Gli anni passano, le barriere restano: Calabria maglia nera di spiagge inclusive
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Dal parcheggio ai servizi igienici, dalle passerelle per la discesa in spiaggia alle attrezzature per l’accesso in acqua. La villeggiatura per le persone con disabilità resta un’avventura, della peggiore specie però. In Italia si contano circa 5.000 chilometri di costa balneabile, e cioè il 36% delle coste europee. Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Basilicata, Veneto, Liguria, Toscana, Lazio, Molise, Abruzzo. Buona parte delle nostre regioni fanno delle proprie coste un vero e proprio business. Bagni e sole per molti, ma non per tutti.
Discriminazione o disattenzione finiscono per produrre lo stesso risultato: ostacoli, economici e fisici. L’Italia è ancora lontana dall’offrire spiagge inclusive, caratterizzate da accessibilità e fruibilità da parte di tutti e tutte. Pochi giorni fa, Udicon ha reso noti i risultati di un’indagine sull’accessibilità alle spiagge con l’obiettivo di fornire una panoramica della situazione attuale.
«Meno di un intervistato su due (46,1%) ha evidenziato la presenza di accessi adeguati in spiaggia per persone con disabilità», si legge nel rapporto sulle spiagge inclusive, «mentre un cittadino su quattro (24,7%) ha segnalato ancora la presenza di barriere architettoniche». E ancora: «Tra i servizi più comuni offerti dagli stabilimenti balneari ai disabili, la passerella per la discesa in spiaggia è risultato essere quello più offerto (61,7%), seguito dal parcheggio accessibile (54,8%) e dai servizi igienici per la cura della persona (46,5%)».
Dai dati raccolti, ha commentato la presidente nazionale di Udicon Martina Donini, «emerge chiaramente la necessità di intraprendere azioni concrete». Due le strade suggerite: migliorare l’informazione e la consapevolezza del pubblico attraverso campagne informative rivolte all’opinione pubblica, e promuovere la collaborazione tra le parti interessate, che includa condivisione di risorse, formazione del personale e scambio di buone pratiche. «È cruciale coinvolgere le persone con disabilità nel processo decisionale e nella pianificazione delle iniziative volte a migliorare i servizi dedicati. Ascoltare le loro esigenze può aiutare a ideare soluzioni più efficaci e orientate ai reali bisogni di cui necessitano».
Se la Puglia è la regione più accessibile – seguita da Marche, Lazio e Sicilia – a indossare la maglia nera è la Calabria, la regione che ha registrato più barriere architettoniche, servizi limitati e scarsa conoscenza dell’offerta proposta dagli stabilimenti. «Anche quest’anno canterò “Ciao ciao mare”». L’amarissima ironia nel fare riferimento a un classico di Raul Casadei è di Giovanni Sestito, presidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare di Catanzaro. «Il turismo balneare, anche quest’anno, seguirà due diverse vie. Da una parte coloro che possono godere del bagno in mare e dall’altra i disabili che potranno solo osservare da lontano».
La Calabria, che ha collezionato ben 19 Bandiere Blu posizionandosi terza per questo riconoscimento, non ha ottenuto nessuna Bandiera Lilla, e cioè il riconoscimento biennale assegnato ai Comuni che dimostrano un’attenzione superiore alla media per il turismo accessibile ai disabili e per le spiagge inclusive. Unica eccezione in regione si è registrata nel 2022, con Rocca Imperiale. Poi, si è tornati allo zero.
Eppure in Calabria una legge regionale – la 4/2003 – prevede la possibilità per i Comuni costieri di richiedere il finanziamento per la realizzazione di strutture mobili o fisse e della relativa segnaletica di riferimento, per agevolare l’accesso al mare, sulle spiagge libere, di persone con problemi motori. Da molti anni però questa disposizione non viene finanziata. Un’altra legge regionale – la 17/2005 – poi prevede che i concessionari garantiscano l’accesso al mare da parte dei disabili e che, per le spiagge libere, la Regione obblighi i Comuni a questo adempimento.
«Si tratta di leggi regionali che risultano disattese e insufficienti», ha lamentato il consigliere regionale della Calabria Davide Tavernise. Lo scorso anno il consigliere ha promosso e depositato una proposta di legge che giace ancora in attesa dell’attenzione della Regione. «Garantire il diritto alla piena fruizione di spiagge inclusive e del mare da parte di tutti significa promuovere l’uguaglianza sostanziale. È una questione di civiltà sociale che evidentemente la Regione ha deciso di non portare avanti». Di questa proposta di legge c’è solo l’assegnazione alle commissioni competenti. Dopodiché, tutto giace.
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