Ripartire dall’agro-ecologia contadina per tutelare la biodiversità
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Firenze, Toscana - Per chi sa osservarlo, il paesaggio racconta molte storie. Il tempo lo trasforma, in alcuni casi lo preserva; l’uomo lo plasma con le sue attività, lo custodisce o lo trasfigura. Lo rende lo specchio di scelte agricole ed economiche diverse. Giannozzo Pucci lo definisce «un giardino del passato», da custodire e da cui trarre nutrimento. Scrittore, editore, attivista, politico, visionario: difficile scegliere solo una tra tutte le strade che Pucci ha intrapreso durante la sua vita. Soppesa ogni frase con grande naturalezza. La vitalità della voce non tradisce i suoi anni: ci pensa la saggezza a farlo, accordata al tono delle sue parole.
La vita di Pucci si dispiega in un fitto dedalo di incontri, ricerca personale e immensa dedizione. Sin dalle proteste studentesche del Sessantotto inizia a interessarsi di agricoltura biodinamica. Poi un incidente lo limita nei movimenti, ma non arresta la sua curiosità di cercare in giro per il mondo esperienze e modelli diversi di agricoltura. Arriva così l’amicizia con il botanico e contadino giapponese Masanobu Fukuoka, padre della rivoluzione del Filo di Paglia, e gli incontri con i grandi pensatori del movimento ecologista, da Edward Goldsmith a Ivan Illich, da Wendell Berry a Vandana Shiva e moltissimi altri ancora.
Pucci ha fondato il primo mercato contadino senza veleni in Italia – “La Fierucola” – e mai accantonato il suo sogno rurale, tant’è che come ci aveva raccontato in un’intervista, ancora oggi a un adolescente consiglierebbe di dedicare qualche giornata al mese alla coltivazione della terra, sperimentando le nuove forme di agricoltura contadina. Quello che unisce l’uomo alla terra è infatti un legame intimo e ancestrale, da accudire. Ma in che modo prendersi cura di questa connessione con il paesaggio e la natura?
RITORNO ALL’AGRO-ECOLOGIA CONTADINA
L’agricoltura industriale impoverisce i suoli: è il trionfo delle monocolture, del progresso tecnologico, della lenta e inarrestabile scomparsa del paesaggio contadino. «È una fonte inesauribile di debiti. Non può sopravvivere senza i finanziamenti europei, il sostengo bancario. Divora le piccole imprese in favore di quelle più grandi, destinate a estendersi sempre di più». I tempi della terra non stanno al passo con quelli delle tecnologie: «I debiti sono incolmabili perché ci sono sempre nuove tecnologie più recenti a soppiantare quelle divenute obsolete nell’arco di poco. Si fa uso smodato di pesticidi e numerose sostanze chimiche».
Qual è allora l’alternativa? A differenza dell’agricoltura industriale, responsabile dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo stesso, l’agro-ecologia si inserisce come una terza via tra lo sfruttamento dei suoli e l’agricoltura contadina del passato. «La si potrebbe definire una nuova agricoltura contadina, che si basa sull’uomo, non sulle macchine, costruttrice di un paesaggio nutritore», ribadisce Pucci. «L’agricoltura industriale distrugge quella contadina; ma quest’ultima ha il diritto di soppiantarla, così come accade nelle aree marginali».
Per apprendere i principi ispiratori dell’agro-ecologia, scambiarsi buone pratiche, ritrovare una dimensione comunitaria e non competitiva come accade nella logica delle grande produzione industriale, l’associazione Centro Studi per la nuova agricoltura contadina dal 30 settembre al 4 ottobre organizza cinque giornate di approfondimento teorico e sul campo. Le prime due giornate, il 30 settembre e il 1° ottobre, si terranno alla Casa del Popolo La Montanina, di Fiesole e sono aperte a tutti senza limiti di partecipazione. Mentre la seconda parte del corso prevedrà delle attività sul campo riservate a un numero ristretto di partecipanti.
IL PROGRAMMA
“Fondamenti e pratiche dell’agro-ecologia contadina”, questo il titolo dell’iniziativa, ospiterà interventi di esperti e studiosi di fama internazionale. Dalla dottoressa Silvia Pérez-Vitoria, autrice del saggio Il ritorno dei contadini, vincitore del Premio Nonino 2009, a Lilian Ceballos, dottoressa in farmacologia e biologia dell’evoluzione e ecologia, dal botanico e agronomo Miguel Neau a Nicolas Supiot, contadino-fornaio da oltre trent’anni. Si parlerà di genesi del vivente, storia dell’agricoltura, avvento e pratica dell’agro-ecologia contadina; ma anche di cicli e fondamenti del suolo inteso come ecosistema. Non mancheranno le sperimentazioni in campo, gli spazi di confronto e lo scambio di nuove e antiche pratiche.
«Quando si pensa all’agricoltura contadina del passato viene in mente la fatica di dover lavorare la terra senza l’ausilio delle macchine – chiarisce Pucci –, ma in realtà l’agro-ecologia è tutt’altro che questo. Recupera i saperi del passato e attua dei principi che potenziano la fertilità dei suoli e custodiscono quindi la biodiversità. In agro-ecologia infatti la policoltura preserva le piante stesse dagli attacchi esterni e dalle malattie».
Si dice che la salute sia la strada più breve tra la terra e la bocca: per questo l’agro-ecologia riduce al minimo l’intervento umano e predilige quelle pratiche che non si oppongono ma «seguono il verso della natura». Oggi stiamo assistendo a un brutale tradimento del concetto di sovranità alimentare: «La politica ha sdoganato gli OGM aprendo la strada a una ricerca scientifica che non farà altro che accrescere il monopolio delle multinazionali».
Il corso è quindi un’iniziazione all’agro-ecologia e un prezioso approfondimento per chi già ne conosce i principi. Un’opportunità aperta a tutti – studenti, agricoltori, amatori, curiosi, appassionati – per ritrovare le conoscenze del passato con la consapevolezza del presente e quella dimensione comunitaria, che ci permetterà di tornare a essere, come scrive Vandana Shiva, una vera “famiglia sulla Terra”.
Per ricevere informazioni sul programma del corso e per iscriversi, è possibile inviare una e-mail a nuovagricolturacontadina@gmail.com.
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