L’orto va in città, una filiera locale e naturale per una nuova cultura alimentare
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Campania - «L’attività è nata dopo una piccola crisi personale. Dopo essermi laureato in economia internazionale mi sono accorto che il lavoro da dipendente non faceva per me. Qui esisteva già un’attività, si chiamava Madre Natura, ma purtroppo era fallita. Insomma, avevo messo da parte un piccolo gruzzoletto grazie ai lavori svolti precedentemente e sono riuscito a rilevarla», mi ha raccontato Simone Mollica, il proprietario di L’orto va in città, un negozio di alimentari che si trova in via Santa Chiara, a pochi passi dall’omonima Basilica, nel cuore del centro storico di Napoli. Tanti prodotti a km0 e un contatto diretto con piccoli produttori locali della zona vesuviana, cilentana e flegrea.
IL RAPPORTO CON I CLIENTI
L’orto va in città vuole offrire prima di tutto un’esperienza che vada oltre il gesto meccanico di fare la spesa. Per questo, ad esempio, in negozio è sempre presente la musica. Su questo si basa la logica, anche un po’ politica, dell’attività, che si propone di superare l’automatismo dell’acquistare al supermercato, dove le lunghe file, la perenne fretta e il “bip” incessante delle casse estraniano dall’approccio diretto con il commerciante.
«La cosa che mi ha fatto resistere durante tanti momenti di sconforto è il rapporto che abbiamo con i nostri clienti. Siamo riusciti a creare una cerchia di affezionati con cui andiamo al di là del rapporto tra cliente e venditore. Adoro quando entrano e mi chiedono: “Cosa mi fai mangiare oggi?”», spiega Simone.
L’orto va in città propone un’alternativa intima e accogliente alle grandi e alienanti catene di supermercati. «Credo sia molto bello passeggiare per un centro cittadino e andare a fare due chiacchiere con il proprio commerciante di fiducia. È un modo diverso di vivere la città». L’orto va in città ha anche un sistema di ordinativi tramite Whatsapp ed effettua consegne su tutta Napoli con il loro furgoncino. In questo modo, i loro prodotti possono arrivare anche a chi non ha la possibilità di recarsi in negozio.
SOSTENIBILITÀ E TERRITORIALITÀ
Avere cura delle persone che arrivano in negozio significa anche garantire loro prodotti di qualità, coltivati su terreni incontaminati e con tecniche agricole che rispettano l’ambiente. «La nostra è una bottega che è si può definire biologica, anche se io non amo molto questo termine e preferisco “naturale”. Biologico sembra richiamare più una moda che una modalità. Molte catene “bio” non rispettano né la stagionalità, né la territorialità».
L’orto va in città offre prodotti di agricoltura naturale e si rifornisce da piccoli produttori locali, il cui nome è sempre riferito ai clienti in negozio, sui social e sul sito. C’è anche un blog per raccontare la storia di prodotti e produttori. Vi sono riportate le storie dei limoni di Sofia, coltivati a Posillipo, dei pomodori di Francesco Manzo, coltivati a Boscotrecase, e tante altre. «Uno dei prodotti che amo di più è l’avocado napoletano, coltivato a Licola da un signore anziano che ha dedicato la sua vita all’agricoltura. È stato il primo a portare kiwi e avocado a Napoli, grazie al microclima. È una cosa eccezionale perché le uniche coltivazioni di avocado in Italia, oltre a queste, sono quelle alle Falde dell’Etna in Sicilia».
RISPETTO DELA STAGIONALITÀ
L’attenzione non è solo al km0. I prodotti ortofrutticoli che si trovano in negozio rispettano la stagionalità delle derrate alimentari. Da decenni ci hanno alienato da quello che è il rispetto della stagionalità, ma la natura ha dei cicli e dei tempi che dovrebbero essere rispettati. Siamo abituati a poter mangiare in qualsiasi momento dell’anno fragole, zucchine, melanzane, peperoni e pomodori, ma un approccio del genere standardizza il consumo, limitando la scelta a pochi prodotti, impedendo al consumatore di conoscere la diversità che la natura ha da offrire.
«Ultimamente, grazie ai presidi Slow Food, alcuni prodotti sono stati rivalorizzati; è il caso, per esempio, della torzella, chiamata anche cavolo greco, una crucifera poco conosciuta, ma che ha alle spalle quattromila anni di storia e che negli ultimi anni era quasi scomparsa», osserva Simone.
ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE
«Anche noi non siamo perfetti, ma cerchiamo di consigliare ai nostri clienti un’alimentazione quanto più possibile sostenibile». Da questa vocazione è nata la collaborazione con una macelleria vegetariana, che rifornisce L’Orto va in città di burger, salsicce, crocchette e frittatine vegetali. «Mi fa piacere che le persone piano piano imparino a capire che essere carnivoro non significa non poter mangiare burger vegetali o non dover mangiare molte verdure. Possono essere un aiuto per chi, per motivi etici o salutari, vuole cambiare stile di alimentazione».
VARIETÀ E NOVITÀ
Oltre a frutta e verdura, si possono acquistare in negozio anche altri prodotti, come uova, vini e oli, scelti all’interno del territorio campano. «Proviamo a selezionare anche alcuni prodotti di nicchia per farli conoscere al pubblico. Ciro Pirone ci rifornisce di pane ai grani antichi; abbiamo la pasta di Senatore Cappelli, con farine molite a pietra di grani che ormai non sono facili da reperire, che però danno maggiori benefici del più comune grano duro».
Varietà e novità sono altri punti di forza di cui può vantare il negozio. Infatti, sono stati tra i primi a portare sul commercio i cibi fermentati, sconosciuti a moltissimi. Ovviamente restando fedeli al principio di territorialità. «Vendiamo il kimchi, una verdura coreana fermentata, tra l’altro patrimonio Unesco, che ovviamente non ci facciamo arrivare dalla Corea, ma da una piccola azienda di Massa Lubrense, chiamata Il Rivo».
ZERO PLASTICA E COSMETICA SFUSA
In negozio è possibile acquistare anche cosmetica sfusa di Green Natural, i cui flaconcini sono tutti riutilizzabili. «Siamo attenti anche alla produzione di rifiuti, limitiamo l’utilizzo della plastica e incentiviamo le persone ad arrivare con i loro sacchetti per la spesa».
I COSTI
L’ostacolo più comune alla scelta di prodotti naturali e sostenibili sembrano essere i prezzi più alti rispetto a quelli delle grandi catene di distribuzione. In realtà, a conti fatti, fare grandi rifornimenti di cibo a basso prezzo può portare a sprecarne grandi quantità. A chi non è capitato di comprare al supermercato prodotti di cui non aveva bisogno solo perché erano in offerta? È preferibile comprare di meno, ma con più attenzione, fa bene al nostro pianeta, alla nostra salute e persino al nostro portafogli.
«Credo che spendere in qualcosa che faccia bene al nostro corpo e all’ambiente non sia sbagliato», sostiene Simone. «Spendiamo tantissimi soldi in cose di cui non abbiamo davvero bisogno. In realtà, non credo che i nostri prezzi siano alti rispetto alla media, anzi. Siamo sicuramente più economici rispetto a grandi catene “bio”».
SOSTENERE LA PICCOLA IMPRENDITORIA
L’invito generale è quello di sostenere le piccole attività, che spesso soffrono in ambienti ad alta concorrenza. «Credo che sia importante dare supporto a chi porta avanti piccole attività, perché è bello vivere in un mondo diversificato, dove ognuno può esprimersi e offrire quello che ha da dare».
Fare il commerciante significa andare incontro a molti sacrifici. Quando ci si imbatte in quelle piccole realtà che meritano diventa quasi un dovere supportarle, non solo per un consumo più consapevole, ma anche per vivere una città migliore. Far scomparire le piccole attività significa accettare che le città si omologhino tra loro e perdano, in un certo senso, le loro caratteristiche. «Siamo molto fieri della nostra piccolitudine. Quando le cose si espandono troppo, perdono la loro essenza».
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