L’Arbo, l'”albero del pane” che accoglie chi vuole riscoprire la montagna
Seguici su:
Biella - Un tempo il castagno veniva chiamato con l’appellativo di “albero del pane” in quanto rappresentava la base alimentare della popolazione che viveva nelle aree rurali e montane. Nella cultura popolare la sua è una lunga tradizione: le castagne venivano essiccate e poi conservate in attesa dell’arrivo dell’inverno o venivano lavorate per produrre la farina. Le foglie poi venivano utilizzate per realizzare le lettiere degli animali e il legname di questi resistenti alberi diventava la struttura portante di case e abitazioni.
Un albero insomma intorno al quale girava la vita di persone e intere famiglie che nei territori più ostili resistevano. In Piemonte l’albero di castagno è chiamato Arbo ed è proprio questo termine ad aver ispirato un progetto che nasce nel biellese e che intende celebrarlo: l’Agriturismo l’Arbo.
Quando parliamo dell’Agriturismo L’Arbo, parliamo innanzitutto del sogno di Zorio Ruggero, abitante di Sagliano Micca: immerso in un bosco tra baite, castagni, faggi e betulle, vent’anni fa ha ristrutturato un’abitazione per farne la propria casa e ha trasformato due cascinali in pietra di fine 1800 per avviare un progetto turistico a conduzione familiare, accogliendo i visitatori alla scoperta della valle.
«Quando ero giovane desideravo studiare agraria per vivere più a contatto con la natura. Purtroppo a Biella non era presente questa facoltà e allora ho ripiegato su un altro percorso. Per molti anni ho lavorato nell’industria tessile, prima come responsabile di laboratorio nel controllo qualità e poi come responsabile di un piccolo stabilimento tessile. Il mio sogno però era quello di tornare a contatto con la natura e di aprire una mia attività agricola».
IL PROGETTO DI RECUPERO DELLA CASA E DELLE BAITE
Il sogno di Zorio era troppo grande per essere chiuso in un cassetto a prendere polvere e così un giorno ha compiuto il grande passo: nel 2004 ha acquistato e ristrutturato un antico cascinale e due baite attigue per iniziare una nuova vita con la sua famiglia, completamente immersi nei colori del bosco. Poi dieci anni dopo, nel 2014, ha avviato l’attività ricettiva, recuperando le due baite attigue e prevedendo un pernottamento che permettesse ai turisti di utilizzarle in modo indipendente.
«Nella ristrutturazione sono stati utilizzati materiali naturali come pietra, legno di castagno proveniente dalle valli limitrofe, ma anche sughero e altri materiali isolanti biocompatibili. La scelta è stata costruire immobili che avessero meno impatto ambientale possibile e la stessa filosofia la applico a tutto quello che faccio: dall’orto, in cui i prodotti chimici di sintesi sono banditi alla trasformazione del miele che produco».
L’agriturismo si trova a 900 metri di altezza e le baite sono raggiungibili percorrendo 700 metri su una strada sterrata, attraverso la quale si arriva direttamente all’Oasi Zegna. Non manca poi la possibilità di percorrere a piedi o in mountain bike i numerosi itinerari presenti sul territorio. Come ci racconta Zorio, «qua ci siamo soltanto noi»: immersi in una natura generosa, all’agriturismo L’Arbo i visitatori sono invitati ad assaporare la sensazione di benessere data dall’immersione nel bosco, che richiama la pratica del Forest Bathing, filosofia nata in Giappone che mira al benessere attraverso il contatto profondo con la natura.
VIVERE E SCOPRIRE IL BOSCO
Durante le sue giornate Zorio si dedica all’attività di apicoltura – da sempre la sua grande passione – e alla produzione di miele di castagno e millefiori all’interno del laboratorio di smielatura. Quando arriva l’autunno lo si può trovare a raccogliere castagne o funghi, attività per la quale ha conseguito l’attestato di idoneità, mentre nella stagione più calda lamponi, mirtilli. «Ho sempre avuto il sogno di vivere a contatto con gli animali e le piante, raccogliendone i frutti o cercando erbe spontanee».
PROMUOVERE IL TURISMO E LA SENTIERISTICA
Durante il periodo estivo, da maggio a ottobre, il turismo arriva principalmente dall’estero. Giungono infatti molti visitatori da Germania, Olanda, Svizzera e Belgio, mentre il resto dell’anno, da novembre ad aprile, il turismo è invece quasi completamente italiano. «Molte delle persone che vengono a farci visita sono escursionisti amanti di trekking e cammini». In proposito, Zorio ci segnala un problema diffuso sul territorio, ovvero la presenza di una segnaletica obsoleta: «Non è facile mandare una persona che non parla la tua lingua a piedi in un sentiero che in parte non è ben segnalato. C’è il rischio che si possa perdere».
Un esempio che ci riporta è il caso della cartellonistica lungo i sentieri della GtB – Grande Traversata del Biellese: «I cartelloni sono stati applicati da circa dieci anni, eppure la manutenzione non è mai più stata fatta. Inoltre, spesso la pulizia è demandata quasi esclusivamente al lavoro dei volontari. Una nota positiva è che il Comune di Sagliano Micca ha recentemente vinto un bando che permetterà di posizionare delle segnaletiche lungo il percorso e penso questa sia una cosa importante. Credo comunque sarebbe necessario intervenire maggiormente in tutta la valle, in modo che il turista possa realmente usufruirne in modo sicuro durante le escursioni».
VIVERE E CRESCERE I PROPRI FIGLI NELLA NATURA
Per Zorio poter crescere i figli in mezzo alla natura è uno degli aspetti più importanti della scelta di vita che ha fatto ormai vent’anni fa. «I nostri ospiti vengono all’Agriturismo L’Arbo per passare dei giorni di vacanza. Io mi sento fortunato perché, vivendo immerso nel bosco, sento di essere in vacanza da tutta la vita. Il piacere più grande di questa scelta è aver potuto offrire ai miei figli un ambiente sano che possono conoscere realmente e non solo guardando un documentario o leggendo un libro».
TUTELARE MAGGIORMENTE LA MONTAGNA
Zorio si sente un abitante della montagna e come tale è convinto che questa debba essere maggiormente tutelata, non solo da chi ci vive, ma soprattutto dalla politica. «Le genti di montagna dovrebbero essere considerate alla stregua di eroi: noi ce ne prendiamo cura perché amiamo questo territorio, ma ciò che mi lascia perplesso è il dovermi confrontare tutti i giorni con una burocrazia che non ci supporta e tutela in alcun modo. Purtroppo, quando si parla di terre alte, si fa molta letteratura ma nella pratica non viene facilitata la vita a chi realmente cerca di proteggere questi delicati territori».
«Ad esempio – conclude – io vorrei costruire un piccolo locale degustazione vicino a una delle due baite ma non lo posso fare perché le leggi della Regione Piemonte non lo consentono, trovandoci in una zona con vincoli paesaggistici. Così come non sono permessi gli ampliamenti delle baite. È chiaro che i piccoli progetti turistici che possono aiutare a promuovere la valle non vengono agevolati. Secondo me la politica, al posto che riempirsi la bocca, dovrebbe realmente e concretamente aiutarci a recuperare la montagna, incentivando chi ha un reale interesse nel viverci».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento
Sponsored
Alfredo Meschi, Ilaria Farulli Proposte, esperienze, riflessioni, link e contatti per un’esistenza più felice e a impatto zero |