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In Italia il Sistema Sanitario Nazionale non eroga protesi ad hoc per lo svolgimento di attività sportive paralimpiche. Sono le famiglie a farsene carico. Si sa, non tutti possono permettersi una spesa che può essere anche di diverse migliaia di euro e non tutti sono in grado di seguire l’iter per farne richiesta.
Lo sport, si sa, è un ottimo rimedio terapeutico non solo fisico ma anche psicologico e relazionale. Bebe Vio, la giovane e famosa campionessa paralimpica, è un esempio e fonte ispiratrice per molti giovani o giovanissimi che si trovano nelle sue stesse condizioni. È stata lei, assieme al sostegno e alla collaborazione dei suoi genitori, a fondare art4sport, un’associazione che dal 2009 è un prezioso punto di riferimento per la conoscenza e la pratica dello sport paralimpico. Per saperne di più, ho rivolto qualche domanda a Teresa Grandis, mamma di Bebe e Presidente di art4sport.
Come nasce art4sport e qual è la sua mission?
L’associazione art4sport Onlus è un progetto che sentiamo da sempre molto vicino, perché nasce come conseguenza della storia di mia figlia Bebe Vio Grandis. Quando nel 2008 è stata colpita da meningite meningococcica, che ha portato all’amputazione dei quattro arti, io e mio marito Ruggero ci siamo accorti di quanto fosse stata importante psicologicamente l’idea di riprendere la propria vita attraverso lo sport che aveva praticato fino a quel momento, la scherma, nel suo percorso di recupero.
Così, abbiamo imparato a conoscere la realtà delle protesi sportive per i ragazzi con amputazione e nel 2009 abbiamo dato vita con Bebe all’associazione art4sport Onlus, il cui scopo primario è proprio studiare, realizzare e finanziare le protesi per la pratica dello sport paralimpico. Queste infatti non sono erogate dal Sistema Sanitario Nazionale e sono quindi totalmente a carico delle famiglie dei giovani coinvolti.
Da chi è composto il vostro team?
A far parte della squadra di art4sport sono i ragazzi con disabilità portatori di protesi d’arto, che si sono avvicinati all’associazione per aderire ai progetti e per iniziare o riprendere un percorso sportivo. Al di là della tipologia di disciplina e del livello raggiunto, il punto fondamentale è che tutti loro possano intraprendere un iter di pieno recupero fisico e psicologico, che sia in grado garantire loro un futuro luminoso. Inoltre, ci sono tanti volontari che, quotidianamente, si mettono a disposizione con un impegno encomiabile.
Qual è la specialità e il valore aggiunto di art4sport?
La coesione, l’essere una grande famiglia prima di tutto. Molti dei ragazzi che si avvicinano all’associazione arrivano qui da piccoli, per cui abbiamo modo di vederli giocare, imparare, diventare adulti, crescere personalmente e sportivamente. Il rapporto che ci lega a loro e che unisce anche i loro genitori, rende possibile tutte le attività che portiamo avanti sul campo e aiuta a far sì che nessuno si senta solo di fronte alla lunga strada da percorrere.
Voi avete dei sogni che cercate di condividere con chi incrocia il vostro cammino. Quali sono questi sogni e quali quelli già realizzati?
I nostri sogni hanno un aspetto molto concreto, si traducono in un lavoro costante di ricerca e attività sul campo. Le protesi possono permettere a questi ragazzi di avvicinarsi di nuovo o per la prima volta alla pratica sportiva, ma ci muoviamo anche sulla promozione dello sport paralimpico, che per noi è uno strumento privilegiato non solo per il benessere individuale dei giovani, ma anche per un loro migliore inserimento nel tessuto sociale. In questo senso i risultati raggiunti dai nostri ragazzi dentro e fuori dall’ambito delle rispettive discipline sportive costituiscono il coronamento del nostro impegno.
Qual è la vostra responsabilità e il livello di impatto nella comunità in cui viviamo?
Quando abbiamo scelto di tuffarci in questa difficile sfida, ci abbiamo messo poco a capire quanto fosse importante conoscere la complessa realtà di chi subisce un’amputazione d’arto. Questi ragazzi saranno – e in alcuni casi sono già – gli adulti di domani e, come associazione, il nostro compito è quello di farli sentire inclusi sin da subito, far capire loro quali potenzialità abbiano e aiutarli nella scelta del percorso che più si addice alle loro caratteristiche individuali.
Attraverso il nostro sostegno, con la fornitura delle protesi e la messa a disposizione delle strutture nelle quali praticare l’attività sportiva, iniziano a sentirsi un po’ per volta sempre più parte della comunità e si rendono conto che i loro obiettivi non sono un’utopia, basta non arrendersi mai.
Quanto conta il sostegno di una squadra nello sport e nella vita?
Se è vero che ognuno di noi ha la propria battaglia personale da vincere, credo che sia necessario sottolineare come nessuno possa pensare di contare solo sulle sue forze per farcela. Lo sport e la nostra associazione, in questo senso, vanno di pari passo nel sottolineare come il sostegno di chi ti è vicino, di chi ti vuole bene, svolga un ruolo decisivo. Questo non esclude che ci possano essere momenti di sconforto, nei quali magari è necessario spronare o criticare in maniera costruttiva, ma nel quadro generale questo fa parte della complessità del mondo che ci circonda, che vissuto insieme a una famiglia fa molta meno paura.
Come cambiano gli orizzonti per chi entra a far parte di art4sport?
Per questi ragazzi è come trovare, o ritrovare, un vecchio amico e una sorta di famiglia allargata: lo sport che praticano da sempre o che hanno sempre desiderato sperimentare. Alla preoccupazione di non poter più inseguire i propri sogni, sportivi e non, art4sport risponde con un’opportunità, un’occasione di riprendere in mano la propria vita e di tornare a sorridere, anche grazie al mutuo sostegno che i giovani dell’associazione sono in grado di darsi con le proprie esperienze e testimonianze.
Quali sono le vostre iniziative più importanti e quali i risultati raggiunti?
Tra le iniziative delle quali andiamo più fieri ci sono quelle ispirate al movimento WEmbrace, ovvero “noi abbracciamo”, che intende promuovere l’inclusione, abbracciando ed esaltando le diversità di tutti. La triade degli appuntamenti annuali del movimento è composta da WEmbrace Games, la cui ultima edizione si è svolta lo scorso 12 giugno a Roma, WEmbrace Awards e WEmbrace Sport, che si svolgono a Milano. Tra l’altro il prossimo appuntamento sarà proprio a Milano 16 ottobre all’Allianze Cloud con WEmbrace Sport, dove si sfideranno le due nazioni: Italia contro Francia.
C’è poi il progetto di comunicazione fly2paris, lanciato nel 2019 con fly2tokyo, che si basa in particolare sul tema dello sport paralimpico, raccontando le storie di alcuni atleti di art4sport per aiutare gli adulti di domani a guardare il mondo con una nuova prospettiva. Con fly2tokyo, 11 atleti di art4sport hanno intrapreso un viaggio verso i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020 e l’esperienza si ripeterà ora con fly2paris, verso i Giochi paralimpici di Parigi 2024.
Sempre riguardo al tema dell’accessibilità dello sport per tutti, la nostra associazione organizza e gestisce la Bebe Vio Academy, progetto realizzato in partnership con Nike che si rivolge a bambini con e senza disabilità fisiche. Agiamo su più fronti, ma l’obiettivo di fondo resta sempre lo stesso, ossia superare le barriere e favorire l’inclusione a tutto tondo.
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