il decreto attuativo non è ancora arrivato», conclude il sindaco Scerbo. «I Comuni, soprattutto nel post-pandemia, hanno migliorato il legame con le persone della comunità. Invece, il livello sovra-comunale è completamente slegato e agisce senza capire alcune logiche. I Comuni sono gli unici che stanno portando avanti la spesa del PNRR».
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