PROMPT: l’Università di Genova in prima linea per le soluzioni agli sversamenti inquinanti in mare
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Genova - Secondo un report pubblicato alla fine dello scorso anno dall’EMSA, l’agenzia europea per la sicurezza marittima, nel periodo dal 2014 al 2021 sono stati 495 i casi registrati di incidenti in mare che hanno portato allo sversamento di carburante e di altri inquinanti, quali residui del carico, oli lubrificanti o idraulici.
Sempre in base ai dati riportati dall’EMSA, una significativa diminuzione della presenza di inquinanti segnalati è stata rilevata nel 2019, 2020 e 2021, anno quest’ultimo in cui il livello registrato di inquinanti ha superato il biennio precedente. In particolare nel lasso di tempo analizzato, sono stati 264 (53,4%) i casi di inquinamento dovuti a navi da carico, 83 (16,8%) quelli provocati da pescherecci e la restante parte da navi passeggeri e altri tipi di imbarcazioni.
MONITORARE GLI SVERSAMENTI INQUINANTI
Settori come i trasporti marittimi, la pesca intensiva, la geoingegneria, l’espansione del settore eolico offshore costituiscono dannose incursioni antropiche negli ecosistemi marini e costieri che minacciano la sopravvivenza delle specie che vi abitano. Per contrastare quindi l’inquinamento marino e salvaguardare l’ambiente, l’Università di Genova ha lanciato PROMPT (Preparedness for Operational Monitoring and Prediction of contaminant Transport in the Sea), progetto europeo finanziato nell’ambito del programma Prevention and Preparedness Projects on Civil Protection and Marine Pollution.
Il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’ateneo genovese è capofila del progetto, che vanta la collaborazione con partner internazionali, europei e non solo, quali la Fundacion IH Cantabria, l’Office de l’Exploitation du Port de Tripoli, la University of Jordan, PM_TEN, WASDI sarl e lo European Research Institute Onlus.
Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno segnalato più di 22000 incidenti marittimi tra il 2014 e il 2020: eventi rischiosi a causa della fuoriuscita di petrolio e sostanze chimiche, le cosiddette Hazardous-Noxious-Substances (HNS), responsabili da un lato della contaminazione del mare, dall’altro del rilascio di sostanze volatili pericolose e la loro conseguente dispersione in atmosfera.
Il progetto PROMPT, che durerà due anni, ha come principale finalità l’aggiornamento e l’estensione del Decision Support System (DSS), sviluppato nel quadro di un precedente progetto europeo intitolato BE-READY, con l’obiettivo di migliorare la risposta al contrasto dell’inquinamento idrico e della dispersione atmosferica della parte volatile del petrolio e delle fuoriuscite di HNS.
Tra gli scopi del progetto, inoltre, vi è non solo l’implementazione degli strumenti operativi, ma anche il consolidamento e il trasferimento delle competenze a vantaggio dei sistemi di supporto decisionali degli operatori locali di Libia e Giordania, entrambi membri del partenariato.
«PROMPT vuole soprattutto agire come supporto al trasferimento di buone pratiche in paesi dell’altra sponda del Mediterraneo come Libia e Giordania, i nostri partner principali», ha dichiarato Giovanni Besio, professore associato del Dipartimento di ingegneria civile, chimica e ambientale dell’Università di Genova e responsabile del progetto.
«Le competenze europee dei partner del progetto spagnoli e italiani – ha proseguito Besio – svilupperanno un sistema che sarà implementato sulla costa opposta del Mediterraneo. Si tratta di un supporto al sistema decisionale frutto di analisi probabilistiche e del rischio legate allo sversamento in mare e al rilascio in atmosfera di sostanze inquinanti. A Genova, in particolare, ci occuperemo del sistema legato alla previsione di tali sversamenti».
ALGORITMI INTELLIGENTI PER IDENTIFICARE SOSTANZE INQUINANTI DISPERSE
Nell’ambito del progetto PROMPT l’idea è di costruire modelli numerici della circolazione costiera e dei processi di dispersione in prossimità del porto di Genova, uno dei più grandi porti del Mediterraneo, che si trova in prossimità di aree ambientali altamente sensibili. Invece nei porti di Tripoli e Aqaba si lavorerà su scenari caratteristici della dispersione di sostanze volatili collegati alle fuoriuscite di petrolio e HNS tramite tecniche di big data analysis.
Verranno inoltre sviluppati degli algoritmi in grado di identificare e caratterizzare automaticamente eventuali sversamenti utilizzando dati provenienti da immagini satellitari, al fine di integrare nel DSS uno strumento dedicato per una localizzazione precisa delle aree interessate dagli incidenti. Altri algoritmi saranno pensati invece per l’identificazione di oggetti galleggianti pericolosi per la navigazione commerciale e da diporto
«A Tripoli faremo un esperimento in scala dal vero per verificare le capacità di questo tipo di strumento – ha concluso Besio – e stiamo già lavorando su simulazioni numeriche di possibili sversamenti sia nell’aria che in acqua: attività tecniche e scientifiche che porteranno allo sviluppo del sistema e alle quali seguirà la parte di training e passaggio di competenze con i Paesi terzi, ovvero Libia e Giordania, che si dovranno occupare a loro volta di sicurezza ambientale».
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