A Piazza Armerina un incontro per fare rete e parlare del futuro della Sicilia
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Enna - È domenica. Mi metto in macchina in una giornata silenziosa e soleggiata, come non si vedeva da settimane. Due ore di strada mi separano da Piazza Armerina, destinazione finale del mio viaggio: un tempo lungo che trascorro guidando tra le strade deserte e immaginando quello che mi aspetterà durante questa giornata. Non conosco il luogo che mi accoglierà, so che è un agriturismo a pochi chilometri da Piazza Armerina e poco altro e neanche molte delle persone che parteciperanno a questo incontro.
È stato voluto e organizzato da Giuseppe Li Rosi, pioniere dell’agricoltura biologica in Sicilia e proprietario dell’azienda agricola Terre Frumentarie, presidente di Simenza Cumpagnia Siciliana e fautore di molte altre iniziative, come spesso accade a chi si attiva per cambiare i territori. Di lui abbiamo parlato in uno dei primi viaggi intrapresi in Sicilia. Giuseppe non vuole che questo incontro sia visto come un invito, ma piuttosto come un’auto-convocazione da parte di organizzazioni che hanno a cuore il futuro della Sicilia.
Lo ribadisce più volte durante il giorno. Un’esortazione a incontrarsi ma anche l’esigenza di un confronto costruttivo, per una visione più ampia del sistema che paralizza la nostra isola ad affrontare, in maniera più efficace ed in rete, gli eventi. Sicilia che Cambia è lì per partecipare, facilitare e incoraggiare questo percorso.
Il paesaggio cambia gradualmente quando lascio la provincia di Ragusa per entrare in quella di Catania, per un piccolo tratto, e poi di Enna. Non mi abituo mai al paesaggio mutevole: ai muri a secco e ai carrubi si sostituiscono i profili dell’entroterra siciliano più aspri e selvaggi. Arrivo finalmente a Masseria la Bannata, un agriturismo elegante ricavato all’interno di una struttura rurale settecentesca, un tempo dimora di pastori e armenti. Entrando si percepisce la cura con cui la proprietaria ha ristrutturato questo luogo rispettando ogni elemento.
Cura che ritroveremo nell’allestimento della sale e nel momento del pranzo, preparato con i prodotti freschi dell’agriturismo e servito come un vero e proprio banchetto nel giardino. Un rispetto per la terra e per le stagioni che tornerà anche nei nostri dibattiti ai tavoli tematici. Siamo lì anche per questo, per parlare di agricoltura sostenibile ed etica, un lieto motiv che spronerà riflessioni e proposte.
Con grande stupore mi rendo conto di conoscere solo pochi di loro e gioisco al pensiero di arricchirmi di nuove storie, competenze e racconti. Tra loro ci sono organizzazioni a me note, come AIAB, Legambiente, Gusto di Campagna, Slow Food, il consorzio LeGallineFelici, Ficos, Simenza, ma anche AIAP, il comitato popolare contro l’inceneritore – Gran Sicilia, il Parco dello Stile di Vita Mediterranea, Siciliare, Geo Park, Sicilia Antica e Save the Childrens Sicilia. Ci sono soprattutto persone che hanno scelto di dedicarsi alla terra, come George, un ragazzo belga che da Bruxelles che si è trasferito a Noto per avviare un progetto agricolo.
Un giro di parola per presentarsi ci porta via già la prima oretta. Siamo tutti e tutte ansiose di parlare, di raccontare le nostre esperienze e i nostri progetti a una platea attenta. Come spesso accade in questi casi il tempo ci sfugge di mano, ma lo recuperiamo subito con un invito a formare dei gruppi divisi in tavoli di lavoro. Biodiversità e ambiente, altra economia, archeologia e paesaggio sono i temi che abbiamo scelto di affrontare, per un confronto costruttivo da cui estrapolare criticità e problemi, possibili soluzioni e proposte concrete. Io ho facilitato il tavolo dedicato all’altra economia.
Provo sempre una gioia nascosta nel condurre queste esperienze e nel veder dissolversi la timidezza dei partecipanti, sostituita molto spesso da entusiasmo. Il “mio” è un tavolo ricco di soluzioni e proposte che superano gradualmente i problemi. Emergono subito le criticità ritenute urgenti sui territori: la difficoltà dell’agricoltura biologica ad affermarsi nelle scelte alimentari dei siciliani, la prevalenza di esportazioni a fronte di un consumo ancora basso, un’economia ancora troppo lineare a discapito di alternative circolari a cui si aggiunge un aumento indiscriminato del consumo di suolo dovuto anche alla proliferazione di impianti fotovoltaici in terreni agricoli. Comuni denominatori che emergeranno anche negli altri tavoli.
Siamo tutti ansiosi di parlare, di raccontare le nostre esperienze e i nostri progetti a una platea attenta
Non è a caso che la maggior parte dei partecipanti si occupi di agricoltura. Qualcuno avanza anche un po’ di scetticismo sulla cooperazione: in Sicilia “c’è difficoltà a collaborare”, viene detto; “in Sicilia fare rete è difficile”, “al nord si fa meglio”, rispondono a tono altri partecipanti. Ma ci sono anche tante proposte, tra queste diffondere le filiere corte, promuovere incontri sulle comunità energetiche, creare e potenziare la formazione agroecologica.
Idee e prossimi passi emergono anche dagli altri tavoli. Ci riuniamo in plenaria alla fine della giornata per commentarli e sinterizzarli. Cosa ne sarà di queste proposte? Non possiamo svelarvi molto, come in ogni percorso partecipato ogni passo va costruito e solidificato, ma come Sicilia che Cambia vi racconteremo la sua evoluzione.
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